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In località Comunia/Sant’Ilario di Lazzaro, nell’area adiacente alle vasche di raccolta della discarica comunale di RSU dismessa nel 2003 continua ad uscire del percolato che si raccoglie in un bacino a cielo aperto appositamente realizzato su terreno non impermeabilizzato.
A pochi metri dallo stesso, all’interno della discarica e nei siti interessati dai fanghi di depurazione continuano a pascolare liberamente capi di bestiame. Mentre il percolato prodotto dai fanghi di depurazione che le recenti piogge hanno riversato nel sottostante torrente Saetta ha raggiunto le prime abitazioni a valle. In tale preoccupante, se non allarmante, contesto ambientale nel mese di novembre 2011 abbiamo richiamato l’attenzione delle Istituzioni competenti sull’utilizzo dei siti contaminati per il pascolo e altre attività agricole e sulla commercializzazione dei prodotti da essi derivati richiedendo che fossero eseguiti adeguati controlli e esami di laboratorio. In merito nulla si sa. Oggi i siti interessati dalla presenza dei rifiuti, fanghi di depurazione e altra tipologia, illegalmente smaltiti dall’attiguo impianto di compostaggio sono ricoperti da un eccessivo sviluppo di vegetazione, pertanto tutta la vasta area offre agli occhi del visitatore, che non conosce la tematica, uno spettacolo meraviglioso.
E’ opportuno ripetere che in data 7 febbraio 2011 durante una riunione tenutasi presso la Prefettura di Reggio Calabria, il Sindaco del Comune di Motta SG rappresentava la necessità di mettere in sicurezza la discarica comunale di Lazzaro (la competenza ricade sul Comune) che manifesta preoccupazioni in quanto nella zona in cui si trova l’impianto si è registrato un aumento di malattie tumorali che hanno indotto lo stesso Sindaco a richiedere reiteratamente all’ARPACAL lo svolgimento di una più approfondita indagine in loco. Sebbene in merito abbiamo formalmente richiesto notizie al Primo cittadino e al Segretario comunale nulla è stato comunicato.
Vale la pena di ricordare che tale situazione ha condizionato e continua a condizionare sin anche lo stile di vita e le abitudini degli abitanti poiché coscienti del pericolo per la salute che corrono in quanto molte patologie anche tremende possono manifestarsi anche nel medio e lungo periodo.
Oltre alla bonifica e la messa in sicurezza della discarica e dei siti inquinati abbiamo richiesto di verificare la stabilità della strada che conduce alla discarica non solo perché fortemente degradata ma anche perché uno sbancamento effettuato ai piedi del versante collinare –lungo la sottostante strada che conduce alle vasche di raccolta del percolato – ha indebolito il pendio. Tali richieste sono rimaste inascoltate. Non si può escludere che intense e prolungate piogge potrebbero causare il distacco delle pareti delle colline costituite da fanghi di depurazione e rifiuti di diversa tipologia che trascinati a valle, unitamente a milioni di metri cubi di rifiuti della stessa tipologia che nel succitato tratto hanno completamente occluso il torrente Saetta, determinerebbero catastrofiche conseguenze alle abitazioni poste a valle. L’inerzia delle Autorità locali nonché la estrema lentezza degli Organismi Istituzionali ivi comprese quelle preposte alla repressione dei reati favorisce il perpetuarsi delle condizioni di cui sopra. Essendo ormai certificato oltre misura il danno derivante dal disastro ambientale provocato da chi deputato ad intervenire per eliminarlo, lo scorso 18 marzo abbiamo invitato e diffidato tutti gli Enti competenti a rimuovere entro un congruo arco temporale tutte le situazioni di pericolo cui si mantiene la popolazione ormai da diversi anni
Vincenzo CREA
Referente unico dell’ANCADIC Onlus
Responsabile e coordinatore del territorio nazionale
e Responsabile del Comitato spontaneo “Torrente Oliveto”
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