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Riceviamo e pubblichiamo:
Dopo anni di ripetute denunce presentate dalla scrivente Associazione, finalmente lo scorso venerdì 5 luglio il Nucleo Operativo ecologico dei Carabinieri di Reggio Calabria ha posto sotto il vincolo del sequestro preventivo la discarica comunale di rifiuti pericolosi e non, realizzata nel centro abitato di Lazzaro, Area ex Macello.
La situazione era diventata insostenibile. I rifiuti periodicamente sono attraversati da una notevole quantità di acqua per uso umano che sgorga da una tubazione interrata, sebbene da oltre un mese milioni di metri cubi di prezioso liquido si riversino nel vicino torrente Saitta non si è ancora intervenuti. L’impressionante quantità di rifiuti di diversa tipologia anche pericolosi, tra cui lastre di eternit vecchio tipo erano lasciati direttamente sul terreno non permeabilizzato, originando una situazione pregiudizievole per la salute dei cittadini. Oltre ai rifiuti conferiti per conto di imprese, la notevole quantità della stessa tipologia di rifiuti conferiti nello stesso arco temporale, pneumatici, batterie esauste, televisori, ecc. faceva ritenere verosimilmente non riconducibili a conferimenti di singoli cittadini, nel sito venivano anche smaltiti i rifiuti raccolti per il paese di Lazzaro e di Motta dal personale dell’Amministrazione comunale e trasportati con mezzi dello stesso Ente. Attività tra l’altro soggetta ad autorizzazione regionale.
I residenti avevano numerose volte invitato gli amministratori comunali a intervenire a tutela della salute dei cittadini, ma non hanno avuto risposta. Pertanto sussistendo un pericolo reale, concreto e grave per la salute pubblica che perdurava da molto tempo, visto la necessità di evitare successivi rischi, quest’Associazione rappresentava all’A.G. inquirente l’esigenza dell’adozione della misura cautelare reale. Così il conferimento dei rifiuti è stato bloccato, speriamo che in tempi brevi si disponga la messa in pristino dello stato originario dei luoghi.
Quest’ennesimo intervento sul territorio di Lazzaro rafforza in noi il convincimento che per la popolazione l’unico punto di riferimento sono la magistratura e le Forze dell’Ordine, però pone anche interrogativi. Come è possibile che chi opera sul territorio pur conoscendo le criticità esistenti sullo stesso non intervenga?.
Bisogna che qualcuno approfondisca e chiarisca questi nebbiosi comportamenti. Dov’era l’assessore all’Ambiente? Alla luce dei fatti sarebbe auspicabile, anche per dare un significato alla cosiddetta lotta agli sprechi nelle amministrazioni locali e nella politica più in generale, che ci si decida ad accorpare i comuni con popolazione inferiore a quindici mila abitanti.
La soluzione delle problematiche esistenti nel nostro territorio sembrerebbe non sia riconducibile a inerzia di chi ci amministra o a presunte difficoltà economiche, ma alla volontà di non affrontare i problemi e negando l’evidenza si cerca di declinare le proprie responsabilità, attribuendo gli incontrovertibili fatti da me segnalati ad attacchi sistemici alle istituzioni che spesso sfociano, a parere del primo cittadino, in procurato allarme e creano un enorme danno alla Comunità.
Ma come abbiamo avuto modo di constatare la giustizia penale è lenta, ma arriva e mette i trasgressori di fronte alle proprie responsabilità. Se è grave il fatto che sia stata realizzata a ridosso delle abitazioni una discarica, è ancor più grave che l’autore della stessa è l’Amministrazione comunale il cui Capo, il Sindaco, è massima autorità sanitaria locale su cui incombe il dovere di salvaguardare la salute pubblica. A questo punto è legittimo chiedersi come tale figura istituzionale possa tutelare la nostra salute e agire nell’interesse dei cittadini. Non solo, visto che l’Amministrazione comunale opera spesso trasgredendo le leggi, come può la stessa contestare ai trasgressori le violazioni derivanti dalla mancata osservanza di norme?.
Vincenzo CREA
Referente unico dell’ANCADIC Onlus e Responsabile del Comitato spontaneo “Torrente Oliveto”
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