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“Come un fulmine a ciel sereno ci siamo ritrovati nell’arco di poche ore a subire il dramma della disoccupazione e questo non perché l’azienda ci ha licenziati, né perché, come spesso succede dalle nostre parti, si è avviata una crisi aziendale per la quale saremmo stati messi in cassa integrazione. Tutto ciò è avvenuto per una norma iniqua ed assolutamente lesiva dei diritti dei lavoratori stessi. Ci viene difficile capirne i motivi ed ancora più difficile addentrarci nei meandri di un sistema che ha messo in atto procedure, che se da un lato hanno portato alla revoca della licenze, dall’altro avrebbero dovuto tenere conto in via prioritaria, del mantenimento del livello occupazionale” – queste le parole dei dipendenti del Bar Sireneuse e Ospedale, che continuano -; “sono decisioni che, hanno perso di vista l’aspetto socio-economico, che nel caso che ci riguarda ed in una realtà come la nostra non possono essere poste in secondo piano ne trattate con estrema superficialità“.
“Da quel fatidico 28 Luglio in cui il Comune di Reggio Calabria ha provveduto alla chiusura dei locali del bar sireneuse e ospedali riuniti a causa della revoca del certificato antimafia decisa dalla prefettura , molte cose sono successe – affermano i dipendenti -. E pensare che proprio la Costituzione italiana (Art. 1) ribadisce che la nostra è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro, lavoro che mai come in questi casi è stato tolto per colpe che di certo i lavoratori non hanno. È inammissibile” – esclamano i dipendenti – ” che lo stesso Stato abbia un atteggiamento miope ed a volte contraddittorio. Non è accettabile che ci si preoccupi esclusivamente di un aspetto, quello delle interdittive, ed allo stesso tempo non sia prevista una legge che tuteli i lavoratori. È possibile che non si siano previsti strumenti di tutela che, anche in altre realtà nazionali sono stati adottati? Magari con una amministrazione controllata, come invece avviene per i casi di sequestro, così da garantirne la continuità aziendale e lavorativa“.
“Dopo diverse manifestazioni in piazza, spesso in solitudine e in una condizione di totale frustrazione – continuano i lavoratori – abbiamo ottenuto da parte dell’amministrazione comunale la convocazione di un consiglio comunale ad hoc, durante il quale tutti i consiglieri hanno approvato all’unanimità una mozione volta a tutela dei livelli occupazionali delle ditte che sono state colpite da interdittive, trasmettendo l’odg e relativa discussione al tavolo nazionale ANCI e chiedendo al Governo la possibilità di rivedere la normativa e di estendere l’applicazione della misura di straordinaria e temporanea gestione anche nei casi oggi non tassativamente previsti dalla legge. Questa occasione è stata per noi una possibilità che vorremmo non venisse sprecata – concludono i dipendenti – perché al di là dei buoni propositi intuiamo che i tempi non saranno brevi, di questo purtroppo siamo consapevoli e fortemente preoccupati. Auspichiamo che le prese di posizione che su più fronti sono statale ribadite, a tutela del nostro diritto al lavoro, non rappresentino pura demagogia. Non abbiamo bisogno della pacca sulle spalle né della commiserazione dei tanti. Abbiamo necessità di ritornare al più presto alla nostra occupazione“.
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