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di Francesco Iriti
La vittoria del ricorso al Tar di Patrizia Crea, consigliere comunale di Melito Porto Salvo, per la mancata assegnazione della “quota rosa” in seno all’amministrazione Costantino, continua a tenere banco interessando anche i confini della politica regionale. Ad intervenire sulla vicenda è Maria Stella Ciarletta, consigliera regionale di parità che <<analizza alcuni principi chiave e innovativi che stanno prendendo piede nella recente giurisprudenza amministrativa>>.
<<I fatti che hanno determinato la ricorrente ad impugnare la composizione della Giunta – viene riportato in un comunicato dell’ufficio stampa della Giunta regionale – sono sempre gli stessi in questi casi: il sindaco ha nominato assessori tutti di uno stesso genere, ignorando il risultato elettorale di una dei consiglieri eletti e ancor di più l’esigenza di avere un organismo esecutivo equilibrato in termini di presenze di entrambi i generi. Copione già visto e interpretato non solo in Calabria, ma purtroppo nei comuni di tutta Italia>>. Una situazione presente in tutta Italia, come evidenziato dalla stessa Ciarletta, che si rifà ad uno studio effettuato dalla rivista on line Ingenere.it, secondo la quale dei 8.092 comuni con più di 5000 abitanti, ben 2176 hanno giunte monosex, mentre le stragrande maggioranza delle giunte hanno solo una o due donne assessori, per lo più delegate proprio alle pari opportunità. Certo ci sono molte assessore donne con deleghe importanti e casi, come quello di Cagliari, dove le assessore sono più degli uomini, ma questi episodi sono percentualmente marginali>>.
L’episodio melitese, invece, secondo l’esponente regionale <<ribadisce alcuni principi fondamentali quali l’art.51 della Costituzione, che stabilisce il principio delle pari opportunità nelle cariche elettive; il punto che l’atto di nomina degli assessori non è un atto insindacabile in quanto provvedimento di natura politica, ma passibile di valutazione in sede giurisdizionale ed, infine, si ribadisce l’interesse ad una composizione paritetica della Giunta sia di carattere generale>>.
Ciarletta affonda il colpo aggiungendo che <<l’azione politica rimane naturalmente un’attività discrezionale, ma deve sempre rispettare i principi costituzionali e perseguire gli interessi della collettività, non potendo più invocare motivazioni inconsistenti sulla mancanza di donne, ma dovendo di volta in volta effettuare una vera e propria istruttoria per la ricerca di assessori di entrambi i generi, la cui esclusione dovrà rappresentare l’ultima ratio>>. Il ruolo pressoché marginale delle donne della politica sta subendo dei cambiamenti importanti, conclude la consigliera alle pari opportunità, <<grazie all’azione giudiziaria di semplici cittadini, associazioni e consiglieri di parità, si sta svestendo la questione della rappresentanza di genere dal pregiudizio delle “quote rosa” e si affronta come tema di democrazia paritetica, entrando nel pieno di una stagione di fermento riformatore, dove spetta agli organi legislativi introdurre meccanismi correttivi di un sistema politico ingiustamente squilibrato su un sesso partendo da un serio dibattito sulla introduzione della doppia preferenza di genere nella legge elettorale regionale>>.
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