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Al Presidente del Consiglio dei Ministri, e ai Ministri dell’Ambiente e delle tutela del territorio e del mare e dello sviluppo economico – Per sapere – Premesso che:
– l’interrogante con atti ispettivi presentati fin dal luglio del 2008 ha espresso grosse perplessità in merito alla realizzazione di una centrale a carbone di Saline Joniche (R.C), chiedendo l’intervento del Governo sia per verificare i rapporti tra le Società Sei e Sipe ed individuare i reali proprietari dell’area ex Liquichimica di Saline, sia un’ attenta valutazione sull’eventuale impatto ambientale di uno dei pezzi più bella della costa reggina calabrese;
– le centrali a carbone sono fonti a maggiore emissione specifiche di CO2 per la produzione elettrica e, quindi, nuove costruzioni contribuirebbero in maniera rilevante allo sforamento del Target nazionale di Kyoto ma anche ad un mancato adeguamento agli impegni che l’Unione Europea ha assunto per il 2020 con l’approvazione del pacchetto “energia e clima”, ribaditi alla Conferenza di Copenaghen nel dicembre 2009;
– se dovessero entrare in funzione in Italia tutti i progetti avviati e ormai conclusi, quelli autorizzati a tutt’oggi o quelli ipotizzati, a regime si produrrebbero in più 39 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, mentre il nostro Paese dovrebbe ridurre le sue emissioni di gas serra di 60 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2020, proprio secondo gli impegni assunti in sede europea;
– la costruzione della centrale a carbone nell’ area ex Liquichimica di Saline creerebbe davvero un danno ambientale in quel pezzo della costa reggina calabrese, che per tanti anni è stato simbolo negativo di scelte miopi e di investimenti falliti e che dovrebbe poter diventare simbolo positivo di uno sviluppo rispettoso della storia e del senso dei luoghi, capace di creare “buona” economia e lavoro pulito e di qualità;
– la comunità grecanica, numerosi comuni del territorio e la provincia si sono espressi contro la costruzione della centrale a carbone nell’area su indicata,
– nei giorni scorsi è apparsa la notizia del “via libera” al progetto della multinazionale svizzera Sei – Repower da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dell’Ambiente, per la trasformazione dell’ex struttura della Liquichimica di Saline in una centrale a carbone;
– il no alla centrale è stato espresso anche dal mondo accademico dell’Università “Mediterranea”, con la quale, tra l’altro nel febbraio del 2011la Seiè riuscita a stipulare una convezione per sei borse di studio, sostanzialmente all’insaputa del corpo docente e degli studenti;
– i dati raccolti su centrali a carbone già a regime, sono davvero preoccupanti rispetto all’inquinamento provocato; senza sottovalutare il problema legato alle scorie radioattive che verrebbero disperse attraverso i fumi;
– sono proprio questi preoccupanti impatti ambientali che hanno già spinto altri Paesi ad abbandonare la tecnologia a carbone in favore delle energie rinnovabili;
– tra l’altro la nuova centrale a carbone di Saline non serve al Paese ne tanto meno alla Calabria che esporta energia:
se non ritengano, per le parti di competenza, di dover rivedere l’assenso dato alla Sei, al fine di aiutare la Calabria a non continuare ad essere destinataria di “cattedrali nel deserto” e di cantieri aperti e soprattutto a non umiliare quella Regione, offuscando e deturpando le sue risorse naturali e le sue bellezze, utili al reale sviluppo del territorio.
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