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“L’equivoco su cui spesso si gioca è questo: quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato quindi quel politico è un uomo onesto.
E no, questo discorso non va perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire, beh, ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest’uomo è mafioso. Però siccome dalle indagini sono emersi altri fatti del genere altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica.
Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato quindi è un uomo onesto. Il sospetto dovrebbe indurre soprattutto i partiti politici quantomeno a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti anche se non costituenti reati.”
Alla vigilia del ventesimo anniversario della strage di via D’Amelio in cui, a difesa di un’Italia più giusta, persero la vita il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta formata dagli agenti Agostino Catalano, Emanuela Loi , Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, Generazione Futuro Reggio Calabria vuole onorare la memoria di questi servitori dello Stato imponendo alla politica reggina un’urgente e seria riflessione. Le parole espresse dal giudice, davanti ad un platea di studenti a pochi anni dal suo sacrificio, sui rapporti di connivenza tra politica e mafia riecheggiano ancora nella coscienza di ognuno e appaiono, purtroppo, più che mai attuali.
Nessuno può, infatti, far finta di non vedere l’imbarazzante sequela di arresti di consiglieri eletti e candidati alla massima assemblea della Calabria, le decine di consigli comunali sciolti per infiltrazioni della ‘ndrangheta, i troppi politicanti sorpresi con le mani nel sacco o distintisi per frequentazioni indegne.
Nessuno può dimenticare che se la responsabilità penale è personale, quella civile e politica di simili fatti ricade invece, come un macigno, sui partiti incapaci di selezionare e condizionare una classe dirigente degna di servire la Nazione.
Basta chiacchiere, occorrono scelte e comportamenti conseguenti! Qui e ora!
Per questo proponiamo ai responsabili e agli iscritti dei partiti e dei movimenti politici giovanili della città un patto di civiltà che consenta ai cittadini una rinnovata fiducia nella politica e nelle istituzioni.
Quattro semplici impegni :
- la sospensione cautelare dai rispettivi partiti degli iscritti e degli eletti che risultino indagati per reati in danno della pubblica amministrazione, di associazione mafiosa ovvero finalizzati a favorire tali associazioni ;
- il deferimento immediato ai rispettivi organi di disciplina degli eletti e degli iscritti che, pur non indagati, risultino obiettivamente coinvolti in vicende corruttive ovvero di contiguità con esponenti del crimine organizzato, affinché rendano conto dei propri comportamenti ;
- la costituzione di parte civile del partito di appartenenza nei confronti degli eletti imputati di reati contro la pubblica amministrazione, di associazione mafiosa ovvero finalizzati a favorire tali associazioni;
- la promozione di meccanismi regolamentari che sanciscano la perdita di almeno una quota dei fondi e dei servizi destinati ai gruppi consiliari comunali, provinciali e regionali dei partiti che abbiano eletto rappresentanti condannati per reati in danno della pubblica amministrazione, di associazione mafiosa ovvero finalizzati a favorire tali associazioni.
Su queste proposte chiediamo che la politica reggina discuta e si esprima.
Solo così i tanti Paolo, Emanuela, Walter, Claudio, Vincenzo non avranno donato inutilmente la loro vita alla ricerca di un’Italia più libera e civile.
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