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Ai Ministri dell’Interno e della Giustizia – Per sapere – Premesso che:
– Lamezia Terme, terza città calabrese, è da anni sede di una faida, iniziata nel 2000, tra le ‘ndrine Torcasio – Cerra da una parte e Iannazzo – Giampà dall’altra, il che ha portato a numerosi omicidi;
– la Cittàdi Lamezia Terme è, inoltre, stata sottoposta per ben due volte, nel 1991 e nel 2002, allo scioglimento del Civico Consesso per la presenza di forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata;
– in questi ultimi giorni è stata ufficializzata su parte della stampa e siti regionali della Calabria, le situazioni di disagio e di pericolo nelle quali si trova Massimo Di Stefano, collaboratore di giustizia dal 1995, al quale di recente sarebbe stata revocata la protezione, a causa della “sussistenza di condotte asserite come incompatibili con l’assentito programma di protezione e con lo status di collaboratore di giustizia”;
– il collaboratore di giustizia, Massimo Di Stefano, ha raccontato, in esclusiva alla Gazzetta del Sud, del perverso intreccio “politico – mafioso” che ha governato e governerebbe Lamezia Terme;
– lo scenario che emerge dal racconto di Massimo Di Stefano è davvero inquietante, giacché le cosche della ‘ndrangheta lametina deciderebbero sul futuro della Città fino ad influenzare le competizioni elettorali e la coalizione politica alla quale affidare il governo del territorio;
– Massimo Di Stefano avrebbe anche affidato notizie su alcuni delitti verificatisi in quella Città negli anni passati; in particolare, sull’omicidio di Antonio Mercuri, avvenuto nel maggio del 1986 candidato alle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale e per il quale il collaboratore di giustizia avrebbe fornito agli inquirenti i nomi dell’esecutore materiale del delitto e dei mandanti (“due politici”);
– lo stesso collaboratore Massimo Di Stefano avrebbe anche riferito il nome del mandante (“autorevole esponente di cosca lametina”) del duplice omicidio di Pasquale Cristiano e Vincenzo Tramonte, netturbini uccisi il 24 maggio del 1991;
– ad avviso dell’interrogante le rivelazioni di Massimo Di Stefano, da una parte andrebbero accertate dalla Magistratura inquirente e potrebbero di conseguenza far luce su alcuni omicidi avvenuti in Città, dall’altra per la loro pesantezza potrebbero mettere in grave pericolo la vita del collaboratore e quella dei suoi familiari:
– se ritengano di dover valutare le eventuali condizioni per restituire lo status di collaboratore di giustizia a Massimo Di Stefano;
– quali iniziative intendano assumere rispetto al contenuto delle dichiarazioni di Massimo Di Stefano sia relativamente agli omicidi avvenuti a Lamezia Terme sia sull’influenza delle cosche lametine sulle competizioni elettorali.
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