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Italia a due velocità anche sul fronte dei rifiuti: sono il Centro e in particolare il Sud e la Calabria a frenare la locomotiva della raccolta differenziata e a mantenere viva nel Paese una questione spinosa, che provoca aspre contese politiche e alimenta forti tensioni sociali. È la fotografia che emerge dal Rapporto Rifiuti Urbani 2012, redatto dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) sui dati del quinquennio 2006-2010.
Trentadue milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani, una media di 536 kg per abitante da smaltire ogni anno a fronte di una raccolta differenziata pari a 11,5 milioni di tonnellate, circa il 35%, costantemente in ascesa in tutte le categorie merceologiche. Un trend positivo, dunque, ma si è ancora ben lontani dagli obiettivi minimi della differenziata. Mentre le discariche disponibili si vanno esaurendo e negli anni 2000 si è passati da 2,2 milioni a 5,2 milioni di tonnellate di rifiuti inceneriti. Un ritardo ormai ventennale che, dicono i dati, è frutto in particolare dell’inerzia del Mezzogiorno. A fronte di una produzione pro capite di rifiuti relativamente omogenea (si va dai quasi 700 kg dell’Emilia ai quasi 400 della Basilicata), la forbice si allarga notevolmente in relazione alla differenziata: le regioni del Nord superano o si avvicinano alla soglia fatidica del 50%, mentre il resto del Paese annaspa. E la Calabria si ferma ad un fallimentare 12,4% .
Una performance oltremodo negativa, quella calabrese, che rende ancora più scottante la questione discariche. Un risultato ancora più negativo se si tiene conto dell’arretramento percentuale nella gestione del compostaggio (-3,9% da raccolta differenziata, -9,7% totale), cioè della trasformazione dell’umido, la frazione più corposa dei rifiuti urbani. Nel trattamento meccanico biologico, che permette di separare i rifiuti indifferenziati, si registra un saldo negativo del -3,8%. Diretta conseguenza della gestione squilibrata dei rifiuti è l’ammasso in discarica: il 61% (574mila tonnellate) finisce nei siti autorizzati e in quelli avviati d’emergenza. “Una follia – dichiara Francesco Falcone, Presidente di Legambiente Calabria – un fallimento più volte denunciato a cui si associa l’inerzia delle istituzioni a tutti i livelli”.
Un’analisi dei flussi di rifiuti smaltiti in discarica in Calabria nel quinquennio 2006-2010 evidenzia le potenti distorsioni provocate dal paradosso di una ultradecennale gestione orientata all’emergenza: il sovraccarico di rifiuti delle province di Reggio e Crotone (275mila e 230mila tonnellate stoccati nel 2006) è stato progressivamente assorbito dai 7 impianti del Cosentino e dai 3 del Catanzarese, in precedenza in relativo equilibrio e ormai prossimi alla saturazione. Nel 2010 il territorio di Cosenza ha ingoiato168mila tonnellate di rifiuti (contro le 366mila tonnellate del 2009), il territorio di Catanzaro 312mila tonnellate (contro le 213mila dell’anno precedente), Reggio 44mila tonnellate e Crotone 48mila (nel Vibonese non risultano discariche operative). In totale, la massa di rifiuti conferiti ai siti calabresi è solo leggermente diminuita, mentre s’è generalizzato il fallimento del sistema orientato alle discariche.
“L’aumento della produzione di rifiuti e la discarica come principale opzione di gestione sono due emergenze che l’Italia deve affrontare subito. Per risolverle serve il coraggio della politica, sia a livello nazionale che a livello locale”. Così il vicepresidente di Legambiente Stefano Ciafani nel commentare i dati del rapporto Ispra, che evidenziano un aumento della produzione nazionale di rifiuti urbani e il corposo ricorso alla discarica come forma di smaltimento.
Legambiente propone dunque un piano che incentivi la raccolta porta a porta in particolare dell’organico, rigore nel divieto di conferimento in discarica dei rifiuti non pretrattati, il passaggio fondamentale dalla tassa alla ecotariffa. In particolare, il Cigno Verde propone l’abolizione del tetto di 25 euro a tonnellata per la tassa sullo smaltimento in discarica, così da consentire alle Regioni più coraggiose di fissare delle sovrattasse e finanziare così politiche di riciclaggio e prevenzione.
“Occorre valorizzare le esperienze positive, che pure vi sono in Calabria, come quelle di alcuni piccoli Comuni da Riace a Sellia, da San Basile a Saracena – conclude Falcone – cercheremo di dare il nostro contributo ambientalista puntando sulle esperienze positive della nostra terra, con l’ambizione di far scaturire effetti moltiplicatori di buone prassi attraverso la prima edizione regionale del rapporto storico di Legambiente “Comuni Ricicloni”. Lo vogliamo e lo dobbiamo fare per cercare di far scattare una molla, dare un impulso ai comuni virtuosi per generare una competitività positiva per eccellere, per far meglio e di più nella raccolta differenziata, per dire che anche in Calabria nel tema dei rifiuti un’altra gestione è possibile”.
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