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Riceviamo e pubblichiamo:
Interrogazione scritta presentata da
MINNITI Marco (primo firmatario) + Altri
LAGANÀ FORTUGNO Maria Grazia
LARATTA Francesco
LO MORO Doris
MARINI Cesare
OLIVERIO Nicodemo Nazzareno
VILLECO CALIPARI Rosa Maria
E indirizzata a:
Presidenza del consiglio dei ministri
Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare
Ministero per i beni e le attività culturali
Ministero dello sviluppo economico
Premesso che
- il 15 giugno 2012, il Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha decretato “la compatibilità ambientale e l’autorizzazione al successivo esercizio relativamente al progetto proposto dalla Società S.E.I. (Saline Energie Joniche) S.p.A., concernente la realizzazione di una Centrale termoelettrica alimentata a carbone, di potenza elettrica complessiva di 1320 MWe, da ubicarsi nella località Saline Joniche nel Comune di Montebello Jonico (RC) e relative opere connesse a condizione che vengano ottemperate le prescrizioni e disposizioni contenute negli allegati al decreto:
- -allegato A: quadro prescrittivo e adempimenti di natura amministrativa;
- -allegato B: piano di monitoraggio e controllo;
- o -allegato C: relativo al parere della Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA-VAS n.559 del 21 ottobre 2010”.
- la costruzione della suddetta centrale termoelettrica a carbone di proprietà della società italo-svizzera S.E.I. S.p.A. “di potenza pari a 1.320 MVe lordi costituita da due linee gemelle da 660 megawatt ciascuna e relative opere connesse (opere portuali, sistema di trasporto per il carbone, sottoprodotti di processo ed altri materiali solidi, presa acqua mare, scarico acque di raffreddamento, elettrodotto) presso l’area industrializzata ex-Liquichimica di Saline Joniche nel comune di Montebello Jonico (RC)” comporterebbe un investimento di un miliardo e duecento milioni di euro (cifra a cui si aggiungerebbero 500 milioni di euro di investimento per le infrastrutture necessarie al suo funzionamento), con l’assunzione di sole 140 unità lavorative all’interno della centrale;
- la procedura amministrativa per lo start up della mega-opera progettata dalla multinazionale svizzera dell’energia S.E.I. S.p.A., sul piano del suo perfezionamento, non è ancora conclusa: manca infatti il parere del Ministero dello sviluppo economico e si dovrà esprimere la Conferenza dei servizi, ma gran parte dell’iter autorizzativo e valutativo da parte delle pubbliche amministrazioni è stato compiuto;
- la mega-struttura, in linea di continuità con i precedenti (e falliti!) modelli di industrializzazione regionale del passato, andrebbe ad inserirsi in uno dei contesti più suggestivi e preziosi del territorio calabrese, finendo con il compromettere definitivamente la vocazione turistica dell’area reggina-grecanica e penalizzando l’intera filiera del bergamotto e gran parte delle attività afferenti agli altri settori produttivi;
- la decisione del Presidente del Consiglio dei Ministri del 15 giugno 2012 si basa essenzialmente sul parere positivo con prescrizioni del 21 ottobre 2010, espresso dalla Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA-VAS n.559, in seno al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare;
- il parere positivo della Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA-VAS n.559 del 21 ottobre 2012, è corredato, in premessa, da una serie impressionante di rilievi e dalla richiesta di numerosi approfondimenti di analisi da parte della Commissione, che evidenziano quantomeno una ingiustificata fretta e superficialità nelle valutazioni effettuate e nella concessione dell’autorizzazione dell’opera prevista;
- infatti, secondo la premessa del parere n.559 del 21 ottobre 2010, nel progetto della S.E.I. S.p.A. non c’è ancora “un sufficiente approfondimento delle cause del degrado ambientale locale e delle previsioni sugli effetti dell’esercizio dell’impianto“; inoltre “non è presa in considerazione la presenza dei centri abitati di Saline Joniche, Sant’Elia, Caracciolino, Masella, Riace e di Annà di Melito Porto Salvo e le conseguenze che il Progetto avrebbe su di essi”;
- la stessa premessa recita come “il progetto non sembra coerente con i documenti di pianificazione e programmazione della Regione Calabria e degli Enti Locali dell’area grecanica” e per quanto riguarda il porto, i prelievi e gli scarichi idrici si registrano “carenze nell’analisi dello stato ante operam e delle conseguenze e ricadute prodotte dalla costruzione, dalla ricostruzione e dall’ampliamento del porto, dal movimento delle navi carbonifere e delle altre navi che dovranno servire per il carico delle ceneri e del gesso, dall’elevato flusso di prelievo e scarico di acqua marina e della temperatura dell’acqua dello scarico”;
- manca altresì –si legge ancora nella premessa del parere n. 559 del 21 ottobre 2010, “un progetto integrato di gestione delle scorie e dei rifiuti, l’individuazione delle modalità per lo smaltimento dei rifiuti, la caratterizzazione delle ceneri e degli altri rifiuti solidi e l’indicazione degli impianti di destinazione”; non vi è stata “una sufficiente valutazione dei danni alla salute e delle conseguenze economiche e sanitarie a carico delle popolazioni che ospitano gli impianti”, e risulta assente “la valutazione dell’impatto sulla qualità dell’aria e le ricadute degli inquinanti sul territorio circostante e sulle aree abitate”; risultano altresì assenti“la quantificazioni dell’impatto radiologico derivante dai radionuclidi contenuti nel carbone e nelle ceneri di combustione”, nonché “la valutazione degli impatti su tutti i centri abitati interessati dalla deposizione degli inquinanti dispersi dalla Centrale”;
