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Riceviamo e pubblichiamo:
Nella tarda serata di sabato scorso l’intento è stato portato a compimento mediante l’affissione sulla struttura metallica di manifesti pubblicitari di grandi dimensioni. Avere segnalato all’Autorità giudiziaria o forse anche ad altre Istituzioni la presenza di una struttura metallica posizionata sul solaio all’uscita della galleria ferroviaria di Capo D’Armi non esime certamente le figure istituzionali intervenute da eventuali ulteriori obblighi.
La barriera metallica in acciaio in questione sarebbe riconducibile a due grosse celle (frigorifero) in disuso, una delle quali munita di vetusto impianto di refrigerazione. Mi meraviglio che non ci si è preoccupati, non ci risulta diversamente anche perché il portellone lato mare non si può facilmente aprire, di sapere cosa contenessero le due celle frigorifero. Visto il punto sensibile sarebbe stato a mio avviso necessario richiedere l’immediato intervento delle forze dell’Ordine per procedere alla immediata apertura delle due celle, procedere al sequestro delle stesse e cautelare l’area ferroviaria impedendone l’accesso. Così non è stato e sabato scorso dopo l’intervento di una pattuglia della polizia (stradale) intorno alle ore 17,00, il fine è stato raggiunto.
Si deve rilevare una situazione apparentemente illogica, ma non è la prima sulla Ss 106, ovvero che per poter accedere all’area ferroviaria a suo tempo è stata rimossa una notevole porzione di guard rail dell’ANAS, mentre la striscia di margine della carreggiata della Ss 106 è continua, quindi la segnaletica orizzontale non permette l’accesso a detta area. In ogni modo dopo essere venuti a conoscenza della problematica bisognava quantomeno impedirne l’accesso.
Non si tratta soltanto di violazione di norme del codice civile, per posizionare tale struttura era necessario oltre al titolo abilitativo del Comune l’autorizzazione paesaggistica, l’idoneità statica dell’opera, la concessione di occupazione del suolo da parte delle ferrovie e quant’altro previsto dalla normativa vigente di settore. Fatti penalmente rilevanti. La figura istituzionale non si può limitare a chiedere che “qualcuno” provveda a rimuovere la struttura, ci sono obblighi e procedure previste dalla normativa vigente da seguire, che bisognerebbe conoscere. Bisogna abbandonare la comoda convinzione che alcune figure Istituzionali ancora hanno radicata, ovvero che aver avvisato l’Autorità Giudiziaria e/o altri Enti Li esime dall’ adottare i provvedimenti di competenza di natura amministrativa o aspettare la conclusione delle indagini penali per intervenire concretamente sulla erronea convinzione che eventuali interventi potrebbero pregiudicare le indagini in corso da parte della stessa A.G.
Certo, la problematica in questione fa molto riflettere e pone degli interrogativi. Sembra strano che nessuno se ne sia accorto dell’intervento di posizionamento delle due grandi celle anche in considerazione che lo stesso è stato eseguito a margine di una frequentatissima strada statale e alla periferia di un centro abitato. Ma veramente nessuno ha visto e nessuno sapeva niente??. Il tutto potrebbe finire come la fiaba del “brutto anatroccolo”, il “mostro d’acciaio”, tutto sommato, potrebbe, per qualcuno, essere accettato. Così vanno le cose da queste parti.
Vincenzo CREA
Referente unico dell’ANCADIC Onlus
Responsabile e coordinatore del territorio nazionale
Area di interesse tutela dell’ambiente e del patrimonio paesaggistico
e Responsabile del Comitato spontaneo “Torrente Oliveto”
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