“La Voce Repubblicana” nella storia del Paese

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“Il 15 gennaio del 1921 dalle rotative di via della Guardiola, a Roma, uscivano le prime copie de «La Voce Repubblicana», a testimoniare la ripresa dell’attività e della presenza dei repubblicani in Italia, dopo la parentesi della Grande Guerra. Molti erano stati i tentativi precedenti, da «La Ragione» a «L’Iniziativa», tutti durati una breve stagione. Quella della Voce sarebbe stata una nuova impresa editoriale e politica destinata a percorrere felicemente, e superarlo, tutto il secolo XX, arrivando sino ai giorni nostri”.
Con l’appassionante narrativa dello scrittore, la lucida ricostruzione dello storico, la precisione giuridica dell’uomo di diritto e la sintesi del giornalista, unita ad un linguaggio scorrevole e piacevolmente comprensivo, Giancarlo Tartaglia ripercorre ne “La Voce Repubblicana. Un giornale per la libertà e la democrazia” quasi 92 anni di storia del nostro Paese. Storie e personaggi dell’organo ufficiale del Partito Repubblicano Italiano vanno, infatti, ben oltre la mera celebrazione di un quotidiano di partito.
La storia della “Voce” di Giancarlo Tartaglia è un vero e proprio viaggio nella memoria che, grazie alla sapiente maestria dell’autore, consente al lettore di immedesimarsi completamente nelle scene descritte, fino quasi a sentire il ticchettio delle macchine da scrivere, l’acre odore dell’inchiostro delle prime copie del giornale appena stampato e le grida degli strilloni che si alternavano allo stridere delle ruote delle carrozze sui sampietrini del centro storico della capitale.
L’appassionante viaggio nella storia di un giornale diretto da politici di grande prestigio, come Giovanni Conti, Fernando Schiavetti, Randolfo Pacciardi, Cino Macrelli, Michele Cifarelli, Ugo La Malfa, Giovanni Spadolini, e da illustri giornalisti come Alberto Ronchey, Edgardo Bartoli, Adolfo Battaglia, Stefano Folli.
“La Voce Repubblicana”, ricorda Giancarlo Tartaglia, “è stata, in questo secolo della sua vita, una voce libera e autorevole: contro il fascismo sin dal primo giorno, nella resistenza contro il nazifascismo, nella battaglia per la Repubblica, nella costruzione e nella crescita dell’Italia, ieri come oggi sempre in difesa della libertà e della democrazia”.
Non a caso, ricorda nella prefazione Francesco Nucara, attuale direttore del giornale e segretario del Pri, “la storia della Voce Repubblicana che Giancarlo Tartaglia ha magistralmente sintetizzato in questo volume s’intreccia fortemente con la storia del Pri”, anche se certamente il giornale di oggi “non ha e non può avere i «fasti» dei tempi di Ugo La Malfa o Giovanni Spadolini. Tuttavia ciò vale anche per altri giornali di partito con risorse pubbliche e private ben più consistenti”.
“Non sono ripetibili quei tempi”, sottolinea Nucara, ricordando “come una volta la redazione ascoltava il giornale radio delle ore 7 per poi scrivere e confezionare la Voce per le 11”. “E’ una storia da consegnare ai giovani. Anche se in alcune delle tante e ricche testimonianze, che sono state raccolte, appare un po’ di nostalgia per un passato che non ritornerà, ed è giusto che non ritorni, si può tranquillamente affermare che il lavoro fatto non ha nulla di nostalgico, ma è un frutto da offrire alle giovani e mdno giovani generazioni, atto a suggerire loro come si affronta la vita. Come l’hanno affrontata Vittorio Parmentola o Terenzio Grandi che, pur con pochi studi, sono diventati editori repubblicani, spesso di se stessi, e giornalisti”.

