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Le Muse, domenica scorsa, hanno organizzato una manifestazione per ricordare e non dimenticare quel che resta della città di Reggio Calabria: dalla memoria alla funzione illusoria della cinematografia.
L’occasione è stata la presentazione del film che racconta della vita all’indomani del terribile evento che sconvolse anche la zona della Piana nel 1908.
“Un vero e proprio avvenimento – conferma in apertura di serata Giuseppe Livoti, Presidente Muse -, una serata per pensare, riflettere e soprattutto fare memoria con personaggi e personalità che hanno interpretato personaggi del tempo e cultori d’arte e di storia che hanno cercato con successo, di ricostruire la memoria architettonica di Reggio Calabria”.
Giacomo Battaglia e Gigi Miseferi, mattatori della manifestazione, hanno raccontato come “Quel che resta…” è un film realizzato nel 2010 dalla Fondazione Calabria Film Commission, quando, presidente era Francesco Zinnato; una produzione con attori di grande calibro da Franco Nero a Giancarlo Giannini, film che ha incassato grandi riconoscimenti, dal Taormina Festival al Salento Film Festival, successo anche coronato dal premio come migliore colonna sonora realizzata dal compositore Sandro Scialpi. Battaglia e Miseferi hanno menzionato storie ed episodi per la ripresa del film, dall’impatto con la storia e con il terremoto molto spesso dimenticato dai reggini ed invece, occorre essere sempre in guardia ribadiscono i due noti attori. Questo film è importante per la Calabria intera e una volta acquistato da Sky sarà un motivo di orgoglio in più per chi come noi crede nella comunicazione del teatro e del cinema.
La prof.ssa Teresa Polimeni da critico letterario, ribadendo come “il film è liberamente ispirato alle “Baracche” di Fortunato Seminara, è la prova di quello che hanno scritto i letterati post veristi della tradizione meridionale, ovvero raccontare con l’intento storico di esprimere la vita vera dell’entroterra calabrese, espressamente divario tra Nord e Sud, arretratezza, fame malattie e ricostruzione a rilento del territorio sotto la dominazione straniera”.
L’artista Ilario De Marco ha esposto due plastici: uno che riguardava il cero votivo, ispirato al miracolo della colonna durante la venuta di san Paolo nell’anno 61 d. C. quando in catene stava per essere deportato e poi giudicato dal Tribunale Romano ed un grande plastico con la restituzione visiva del Palazzo di Città abbattuto con il terremoto del 1908. Lavori realizzati con minuzia di particolari che danno il senso della storica architettonica della Reggio antica, il tutto estrapolato da foto e rilievi.
Ed ancora l’intervento dell’arch. Natale Cutrupi, il quale ha presentato il calendario 2016, tutto in vernacolo reggino, attraverso la descrizione del santo del giorno, di aneddoti legati alla vita di Francesco Cilea, famoso compositore palmese a cui è dedicato quest’anno il famoso almanacco. Infine una mostra degli artisti delle Muse che hanno raccontato il tema della memoria, delle preesistenze e del bello di natura nella città di Reggio Calabria. Hanno esposto: Pina Calabrò, Mimma Gorgone, Daniela Campicelli, Luciana Ruggeri, Santina Milardi, Giovanna Tripodi, Mariella Muto, Elvira Sirio, Davide Ricchetti, Marilena Cicciù, Antonella Laganà, Manuela Lugarà.
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