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Riceviamo e pubblichiamo:
Facciamo seguito alle precedenti segnalazioni, per ultimo in data 15.6.2011, per evidenziare che la situazione alla foce dei torrenti Oliveto e San Vincenzo è precipitata poiché i depuratori sono in stato di totale abbandono e le pestilenziali acque fognarie con presenza di reflui prive di qualunque trattamento anche primario, vengono scaricate in mare così come provengono dalle latrine di case, di scuole, alberghi etc. determinando il deterioramento di cosa mobile esposta per necessità alla pubblica fede e destinata ad utilità pubblica.
Giova sottolineare che la situazione soprattutto nell’alveo fluviale dell’Oliveto è di per se già critica per la scarsa portata del fiume, di conseguenza i reflui urbani e non solo urbani non depurati immessi nell’alveo fluviale non trovano, per lunghi periodi dell’anno una portata sufficiente a diluire tutto il carico inquinante, tale situazione peggiora decisamente nel periodo estivo durante il quale il fiume Oliveto si ritira dal suo alveo.
Nel porre in evidenza la mancata ed ingiustificata adozione degli atti di competenza comunale, connessi al ripristino delle ataviche disfunzioni ripetutamente evidenziate ed alla corretta gestione del ciclo delle acque, va rimarcato che il grave danno che si è determinato non rileva solo in relazione ai pregiudizi alle matrici ambientali ma anche in relazione ai pericoli per la sicurezza, l’igiene e sanità pubblica, materia nella quale sono attribuiti specifici poteri\doveri al Sindaco.
Trattasi di obblighi di legge e, quindi, non può invocarsi alcuna discrezionalità amministrativa in ordine alla possibilità di procedere, oppure no, alle attività previste da dette disposizioni di legge (il sindaco potrà scegliere il “come” ma non il “se” procedere al trattamento delle acque). Inoltre, lo stesso è titolare di poteri in materia di igiene e sanità che, nel caso in esame, non risulterebbero esercitati pur essendo evidente che l’inquinamento delle acque determini problemi di igiene ma anche di sanità in quanto gli agenti inquinanti emessi nell’atmosfera e scaricati sul demanio pubblico sono tutti pericolosi per la salute umana.
Ricordiamo che tra le potenziali fonti di inquinamento per le aree di balneazione vi sono i depuratori di acque reflue urbane-liquami non trattati che costituiscono sia un pericolo per la sanità pubblica che la principale causa di inquinamento delle acque costiere e interne da virus e batteri, con conseguente alto rischio per i bagnanti.
Riflettendo su tale grave situazione ci si domanda a cosa servono le tante premure verso la salute dei nostri figli se poi non si arriva a capire che fare il bagno a pochi metri da una fogna a cielo aperto non e’ il massimo dell’igiene. Tale disattenzione in molti casi potrebbe essere senz’altro riconducibile alla mancanza dei prescritti cartelli indicanti il divieto di balneazione.
Infatti dobbiamo dire che le forme di inquinamento che provocano una degenerazione estetica ambientale con danno biologico funzionale delle acque del mare sono momentanee e purtroppo il mutamento di colore delle acque marine si verifica ed è visibile nello specchio di mare dove sfocia lo scarico fognario, poi si disperde nell’acqua per opera delle correnti ed è difficile per i bagnanti stando in acqua accorgersi della coltre di schiuma bianca che solitamente accompagna i liquami. Ma ciò che non vediamo non vuol dire che non esiste.
Le nostre ripetute denunce sono rimaste una voce nel deserto. I rappresentanti degli Organi Istituzionali competenti sui quali grava prima di tutto il dovere di osservare la legge, ancora prima di farla osservare, sebbene avvisati, intervenuti e verificata tale condizione di criticità ambientale non si sono attivati nel corso degli anni adottando i dovuti provvedimenti a tutela della salute pubblica e a salvaguardia dell’ambiente, tant’è che la grave situazione igienico sanitaria perdura e continua ad esporre ad alto rischio la salute dei cittadini, i quali da decenni assistono a questo girare a vuoto di carte, con conseguente utilizzo improprio di denaro pubblico.
Consegue, pertanto, che il personale intervenuto essendo alla presenza di un grave inconveniente igienico sanitario pressoché costante che determina un danno all’ambiente, quindi alla salute, avrebbe dovuto determinarsi per quanto di competenza ponendo immediatamente sotto sequestro le fonti inquinanti con la restituzione delle stesse all’ Ente competente e la contestuale esecuzione di specifiche prescrizioni da imporre al Comune, al fine di eliminare le irregolarità di funzionamento. Ciò non è stato fatto e si è permesso l’ulteriore lesione dei beni salvaguardati dal legislatore, consentendo la reiterazione della condotta oggetto di contestazione.
È ora di accertare concretamente le responsabilità nella gestione dei depuratori e fermare questo disastro, provvedendo all’immediata chiusura dei finti depuratori. La grave carenza di depurazione che si trascina da decenni a Motta San Giovanni e Lazzaro ci presenta un quadro sconfortante che è il sintomo della più totale assenza di responsabilità della pubblica Amministrazione, responsabilità che non potrà venir meno dietro un eventuale ipotetico presupposto che la “mala depurazione” è un problema più generale. Se i depuratori non funzionano bisogna farli funzionare, va di mezzo la salute delle persone e degli altri esseri viventi.
Pertanto invitiamo le Istituzioni competenti a prendere in seria considerazione la grave situazione di pericolo per la salute che riguarda gli abitanti dell’intera zona costiera in cui vengono effettuati gli scarichi delle acque non depurate.
Noi viviamo una situazione di emergenza con tre depuratori che sono fuorilegge e continuiamo a non comprendere a cosa serve seguitare nelle verifiche per riscontrare se gli scarichi degli impianti in questione rispettano i limiti tabellari previsti dalla legge regionale, atteso che gli Organi competenti hanno da tempo certificato che per far funzionare detti impianti è necessario effettuare dei lavori strutturali che non sono stati eseguiti.
Alla luce dei fatti appare paradossale che il “capro espiatorio” sia sempre e comunque il cittadino, infatti si continua ad invitare i cittadini calabresi a rispettare il mare, quando i primi ad avvelenare le acque marine sono alcuni Enti pubblici tra cui proprietari e/o gestori di depuratori comunali.
Non vi è dubbio che i depuratori in questione non depurano come dovrebbero pertanto trova fondamento il principio di diritto sancito nella sintetica e antica massima giuridica” all’inadempiente non è dovuto l’adempimento”. Non vi è quindi ragione che tutti noi continuiamo a pagare un canone sulla bolletta dell´acqua per una depurazione che non riceviamo.
Infine è utile porre in risalto che più volte abbiamo evidenziato che l’ambiente non ha confini, perciò sarebbe riduttivo pensare che l’attenzione di questo comitato sia rivolta esclusivamente agli inconvenienti originati dai depuratori in questione ignorando l’inquinamento prodotto dagli impianti di depurazione dei comuni limitrofi, ma continuiamo ad insistere sulla problematica che ci riguarda da vicino perché a nostro avviso rientra nella logica delle cose interessarsi prima di tutto delle problematiche esistenti sul nostro territorio comunale, per evitare anche che i nostri problemi contribuiscano ad appesantire quelli degli altri abitanti dei Comuni confinanti.
Comitato Spontaneo “Torrente Oliveto” rappresentato da Vincenzo Crea
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