La Cooperativa Rinascita replica alla Fondazione Marino

mario-alberti

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In riferimento agli articoli apparsi sulla stampa in questi giorni riguardanti la cooperativa Rinascita, con particolare riferimento alla lettera del Presidente della “Fondazione Marino”, pubblicata sui quotidiani Calabria Ora e Il Quotidiano del 15 febbraio 2013, dal titolo “Non tutte le realtà Onlus di Melito Porto Salvo sono in odor di mafia”, affermazione questa con la quale non possiamo che concordare, riteniamo singolare che un collega dichiari che la sua organizzazione “lavora onestamente con impegno nel rispetto delle regole e delle persone che ha in cura”, lasciando intendere al lettore che cosi non sia in Rinascita.

Apprezziamo le sue fatiche per il servizio di qualità che nessuno come noi può comprendere quanta fatica costi, ma ci spiace che il sig. Marino dimentichi o disconosca tutte le battaglie, anche pubbliche, riportate peraltro dai quotidiani negli anni, tramite le quali la Coop. Rinascita ha richiamato gli Enti committenti, ed in particolare il Comune di Melito Porto Salvo, al rispetto delle regole.

Anche la cooperativa Rinascita lavora in regime di accreditamento e non beneficia di contributi pubblici, ha adottato sistemi di qualità e controllo molto rigorosi e gestisce servizi sanitari autorizzati unici in tutto il territorio calabrese.

Rinascita non ha usufruito di benefici e trattamenti di favore dal Comune di Melito Porto Salvo, anzi danni e nocumento a vario titolo come da atti depositati nelle sedi opportune. Elevati sono i crediti della Cooperativa per prestazioni rese in forza di contratti aventi forza di legge e per la riscossione dei quali sono in essere ben due decreti ingiuntivi e per i quali a nulla è valso neanche l’intervento della Prefettura di Reggio Calabria nell’ormai lontano novembre 2012. La Coop. Rinascita ha sempre comunicato, sua sponte, tutto sia alla Prefettura di Reggio Calabria che alle Forze dell’Ordine, con le quali ha sempre collaborato, in modo costante e proficuo, preferendo, per la delicatezza delle attività svolte, evitare il facile e strumentale ricorso alle testate giornalistiche  che potrebbero, come nel caso in specie, dare adito a fraintendimenti.

Saremo lieti di inviare al collega Marino e a tutto il Terzo Settore, i report di tale attività affinché possano supportarci nella battaglia per i diritti che non intendiamo mollare neanche di fronte a questa ennesima e dura prova.

Vorremmo rammentare a noi stessi ( e non certo al collega Marino) che Rinascita è una cooperativa sociale e di produzione lavoro. Il nostro scopo, contrariamente a quello delle Fondazioni, è proprio quello di dare lavoro alle fasce più svantaggiate senza pregiudizi di alcun tipo ivi compresi gli ex detenuti e l’universo femminile spesso discriminato.

Le vicende di cui siamo venuti a conoscenza dagli organi di stampa secondo cui 3 sui 52 dipendenti, a cui si devono aggiungere operatori con altra tipologia contrattuale, avrebbero rapporti di parentela e/o affinità con le cosche locali, non possono e debbono automaticamente far intendere che vi sia un condizionamento all’interno della cooperativa da parte dei clan locali, affermazioni  gravi per le quali desideriamo esprimere profondo stupore oltre che ferma distanza (rimettendo alle sedi opportune ogni valutazione sulla natura diffamatoria delle stesse).

Infine, ma non ultimo, ricordiamo l’impegno antimafia della cooperativa, attestato da relazioni del Ministero di Giustizia, che non si esprime soltanto attraverso il rispetto rigido dei regolamenti ma anche con attività territoriali specifiche.

Una precisazione è dovuta in conclusione e cioè che Rinascita non ha alcun socio o dipendente oggetto di misure cautelative né avvisi di garanzia.

In ogni caso la cooperativa ha dato mandato ai propri legali di tutelare la propria immagine nelle sedi opportune anche al fine di evitare indebite strumentalizzazioni.

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Author: Cristina

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