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Su Gioia Tauro e la crisi che da oltre due anni attanaglia il porto più grande del Mediterraneo sono iniziate le grandi manovre della politica. Alle iniziative già intraprese in ambito regionale, si aggiunge oggi una risoluzione in commissione trasporti presentata dal deputato e coordinatore provinciale del Pdl Nino Foti, le cui argomentazioni potrebbero mettere alle corde la Mct, la società del Gruppo Contship che dal 1995 opera a Gioia Tauro in regime di monopolio utilizzando un’area di oltre 1 milione di mq e banchine per più di 3 chilometri senza sognarsi di restituire allo Stato ciò che non sa più utilizzare nell’interesse del bene comune, avendo deciso di ritenere un esubero da liquidare la metà della forza lavoro occupata nel terminal.
In premessa Foti ricorda che i target fissati nell’accordo di programma sottoscritto da Mct nel 1994 erano assolutamente sottodimensionati rispetto alle prospettive che si sono schiuse dopo il decollo del porto calabrese: rispetto a 1 milione di teus e 450 addetti da occupare, in pochi anni la Mct ha infatti guadagnato via via importanti fette di mercato arrivando a movimentare nel 2007 oltre 3,5 milioni di Teus a fronte di una occupazione diretta di 1.100 addetti e di 600 lavoratori nell’indotto e diventando, almeno fino al 2008, il punto di riferimento delle principali linee di navigazione dotate di navi giramondo e in particolare della Maersk Sealand che ha acquisito attraverso la società APM Terminals, senza autorizzazioni preventive da parte degli Enti competenti, il 33,3% del terminalista Mct.
Una cessione di quote che l’on. Foti legge come un modo di far cassa grazie ad una concessione ottenuta a prezzo politico e che Mct non ha mai pensato di dover rinegoziare. Ma forse un’epoca è finita: il deputato del pdl nella sua Risoluzione smentisce la crisi lamentata da Mct con le cifre sulla movimentazione (la perdita è limitata allo 0,2% visto che tra i 2.857.438 teus movimentati nel 2009 e i 2.851.261 del 2010 la differenza è di poche centinaia di Teus) e dice anche di più: “Contship Italia denunciando l’abbandono di Maerks e asserendo di non poter inseguire il trend della ripresa con un solo cliente che è la Msc di Aponte, invoca per Mct la cassa integrazione pena il licenziamento di n. 465 esuberi, ma si tratta di perdite che tuttavia non impediscono a Contship di crescere e di investire, anche se sempre e solo fuori dalla Calabria. Secondo Foti Contship tace che la holding che fa capo al Gruppo Eurogate, nel 2010 ha raggiunto un utile di + 28, 9% : la movimentazione container nei terminal di Germania Italia, Portogallo e Marocco, è cresciuta del 5,2%, pari a 12,6 milioni di teu, l’incremento di Gioia Tauro e Cagliari è stato dello 0,8% con 4,7 milioni di teu.
La società, il cui capitale è detenuto con quote paritetiche dalle tedesche Eurokai e BLG, gestisce infatti, insieme alla sua controllata Contship Italia (Eurogate 33,4%, Eurokai 66,6%) che opera direttamente a Gioia Tauro, anche i porti di La Spezia, Salerno, Ravenna e Cagliari e il nuovo terminal marocchino Tanger Med”.
Foti ricordando il grave danno di immagine causato da Mct nel chiudere per 30 ore il porto fra il 9 e il 10 gennaio 2011, ha impegnato il governo ad invitare l’Autorità portuale di Gioia ad appellarsi all’art. 47 del codice della navigazione che contempla la revoca della concessione in caso di interruzione del servizio intrapreso da un concessionario nell’ottica del bene comune e quindi a ridefinire la missione del porto di Gioia Tauro, assegnando ad esso funzioni di scalo industriale collegato ad una piattaforma logistica integrata con le reti di trasporto nazionali ed internazionali, funzioni da far interagire con quelle di transhipment rimesse in gioco, una volta ridimensionata l’area in concessione alla Mct, attraverso una manifestazione d’interesse da lanciare in ambito europeo.
Un invito al Governo che segna senz’altro un punto di non ritorno nella storia di Contship e del monopolista Mct: nessuno mai finora aveva messo in discussione l’eventualità che una concessione demaniale potesse essere revocata.
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