- si tratta di approfondimenti di analisi e integrazioni progettuali che la S.E.I. S.p.A. è stata invitata a produrre e che la multinazionale svizzera ha –ovviamente–– promesso di realizzare; tuttavia, allo stato dei fatti, il Governo ha concesso l’autorizzazione alla realizzazione della Centrale a carbone e questo rappresenta un passaggio determinante nella fase di definizione ultima della procedura amministrativa;
- l’Esecutivo, dal canto suo, ci ha tenuto a specificare che gli allegati A e B che integrano il DPCM del 15 giugno 2012 contengono una serie di “disposizioni e prescrizioni” che la S.E.I. S.p.A. è obbligata a ottemperare per poter proseguire con il progetto: in questo senso, in coda al decreto sono sintetizzate, in ben 59 punti, le lacune cui la S.E.I. S.p.A. dovrà rimediare, ma al momento nessuno è in grado di produrre delle garanzie al riguardo e di predire l’esatta evoluzione della vicenda centrale a carbone di Saline Joniche;
- va inoltre evidenziato che la Regione Calabria, in più occasioni, ha espresso parere negativo rispetto alla costruzione della Centrale termoelettrica a carbone (cfr. Conferenza preliminare presso il Ministero dello sviluppo economico del 17 settembre 2008, nota protocollo 4538/Gab) e già con deliberazione n. 686 del 6 ottobre 2008, la Giunta regionale aveva stabilito “di non accordare l’intesa prevista dalle leggi n. 55/02 e n. 239/04 al procedimento amministrativo avviato dal Ministero dello Economico sull’opera “Centrale a carbone circa 1320 MWe , da ubicarsi nel Comune di Montebello Jonico (RC)”, proposto dalla società Energie Joniche (SEI SpA)”;
- da rilevare anche la mozione n. 17 del Consiglio Regionale della Regione Calabria del 16 novembre 2010 approvata da tutti i gruppi consiliari ha impegnato “il Presidente della Giunta Regionale e la Giunta regionale ad attivarsi presso il Ministero dello Sviluppo Economico, per impedire la realizzazione di centrali termoelettriche a carbone sul territorio della Regione Calabria nel rispetto di quanto previsto dal vigente PEAR”. Il tutto in considerazione del fatto che –recita la mozione- “il Piano Regionale (PEAR) approvato con deliberazione Consiglio n. 315 del 14.02.2005 fa assoluto divieto dell’utilizzo del carbone ai fini energetici” e che “lo sviluppo economico del territorio regionale può ottenersi con attività alternative all’utilizzo delle fonti fossili, attività imperniate sullo sviluppo delle fonti rinnovabili e sulla promozione di manifatturiere delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica”;
- a questo si aggiunga poi che il Ministero per i beni e le attività culturali (MIBAC) ha perentoriamente bocciato il progetto di impiantare la centrale a carbone tra Saline Joniche e Montebello Jonico per la presenza di diciotto aree vincolate e cinque siti di Interesse Comunitario che dovrebbero essere attraversate e quindi irrimediabilmente deturpate dall’elettrodotto destinato a immettere l’energia in rete a Rizziconi (RC); il MIBAC ha espresso parere contrario alla richiesta di pronuncia di compatibilità ambientale presentata dal proponente S.E.I. S.p.A. e relativa al progetto della centrale e dell’elettrodotto (cfr. nota dell’8 giugno 2010 – prot. DVA-2010-0015065 dell’11 giugno 2010, CTVA-2010-0001942 del 17 giugno 2010), in conformità con i pareri contrari espressi dalla Soprintendenza per beni archeologici della Calabria, dalla Soprintendenza per beni architettonici e paesaggistici per le province di Reggio Calabria e Vibo Valentia e dalla direzione generale per le antichità;
- infine, la Centrale di Saline Joniche, oltre a stravolgere il territorio sul piano paesaggistico e ambientale, presenta numerose lacune o omissioni a partire dal fatto che non utilizzerà (e non è previsto lo faccia in futuro) il sistema di cattura e immagazzinamento di CO2. Un punto, questo, che la S.E.I. S.p.A., esplicita chiaramente nei propri documenti ufficiali, affermando che “l’implementazione dei sistemi di cattura della CO2 dipenderà dal quadro più generale di sostegno nella fase dimostrativa di una tecnologia sperimentata dal punto di vista tecnologico, ma non ancora commercialmente matura” e per questo motivo allo stato attuale non è stato approntato, relativamente all’impianto, uno stadio di dettaglio sull’implementazione del sistema di cattura e stoccaggio della CO2. La sperimentazione e l’utilizzo del sistema di cattura e immagazzinamento di CO2 comporterebbe una lievitazione dei costi che renderebbe antieconomico l’investimento. In pratica, per la centrale quindi verrà solo predisposta per un tecnologia che è tuttora in fase sperimentale e non ancora commercialmente matura La conseguenza sarà che 7,5 milioni di metri cubi di Co2 l’anno si riverseranno nell’atmosfera, con immediate conseguenze sull’ambiente circostante e sulla salute dei cittadini.
