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Riceviamo e pubblichiamo:
Oramai a Lazzaro l’illegalità sembrerebbe aver preso il posto della legalità, tanto da far passare inosservato l’ennesimo disastro ambientale causato dall’uomo.
Un altro duro colpo per la popolazione e il territorio di Lazzaro. Dopo i rifiuti pericolosi della centrale Enel di Brindisi interrati nel 2009 in una cava di Lazzaro, da circa nove anni si è continuato a smaltire illegalmente fanghi di depurazione delle acque reflue provenienti da altri Comuni fuori dalla provincia di Reggio Calabria e destinati ad un impianto di compostaggio, situato in località Comunia di Lazzaro.
L’ennesimo danno irreversibile arrecato all’ambiente e all’economia del paese perpetrato sotto gli occhi delle Istituzioni amministrative competenti che anche in questo caso sono rimasti per anni a guardare.
Grazie al prezioso e tempestivo intervento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, attivata dai cittadini di Lazzaro è stata bloccata lo scorso 5 dicembre da parte del Corpo Forestale dello Stato la gravissima situazione di pericolo per la salute e l’incolumità pubblica, nonché di pregiudizio per l’ambiente.
Infatti, nonostante i cittadini di Lazzaro da anni avessero ripetutamente segnalato alle Istituzioni competenti anche con documentazione fotografica e da circa un anno con una petizione popolare, la non corretta procedura di gestione dei rifiuti e l’irreversibile danno arrecato all’ambiente, alla salute e all’incolumità dell’uomo determinato anche dall’interramento di notevoli quantità di fanghi da depurazione delle acque reflue che potrebbero contenere percentuali di idrocarburi, metalli pesanti e sostanze cancerogene ben oltre i limiti consentiti, in parte interrati e in parte riversati nel versante collinare, nel sottostante torrente Saetta e in altri siti circostanti l’impianto di compostaggio, i funzionari che hanno eseguito i sopralluoghi non ci risulta abbiano svolto tali riscontri. Mancanza assai grave.
Si devono inoltre porre in risalto le gravi responsabilità degli Organi di controllo e dell’Ente provinciale competente al rilascio delle autorizzazione nonché dall’Amministrazione comunale, i quali sebbene l’impianto di compostaggio operasse dal mese di settembre 2002 soltanto recentemente hanno inteso intraprendere qualche timida iniziativa. Infatti lo scorso mese di luglio l’ARPACAL ha provveduto a riscontrate le inadempienze e la mancanza di alcune autorizzazioni, che stranamente non sono state riscontrate durante i precedenti controlli. Perché non è stata notata la presenza dei fanghi sul versante e in altri siti circostanti l’impianto di compostaggio, visibili da chiunque oramai anche da notevole distanza?
Ma vi è di più. Dopo i recenti riscontri dell’ARPACAL, gli Enti competenti pur consapevoli della mancanza di alcune autorizzazioni e delle inadempienze di legge da parte dell’azienda esercente l’attività di compostaggio, hanno volutamente permesso il protrarsi della situazione inquinante che continuava a produrre effetti nocivi sulla salute pubblica e danni all’ambiente. Infatti, benché l’Organo Istituzionale referente della competente Amministrazione Provinciale sia la A.R.P.A.Cal, l’ufficio dell’Amministrazione provinciale deputato al rilascio delle autorizzazioni non ha tenuto nella debita considerazione quanto certificato dalla precitata Agenzia Regionale ed ha ritenuto che la questione si poteva definitivamente risolvere solo con la convocazione di un tavolo tecnico congiunto. Il tavolo tecnico, a nostro avviso, viene indetto quando non si è a conoscenza della problematica, non di fronte ad una certificazione tecnica tra l’altro rilasciata da un Organo istituzionale preposto.
Inoltre a seguito di una petizione popolare con la quale nel mese di ottobre 2010 numerosi cittadini di Lazzaro chiedevano la chiusura dell’impianto stante il persistere dei gravi inconvenienti igienico sanitari che minacciavano la salute dei cittadini e recavano insopportabili disagi e danni alla collettività, il Sindaco del Comune di Motta San Giovanni in una pubblica assemblea, tenutasi lo scorso 11 novembre informava i cittadini che dagli accertamenti dell’A.R.P.A.Cal risultava che l’azienda in questione operasse nella quasi regolarità.
Aggiungeva inoltre che l’Autorità comunale in ogni caso non aveva gli strumenti per procedere alla chiusura dell’impianto anche perché la situazione richiedeva una particolare cautela dovendo salvaguardare il posto di lavoro di otto dipendenti. Di fronte a tale motivazione i cittadini intervenuti sottolineavano, fra l’altro, che per salvaguardare il posto di lavoro sarebbe bastato semplicemente che l’azienda operasse secondo la legge e che comunque per tale fine non si poteva esporre a rischio la salute e l’incolumità di una popolazione, beni indubbiamente superiori rispetto a qualunque posto di lavoro.
Visto come andavano le cose i cittadini di Lazzaro ritenevano che l’unica via percorribile fosse quella di interessare della problematica il Capo della Procura del Tribunale di Reggio Calabria, dott. Giuseppe Pignatone. Così sono arrivati il sequestro ed i sigilli apposti all’impianto da parte del Corpo Forestale dello Stato.
