Questo post é stato letto 19160 volte!
Pienamente condivisibile la proposta lanciata dal Quotidiano di dedicare la giornata dell’8 marzo a tre donne che hanno avuto la forza ed il coraggio di dire basta alla ‘ndrangheta.
Non ha avuto dubbi Angela NAPOLI quando ha deciso di aderire alla pregevole iniziativa perché ritiene necessario che i cittadini calabresi non si “girino dall’altra parte” e provvedano a rimarcare con decisione e “coraggio” la linea di confine tra ciò che è legale e ciò che non lo è senza più deleghe a coloro che poi sono costrette ad ingoiare acido o ad esservi sciolte dentro.
Perciò le donne di FLI Calabria non hanno avuto alcuna esitazione ad aderire alla predetta proposta anche in forza dell’enunciato contenuto nel Manifesto per l’Italia secondo cui Noi Vogliamo un’Italia rispettosa della dignità di ogni persona, cosciente della funzione educativa e sociale della famiglia, garante dei diritti civili di ognuno.
Ma è proprio in forza ed in virtù di tale enunciato che intendiamo fare una considerazione, perché siamo coscienti che l’azione politica del nostro partito non può prescindere dalla “memoria” per fare di essa il punto di partenza e non quello d’arrivo.
Noi abbiamo il dovere di andare oltre la “lettura” dei fatti già avvenuti per riuscire a cogliere la “provocazione”, in essi contenuta, del cambiamento.
Perciò il nostro pensiero in questo giorno dedicato a Giuseppina Pesce, Lea Garofalo e Maria Concetta Cacciola intende soffermarsi sulle loro storie e sui loro vissuti per leggere le storie di quante, come loro, vivono il dramma del coraggio, prigioniere della loro voglia di libertà e di riscatto e coglierne così la “provocazione” della necessità del cambiamento.
Vogliamo, quindi, ricordare tutte quelle donne che in silenzio e con grande determinazione hanno accompagnato i loro uomini (mariti, fratelli, compagni) nel difficile percorso della denuncia.
Sono donne senza nome, senza volto, senza più radici; donne che hanno perso la paternità e che qualche bizzarro meccanismo burocratico, come per magia, le ha fatte nascere in una terra straniera.
Sono donne sulle quali non si sono nemmeno accesi i riflettori mediatici che invece hanno illuminato i volti dei loro uomini nelle aule dei tribunali: sono rimaste dietro le quinte, registe candidate a un Oscar che non arriverà mai.
Sono le tante Francesca, Laura, Fortunata, Piera, Natasha, Marisa, …, un nome vale l’altro, testimoni di giustizia che lo Stato non reputa nemmeno degne di un misero risarcimento per danno biologico e comunque sono sempre considerate “terzi” rispetto ai loro compagni: occasionali passanti colpiti da una mina vagante!
Vogliamo ricordare tutte quelle donne che nel silenzio più amaro, nella più remota località segreta, riescono ancora a farsi portatrici di valori etici, costruttori di normalità di vita mai vissuta, che ancora trovano la forza per sognare, combattere e sperare.
Il nostro pensiero va a tutte quelle donne che hanno avuto non solo il coraggio di denunciare i loro padri, i loro fratelli e i loro compagni, ma anche a quelle che hanno avuto la forza e la capacità di indurre i loro compagni, i loro padri e i loro fratelli a dissociarsi dai contesti criminali in cui sono nati e cresciuti. Donne “illuminate” che sono riuscite a scorgere nel buio profondo un fascio di luce che ha permesso loro di riconoscere errori e inadempienze, considerate erroneamente appartenenti ad una categoria inferiore perché collaboratrici di giustizia.
La provocazione sta nella possibilità di costruire per loro sostegno e supporto affinché possano ancora essere all’interno della famiglia valido strumento esplicativo della funzione educativa; garantire loro il rispetto della dignità riconosciuta ad ogni persona e garantire il riconoscimento dei diritti civili spesso calpestati in nome di una impalpabile “necessità di sicurezza” che spesso finisce per ucciderle e non solo fisicamente.
La provocazione “deve” diventare impegno politico orientato a far sì che queste donne tornino ad essere “interpreti di se stesse” e scrigno di valori fondamentali per lo sviluppo sociale e culturale.
Avv. Giovanna FRONTE
Questo post é stato letto 19160 volte!