- Per sapere se
- il Governo ed i ministri in indirizzo siano a conoscenza di tutte le questioni relative alla costruzione della centrale termoelettrica di 1.320 MVe lordi tra Saline Joniche e Montebello Jonico e delle controversie di ordine giuridico-amministrativo e ambientale che hanno accompagnato sin dall’inizio il progetto della S.E.I. S.p.A.;
- quali provvedimenti urgenti, il Governo ed i ministri in indirizzo, intendano assumere per bloccare la costruzione della centrale, dal momento che la Regione Calabria presenta un saldo elettrico positivo, ed in considerazione dello scarso impatto a fronte dei vistosi problemi che si verranno a creare che la mega-opera avrà sul reddito e l’occupazione regionali, delle negative ripercussioni di carattere ambientale e paesaggistico legate alla realizzazione delle infrastrutture ed anche in considerazione del parere contrario espresso dal Ministero per i beni e le attività culturali per la realizzazione dell’opera;
- se il Governo ed i ministri in indirizzo siano a conoscenza, nella loro specificità e puntualità, dei fatti predetti, della grande quantità di adempimenti, richieste di approfondimenti, integrazioni progettuali richiesti alla SEI SpA;
- se il Governo ed i ministri in indirizzo siano a conoscenza dei potenziali conflitti istituzionali e amministrativi che potrebbero insorgere in sede di implementazione della mega-struttura (tra Governo e Ministeri da un lato e Regione Calabria, Comuni e comunità locali che hanno già manifestato la loro netta contrarietà alla mega struttura, dall’altro);
- quali misure e provvedimenti urgenti (tra cui il ritiro del DPCM del 15 giugno 2012) il Governo ed i ministri in indirizzo intendano assumere per evitare la costruzione di un’opera che oltre ad inscriversi nell’ambito di obsoleti modelli di industrializzazione si presenta assolutamente priva delle necessarie garanzie in merito alle ricadute ambientali, paesaggistiche, naturalistiche e sulla salute dei cittadini
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@ Paolo Catanoso e Francesca Panuccio,
Ma come si fa a dire tante assurdità in così poche righe?
La produzione elettrica è una delle attività produttive con il minore impatto ambientale in assoluto. A dirlo sono le evidenze, contrariamente alla demonizzazione ed alla demagogia di chi straparla senza averne cognizione di causa.
Per renderseno conto basta andare ad esaminare come producono l’elettricità nei Paesi più avanzati del mondo (cominciando dalla Germania, che produce ben 7 volte più energia dal carbone di quanto si faccia in Italia!). Vi risulta che i tedeschi siano insensibili alla salute ed all’ambiente a casa loro?
Se quanto elencate nei due post qui sopra fosse vero, la produzione termoelettrica sarebbe bandita nel mondo e soprattutto in Europa dove il Carbone è la prima fonte per la produzione elettrica, volano fondamentale di benessere e di sviluppo.
Quello che conta in qualsivoglia attività produttiva sono le tecnologie che vengono utilizzate per tale scopo e le moderne tecnologie consentono di produrre abbondante elettricità a costi e condizioni ragionevoli, con un impatto del tutto marginale e ben inferiore a qualsivoglia altra attività produttiva di rilievo: es. acciaio, cemento, carta, vetro, metalli vari, raffinazione idrocarburi, smaltimento rifiuti, ecc., nonchè il traffico veicolare ed il riscaldamento civile, tutte fondamentali per il benessere in un Paese avanzato e sviluppato.
Se poi si volesse dare un ordine di grandezza al problema sanitario in assoluto, sarebbe invece opportuno si approfondisse l’impatto ambientale del fumo di sigarette, andando a determinare il loro impatto e dove finisce e ritorna il fumo post-combustione rilasciato all’atmosfera.