Purtroppo il danno ormai è stato fatto e bisogna adesso cercare di ridurre per quanto possibile le conseguenze. A tal fine, tenuto conto che più volte è stata notata la presenza di capi di bestiame che pascolavano sui fanghi di depurazione e all’interno della discarica comunale dismessa, abbiamo rappresentato la necessità e l’urgenza della bonifica e messa in sicurezza dei precitati siti inquinati.
Per tale motivo abbiamo chiesto che nella zona siano vietati il pascolo e le coltivazioni atteso che le sostanze penetrate nel terreno potrebbero avvelenare, se non l’hanno già fatto, tutta l’area circostante, le falde acquifere e l’acqua dei pozzi presenti nella località. E’ stata richiamata anche l’attenzione sulla commercializzazione di latte e prodotti lattiero caseari e agricoli provenienti dai siti inquinati della località Comunia.
Tuttora non è stata data alcuna notizia alla popolazione sulla grave situazione in atto. Non siamo a conoscenza del danno potenziale che potrà presentarsi anche a distanza di anni a discapito della salute dei cittadini, in particolar modo verso quelle fasce più esposte e deboli, come anziani e bambini; non conosciamo neanche cosa si è respirato nell’intera frazione di Lazzaro, per anni invasa da un odore nauseabondo ed insopportabile proveniente dall’impianto sequestrato.
Tra la discarica ormai dismessa nel 2003 e l’impianto di compostaggio sequestrato siamo stretti in una morsa e il pericolo di una bomba ecologica incombe sulle nostre vite.
Molti punti interrogativi, tante ombre, e una sola certezza. Il territorio di Lazzaro è martoriato. Non può più sopportare questo tipo di accanimento. Le Istituzioni locali non ci proteggono. Perché i cittadini per cercare di tutelare la propria salute e difendere i propri diritti devono sostituirsi, facendo da scudo, a chi è chiamato per legge ad adempiere a tali incombenze? Forse in questo caso l’inerzia potrebbe scaturire da probabile conflitto d’interesse tra ARPACAL, Comune di Motta SG e l’azienda di compostaggio?
Ciò spiegherebbe perché la precitata agenzia regionale abbia cercato di intimidire i cittadini di Lazzaro evidenziando che le numerose richieste d’intervento inoltrate alle Istituzioni potrebbero configurare il reato di procurato allarme, nonché un presunto danno erariale per distrazione di risorse pubbliche.
Perché l’ARPACAL ha negato l’accesso agli atti relativi l’attività svolta dalle stessa Agenzia sull’impianto di compostaggio, precludendo così la possibilità di farci conoscere come effettivamente stavano le cose e poter quindi adottare i provvedimenti che ritenevamo opportuni a tutela della nostra salute e incolumità?
Perché per lungo tempo si è permesso che la ditta operasse in mancanza di alcune autorizzazioni intervenendo soltanto recentemente, facendo così sorgere nel titolare dell’azienda il dubbio di un atteggiamento quasi persecutorio finalizzato forse a cercar di far chiudere l’azienda a vantaggio di chissà cos’altro e di chissà chi, come affermato dallo stesso rappresentante legale dell’azienda in una nota trasmessa lo scorso 1 settembre ad alcune istituzioni, tra cui il Sindaco del Comune di Motta SG., l’ARPACAL e il Settore 15 Servizio 1 della Provincia di Reggio Calabria.
Chi pagherà per l’inerzia di tutti questi anni? Sia da un punto di vista economico: per i disagi subiti dai cittadini di Lazzaro; per la necessaria ed urgente bonifica dell’intero sito, e sia, soprattutto per i possibili danni arrecati alla salute pubblica. Non vorremmo che la risposta fosse sempre la solita: i cittadini!
Alla luce dei fatti visto che non possiamo avere più fiducia sugli accertamenti svolti dall’ARPACAL abbiamo richiesto al Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università della Calabria di Cosenza di effettuare prelievi ed analisi di terreni e acque, presso la discarica comunale di rsu e presso l’area circostante l’attiguo impianto di compostaggio.
Ancora aspettiamo che l’Amministrazione competente provveda alla bonifica del sito inquinato dai rifiuti della Centrale Enel di Brindisi e visto che l’Amministrazione comunale non ha inteso, per quanto ci risulta, costituirsi parte civile nel processo in corso presso il Tribunale di Reggio Calabria, per l’attuale situazione daremo incarico ai nostri legali acchè rappresentino e tutelano nelle opportune sedi giudiziarie i diritti e gli interessi dei cittadini di Lazzaro.
Comitato Civico Lazzaro Rappresentato da Vincenzo Crea
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Volevo fare i complimenti a comitato trasparenza per la serieta’ con cui ha affrontato il problema dell’azienda di compostaggio.
Al contrario del comitato uliveto che ha pensato solo a scrivere fesserie,ad infangare l’azienda e i lavoratori ,al contrario il comitato trasparenza ha fatto vedera tutta la sua sensibilita’ ed ha capito che infangando le altre persone non si ottiene niente.
Posso dire che il comitato uliveto ha perso credibilita’ ed ha dimostrato che non sono persone a cui vale la pena dare credito,perche’ in calabria il lavoro si deve creare non distruggere come fanno queste persone .
CMQ complimenti di nuovo al COMITATO TRASPARENZA e continuate cosi’ .