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Fortemente danneggiata l’area archeologica dell’antica Kaulon, a Monasterace, in provincia di Reggio Calabria.
I primi giorni di febbraio hanno cancellato una storia lunga tremila anni. Le violente mareggiate che si sono abbattute, infatti, lungo il litorale ionico non hanno lasciato scampo all’area che si trova a ridosso del mare. Un’area dove è presente il mosaico ellenistico più grande della Magna Grecia, recentemente scoperto.
I DANNI (Foto)
Ci vorrà del tempo per fare una stima completa dei danni causati dalla mareggiata, ai quali probabilmente si uniranno anche quelli provocati in questo fine settimana, ma quasi con certezza alcuni degli ex voto, presenti nel sito, sono stati persi per sempre. Le onde sono entrate da sudest e hanno intaccato a semiluna il deposito archeologico. Infatti, parte del muro esterno del tempio dorico dell’antica Kaulon è crollato. Sotto i colpi delle onde sono cadute l’antica porta a tenaglia, vecchio accesso alla città, mentre l’altare rimane sospeso sul dirupo, con un primo spigolo a strapiombo sul mare. In bilico, lo splendido pavimento musivo policromo di trenta metri quadrati, risalente al IV secolo a.C. In acqua sono scivolati i pezzi della parete e adesso sono sparsi nella parte sottostante o inghiottiti dal mare mentre parte del costone è stata risucchiata. Più in là, giace la “Casa Matta”, salvata dagli studenti di una scuola media di Vibo Valentia Marina che hanno avviato, con “paghette” e corrispettivi di ricariche telefoniche, un’insolita raccolta fondi di oltre tremila euro, contribuendo così alle spese di vitto e alloggio dei 25 volontari impegnati negli scavi. Lì dentro da molti mesi riposano gli antichi mosaici tra cui la “Stanza dei draghi e dei delfini”. Adesso, soltanto 15 metri circa separano l’edificio dal mare visto che la garritta è scivolata tra le onde, seguendo la duna. Quest’ultima, costituente una protezione naturale dei resti del parco archeologico, era stata già divorata nella mareggiata dello scorso novembre, facendo scattare, da più parti, l’allarme per la rischiosa esposizione al mare dell’antica Kaulon. Allarme che aveva assicurato l’intervento da parte della Provincia per la realizzazione dei primi 32 metri della barriera di protezione. Un’iniziativa, tuttavia, ritenuta sin da subito insufficiente dagli esperti, secondo i quali occorrevano almeno altri 28 metri di barriera per proteggere meglio l’area, e che il mare ha reso completamente vana.
E ADESSO?
I lavori per la messa in sicurezza cominceranno lunedì. Data la gravità della situazione, si è deciso di intervenire tempestivamente per evitare ulteriori “perdite” di questo bene inestimabile. A tal proposito, nei giorni scorsi il presidente della provincia Giuseppe Raffa, il vicepresidente Giovanni Verduci, gli assessori Gaetano Rao, Eduardo Lamberti Castronuovo, Mario Candido e il consigliere Piero Campisi, hanno svolto un sopralluogo presso il parco. All’incontro, oltre alla delegazione provinciale, era presente il commissario prefettizio del comune di Monasterace, Marialuisa Tripodi. Si è deciso di intervenire con un finanziamento cospicuo. Ai lavori, per un importo pari a 360mila euro, si farà fronte con i fondi già assegnati dal Ministero dei Beni Culturali alla Soprintendenza (300 mila euro) e con il contributo di ulteriori 60mila euro da parte della Provincia di Reggio. Il progetto redatto dai tecnici provinciali prevede l’esecuzione di una barriera radente, per una lunghezza di duecentocinquanta metri, a protezione dell’area del tempio e dell’edificio termale con il mosaico.
QUALE FUTURO PER L’AREA?
L’intervento previsto rappresenta soltanto una soluzione tampone anche perché, in seguito ai danni che si sono verificati negli ultimi mesi, urge anche il recupero di quanto ancora possibile. Bisogna considerare, infatti, che anche i mosaici sono a rischio. Toccherà portarli al chiuso e iniziare il loro recupero altrimenti andrà perduto per sempre anche questo patrimonio. Ovviamente, si raggiungeranno ulteriori e significativi risultati solo se i vari enti, in sinergia con Ministero, Regione e comune, riusciranno ad intercettare nuove, concrete e più cospicue coperture finanziarie. L’area del tempio e l’edificio termale con il mosaico rappresentano un patrimonio inestimabile che bisogna proteggere, incrementare, per poi promuovere con maggiore convinzione.
LA SCOPERTA DI KAULON
Le prime scoperte risalgono agli inizi del 900’ grazie all’archeologo Paolo Orsi. Molti i ritrovamenti effettuati nel corso degli anni, ed intensificati nell’ultimo decennio, anche se spesso non supportati a livello internazionale a causa del mancato sostegno economico per una adeguata prosecuzione degli studi e degli indispensabili restauri. Dal 2012 ad oggi, sono stati svariati i rinvenimenti nell’area. Dagli scavi, effettuati durante l’estate, presso il Tempio dorico sono riaffiorati un elmo e uno schiniere decorato, databili al VI secolo a.C. Nel luglio 2013 sono emersi nuovi riquadri raffiguranti delfini e draghi, che sono andati a completare la pavimentazione a mosaico della sala termale (ribattezzata, appunto, “La sala dei draghi e dei delfini”) ora estesa per una superficie di circa 30 metri quadrati. Le opere si collocano tra la fine del IV ed i primi decenni del III secolo a. C. Ai lavori di scavo, coordinati sempre dall’archeologo Francesco Cuteri, con la direzione scientifica di Maria Teresa Iannelli, hanno partecipato, in modo del tutto volontario, studenti provenienti da università italiane e dall’ateneo di Bahìa Blanca, in Argentina.
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