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Al secondo giorno di tappa in Calabria, la Goletta dei Laghi, accende i riflettori sulla spinosa questione che ruota attorno al bacino dell’Alaco. La campagna nazionale di Legambiente per il monitoraggio dello stato di salute dei bacini lacustri italiani giunta alla sesta tappa, è realizzata con il contributo del COOU (Consorzio Obbligatorio Oli Usati) e di Novamont.
Oggetto di numerose polemiche e di un’inchiesta da parte della procura di Vibo Valentia, la Diga dell’Alaco fu realizzata sull’omonima fiumara nell’area della Lacina delle Serre vibonesi per l’approvvigionamento dell’acqua di 88 comuni ricadenti nelle provincie di Vibo Valentia e Catanzaro. L’opera fu completata dopo circa 40 anni e un’esosa quantità di denaro spesa a causa di ben 6 varianti al progetto iniziale e ripetute sospensioni dei lavori, che nel complesso hanno determinato, nell’anno 2002, l’accertamento da parte della Corte dei Conti di un danno erariale di circa 68 milioni di euro.
Ma non è finita qui. Nel maggio del 2012, dopo un’attività d’indagine portata avanti dagli investigatori della Procura di Vibo Valentia, i carabinieri dei Nas hanno sequestrato per carenze igienico – strutturali l’acquedotto dell’Alaco ed il relativo impianto di potabilizzazione, riscontrando diversi problemi alla struttura ed in ben 57 apparati idrici tutti collegati all’opera principale. Sempre a causa di carenze igieniche importanti, sono stati emanati 26 avvisi di garanzia, tra i reati a vario titolo contestati, troviamo avvelenamento colposo di acqua e frode in pubblica fornitura. La vicenda giudiziaria non è ancora conclusa ma intanto le preoccupazioni dei cittadini aumentano.
“Con la presenza della Goletta dei Laghi per la prima volta nel territorio vibonese – dichiara Franco Saragò, della segreteria regionale di Legambiente- vogliamo lanciare un forte messaggio in difesa di queste zone, peculiari per il loro pregio ambientale ma mai adeguatamente valorizzate. La vicenda Alaco è una cartina tornasole degli errori che ne hanno affossato l’economia e incrinato la qualità ecologica. E’ necessario – sottolinea Saragò, – fare chiarezza una volta per tutte sulla condizione delle acque dell’invaso e mettere fine alle contraddittorie dichiarazioni espresse in merito da quanti hanno l’obbligo di garantire la salubrità delle acque distribuite nelle case dei calabresi. Bisogna intervenire con azioni concrete, ad iniziare da un piano di caratterizzazione dei fondali e da verifiche di ispezione delle condotte e se necessario assumere decisioni drastiche. Dopo aver identificato le criticità – conclude Saragò, – bisogna ripartire guardando ad un futuro di risanamento ambientale, valorizzazione del territorio e turismo sostenibile: sono queste le ricchezze di queste zone, che possono dare lavoro e migliorare la qualità della vita di tutti.”
“Oggi la Lacina nella sua maestosa bellezza appare come un territorio depredato e quella che fu una terra ricca di acque di qualità viene individuata, nell’immaginario collettivo, come la diga dei veleni- afferma Federica Barbera, responsabile della Goletta dei Laghi. L’Alaco deve ritornare ad essere sinonimo di bellezza e di interesse ambientale e non più simbolo di degrado. Un’area protetta conosciuta dai naturalisti e dagli appassionati di birdwatching di tutta Europa, un prezioso presidio di biodiversità che deve essere sottratto dalla pericolosa spirale di inquinamento. Non solo- continua Barbera –, vi è anche un altro dato allarmante, che si aggiunge alla vicenda Alaco, relativo alla dispersione dell’acqua, che attualmente si aggira intorno al 57% a causa della rete idrica cittadina ormai fatiscente. L’acqua è una risorsa inestimabile che non può essere sprecata. Ci auguriamo che il passaggio della nostra campagna- conclude Barbera– sia da stimolo per iniziare ad affrontare questi problemi in maniera seria e costruttiva.”
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