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Di lui e delle sue note qualità professionali abbiamo scritto più volte. Adesso arriva una sua lettera aperta che riassume la sua storia di professionista ma, soprattutto, invita gli organismi istituzionali a non perdere tempo per consentire a tutti noi di affrontare in maniera adeguata il Coronavirus.
Parliamo del dott. Domenico Freno, eccellenza medica in servizio presso l’Ospedale di Locri, dopo le sue esperienze professionale “fatte – come lui stesso dice – in vari paesi del mondo” ricordando anche i suoi primi anni a Carrara, “sotto la guida del grande prof. Achille Sicari erede dei prof. Paride Stefanini e del prof Mario Selli”. Chirughi che hanno fatto storia nel nostro Paese. Ricorda le parole del Prof. Stefani che in situazioni d’urgenza notturna anche dopo una lunga giornata di lavoro esclamava “Andiamo tocca fare”.
Il punto di vista del Dott. D. Freno
“In questa nostra bellissima terra calabrese dove preoccupa il “Poi vediamo” o “ma ci vuole troppo tempo” nella logica del rimandare il da farsi”. Scrive, poi, “Sono venuto a Locri nel 2008 periodo in cui chiudeva l’ospedale di Carrara (dove lavoravo) e quello di Massa, due città attaccate come Locri e Siderno. Chiudevano per costruire un grande ospedale oggi chiamato ospedale Apuano.
Ha 360 posti letto, 12 di osservazione breve intensiva, 30 posti di dialisi, 12 sale operatorie, 3 sale parto, 4 sale travaglio. Leggo adesso, che il presidente regionale Enrico Rossi ha fatto un sopralluogo ai vecchi ospedali di Massa e Carrara, il primo chiuso da tempo l’altro adibito ad ambulatori, annunciando l’immediato ripristino dei locali. Recupererà 47 letti in più di terapia intensiva e 780 posti letto in 7 piani di palazzo. Anche la Lombardia ha richiamato Bertolaso il quale ha subito recuperato ambienti con posti letto.
Ma noi dove stiamo? Possibile mantenete l’indolenza di sempre, anche davanti alla peggiore minaccia di morte per malattia virale solo per mancanza di posti letto? Se avessi la possibilità di fare – dice – non aspetterei l’ultima ora per elemosinare qualche rimanente tendone da circo, ma mi attiverei subito a riordinare l’ospedale di Siderno già strutturato per ricevere pazienti, come anche i tre piani degli uffici dell’ospedale di Locri parzialmente utilizzati (molto meglio che la fiera di Milano tutta da rendere idonea).
E magari altro ancora, come per esempio la struttura abbandonata di Gioiosa Ionica che doveva essere destinata a carcere e mai utilizzata. Consorzierei i comuni della provincia di Reggio Calabria e se fosse necessario, in ultimo, suggerirei di affittare una delle navi da crociera italiane ancorandola a Reggio Calabria con disponibilità di almeno 4500 posti letto; insomma farei di tutto, tranne non aspettare l’ultimo momento, Sempre nella speranza che tutto questo possa non servire”.
La sua conclusione
“Attrezziamoci oggi perchè di questa malattia si può anche morire e nella peggiore maniera. Immaginate di avere la testa chiusa in una busta di plastica, questi sono i racconti dei nostri colleghi Lombardi. Una mia amica calabrese che vive in lombardia ieri mi ha scritto facendomi tanto riflettere “Noi siamo i piu’ forti. La fiera e’ quasi pronta per accogliere pazienti.
Se aspettavamo da Roma gli aiuti ci sarebbe stata in futuro una strage. Il problema e giu’ da voi che non ci sono le strutture”. Quindi io dico; non aspettiamo, non facciamo l’errore degli altri e, intanto, stiamo a casa. L’isolamento è al momento la strategia più intelligente anche perchè il contagio più frequente é con i positivi asintomatici”.
di Aristide Bava
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