Francesco Nucara, nato a Reggio Calabria il 3 aprile 1940, giornalista pubblicista, parlamentare da cinque legislature, è stato sottosegretario e viceministro, dal 2001 è segretario nazionale del Pri e dal 10 giugno 2003 dirige dirige “La Voce Repubblicana”. Nucara, comunque, non è il primo direttore calabrese della “Voce”. Dall’11 aprile al 2 agosto 1946, a dirigerlo c’è stato, infatti, Francesco Perri, un personaggio che merita certamente un capitolo a parte.
Nato il 15 luglio 1885 a Careri, nell’Aspromonte reggino, dopo aver frequentato in paese le prime classi delle scuole elementari, Francesco Perri ha completato gli studi nel seminario vescovile di Gerace. Tornato in famiglia per curarsi dalla febbre maltese, su consiglio del medico, ha trascorso anni terribili di isolamento in campagna prima di trasferirsi a Reggio Calabria per lavorare come istitutore all’Orfanatrofio Lanza. Sul periodico reggino “L’Ellade Italica”, sotto il nome di Ferruccio Pandora, ha pubblicato le sue prime esercitazioni poetiche riuscendo a completare gli studi ginnasiali da privatista. Vincitore di un concorso alle Poste, si trasferisce in Piemonte, a Fossano, e dopo aver conseguito sempre da privatista la licenza liceale, si laurea in giurisprudenza a Torino. Volontario nella Prima Guerra Mondiale, tornato dal fronte, lotta al fianco degli ex combattenti per la rivendicazione dei beni demaniali, viene arrestato e condannato a due mesi di carcere e ad una multa di seimila lire. Poi la svolta in campo giornalistico. Collabora prima con “L’Italia del Popolo” fina alla sua chiusura, quindi sin dal primo numero della “Voce Repubblicana”, divenendone una delle firme più autorevoli con gli pseudonimi “Pan” e “Paolo Albatrelli” corrispondente da Lugano per depistare i fascisti dai quali era ricercato per i suoi duri attacchi al regime. Denuncia per primo l’illegalità della milizia fascista e il suo romanzo “I conquistatori” viene sequestrato e bruciato in piazza. Poi, nel 1926, l’Amministrazione delle Poste l’accusa di aver scritto il libro e di essere “antifascista e repubblicano irriducibile” collocandolo d’autorità in pensione. Per vivere è costretto a lavorare da aiutante in uno studio legale di Milano e, nel contempo, a scrivere libri e collaborazioni giornalistiche. Nuovamente arrestato nel 1932 per attività antifascista, scrive, con gli pseudonimi, per la Domenica del Corriere e Il Corriere dei Piccoli e traduce capolavori di letteratura mondiale.  Sfollato a Caspoggio (Sondrio) per sfuggire ai bombardamenti che distruggono la sua casa di Milano, durante la Repubblica Sociale partecipa clandestinamente all’attività del Pri e commenta sulla “Voce” il discorso di Mussolini a Lirico. E’ già un giornalista affermato. Dopo la Liberazione dirige il “Tribuno del Popolo”, quindi “La Voce Repubblicana”, prima di iniziare a collaborare con numerosi quotidiani (l’Avanti!, l’Unità, Il Mattino, La Fiera letteraria, l’Osservatorio politico letterario, Lavoro Nuovo). Trasferitosi a Pavia nel 1954, nel 1959 riprende a collaborare con “La Voce”. Muore a Pavia il 9 dicembre 1974.
Giancarlo Tartaglia, direttore della Federazione Nazionale Stampa Italiana, insegna Diritto del Lavoro Giornalistico presso la Scuola Superiore di Giornalismo della Luiss “Guido Carli” di Roma. E’ stato collaboratore di “Nord e Sud”, “Archivio Trimestrale”, “La Voce Repubblicana”, “Roma”, “La Gazzetta del Mezzogiorno”. Ha pubblicato studi e ricerche sul mondo laico e democratico italiano, tra cui “I Congressi del Partito d’Azione 1944, 1946, 1947” (Edizioni Archivio Trimestrale, 1984), “Un secolo di giornalismo italiano. Storia della Federazione Nazionale della Stampa Italiana I (1877-1943)” edito da Mondadori (2008).
Professionista serio e competente, Giancarlo Tartaglia è, soprattutto, grande amico dei giornalisti che devono a lui il contratto nazionale di lavoro giornalistico e le mille soluzioni ai più difficili e delicati problemi della categoria.

(Carlo Parisi/Giornalisti Calabria)

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Author: Cristina

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