La viabilità del Monte Aspro

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di Fortunato Mangiola

Mi è stato segnalato da un’amica l’articolo di A. Varano, intitolato Il Monte Aspro e la montagna in mezzo al mare chiamata Calabria. Ho letto con piacere prima e con attenzione dopo lo scritto, riportato sul giornale online Zoomsud, il 31 luglio u. s.

Colgo l’occasione per tentare di dare il mio piccolo contributo all’approfondimento di una tematica molto interessante e oserei dire vitale per la Calabria in generale e per la provincia reggina in particolare. L’esposizione e i ragionamenti sono da condividere appieno e molti i brani degni di approfondimento.

Tra i tanti mi riallaccio al passo dell’articolo, dove si definisce la Calabria “abissi e rilievi, mare e monte”. Non è la prima volta che si affronta questa tematica, ma è opportuno riproporla fino alla sua soluzione. Cos’è che frena lo sviluppo della Calabria?

Le cause sono molteplici, ma una delle più ostative è la mancanza di infrastrutture. Chi potrebbe porvi rimedio? Al presente concordo col Varano che potrebbe farsi carico del problema l’Ente Parco unitamente ai 37 piccoli e poveri comuni che lo costituiscono. Mettendo insieme le forze congiunte Ente Parco/Comuni coinvolti si potrebbe stilare un programma di interventi incisivi.

Riferendomi alla citazione “abissi/rilievi”, mi è venuto spontaneo immaginare un impegno prioritario nell’ammodernamento e messa in sicurezza della rete stradale. Senza volermi sostituire a chicchessia, abbozzo un elenco che ricade sotto la mia esperienza diretta e che non è esaustivo; altri con maggiore competenza potranno integrarlo.

Senza altro commento, cito 1) la Gallico-Santo Stefano-Gambarie, 2) la Marina di San Lorenzo-San Pantaleone-San Lorenzo- Peripoli, 3) la Condofuri-Gallicianò-Roccaforte del Greco-Cufalo-Gambarie, 4) la Bova Marina-Bova-Campi di Bova, 5) la Palizzi Marina-Palizzi-Pietrapennata-Campi di Bova.

Entrando nel cuore dell’Aspromonte, prendo come epicentro Polsi, meta di pellegrinaggi d’ogni parte della provincia reggina, ma la cui accessibilità è molto condizionata. La strada verso il Santuario della Madonna della Montagna sarebbe dovuto stare in cima agli amministratori dei tempi passati, ma così non è stato. Credo che sia giunta l’ora di fare interventi decisivi e risolutori del problema che si dovrebbe sviluppare in tal caso in tre direzioni, tutte della massima importanza, perché ognuna di esse incanala un flusso straordinario di viandanti. Cito 6) l’accesso da Gambarie, 7) l’arrivo da San Luca e 8) l’ingresso da Santa Cristina-Zervò, tutte strade con destinazione, ribadisco, Polsi. Chiudo, riproponendo un vecchio aneddoto.

Anni fa ad un mio amico, fresco di nomina quale assessore provinciale alla viabilità, insieme agli auguri ho profetizzato che se avesse voluto passare alla storia, avrebbe dovuto realizzare, sistemare e mettere in sicurezza almeno la Gambarie-Monte Nardello-Redentore-Polsi. Non l’ha fatto e quindi… Ribadisco lo stesso concetto agli attuali amministratori del Parco e dei Comuni interessati. Se vogliono passare alla storia, realizzino l’accesso a Polsi con strade degne di questo nome. Altrimenti oblio totale.

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