Stiamo freschi se la centrale che verrà costruita a Saline avrà le stesse tecnologie già in uso alla centrale di Civitavecchia!!!! Perchè non ne discute con la gente di civitavecchia che oggi giorno fa i conti con l’aumento di paotologie neonatali, disturbi a carico dell’apparato respiratorio e cardiovascolare, ma si sa i morti, le malattie non fanno più notizia a chi, come lei, promuove uno sviluppo vecchio, antico, superato e imposto ai territori!!!
gentile dottor Sorgenti, vice presidente assocarboni e per questo terrorizzato dal fatto che nessuno voglia le centrali a carbone che, ricordiamolo, sono la pima causa di morte al mondo (fonte Organizzazione Mondiale della Sanità) per inquinamento. Se ne faccia una ragione! Le centrali a carbone portano ricchezza solo ai loro proprietari. Spero vivamente che il giorno in cui le rinnovabili sostituiranno il carbone, e la lobby del carbone non conterà più nulla, si inizieranno a celebrare i processi per i danni provocati in modo consapevole dagli adoratori del dio nero-morte, e che chiunque ha pagato le proprie ricchezze con la vita di migliaia di persone innocenti venga rinchiuso in carcere per tutta la vita. Non si può tollerare che avvengano stragi legalizzate, aggravate dall’unico fine di arricchire gente priva di scrupoli.
Stupefacenti le incredibili motivazioni riassunte in questa interrogazione che portano a dire: ma perchè dannarsi a cercare di creare le condizioni perchè si realizzino nel Paese le condizioni per difenderne la competitività e lo sviluppo?
Ma a che serve lo sviluppo, se un’intera area ha potuto sopravvivere fino ad ora senza tutto questo e quindi è bene che rimanga tale e non ci si danni troppo con iniziative che si prestano a tanta inutile e distrittuva dialettica?
Per evitare di fare una lunga elencazione di dettagli che consentirebbero di rispondere, punto su punto alle troppo parole della sorprendente interrogazione, vorrei giusto riprendere l’ultimo capoverso che, nella sua semplicità ed inconsistenza, ne costituisce l’elemento fondante:
“… La conseguenza sarà che 7,5 milioni di metri cubi di Co2 l’anno si riverseranno nell’atmosfera, con immediate conseguenze sull’ambiente circostante e sulla salute dei cittadini. ” !!!
IMMEDIATE CONSEGUENZE SULL’AMBIENTE CIRCOSTANTE E SULLA SALUTE DEI CITTADINI ??? Ma sanno di cosa parlano coloro che hanno sottoscritto questo documento?
Ma di quali conseguenze stanno vaneggiando, se la C02 è un gas sostanzialmente inerte, non velenoso e non esplosivo che, comunque, non ha alcun effetto negativo locale? La CO2 è il terzo gas più importante per la vita sul pianeta, essendo l’alimento per il mondo vegetale e quindi animale ed umano.
Certo che se queste sono le motivazioni fondamentali per ostracizzare un potenziale sviluppo ed altresì se un’altra delle motivazioni per ostacolare questa importante infrastruttura, indispensabile per diversificare ed equilibrare il 2Mix delle Fonti” per la produzione elettrica in Italia, indubitabilmente e notoriamente sbilanciato verso l’uso del Gas Metano, dicendo peraltro che la Calabria già produce più dell’elettricità che consuma, stiamo davvero freschi!
Ma in quale Paese sviluppato del mondo, verrebbe da chiedere ai sottoscrittori, in ogni località od anche Regione, si produce in loco SOLO quello che si consuma in loco?
Tutto quanto sopra altro non è che la palese dimostrazione della enorme disinformazione che continua ad esserci in Italia in merito all’rgomento ENERGIA ed al benessere e sviluppo che tale elemento ha sempre prodotto per quei Paesi che hanno potuto – nell’ultimo secolo – disporne in abbondanza ed a prezzi ragionevoli e competitivi.
Suggeriamo quindi a questi rappresentanti del popolo di approfondire le loro conoscenze, andando a visitare queste moderne struttre esistenti in numerosi altri Paesi, ma anche non lontano da dove professano la loro attività Parlamentare: a Civitavecchia, dove è in esecizio da circa 3 anni una delle più moderne centrali realizzate al mondo ed oggetto di visite tecniche di delegazioni da tutto il mondo.
Ebbene quella centrale è basata sulle stesse tecnologie previste per il progetto di Saline (con una potenza del 50% maggiore di quella prevista per l’area Grecanica).
Poi, se ritengono opportuno, sarebbe anche utile ed opportuno che si documentassero su come i Paesi più avanzati dell’Europa e del Mondo (cominciando dal G8) producono l’eletttricità a casa loro! Tutti superficiali ed ingenui i nostri concorrenti mondiali?
Suvvia, bando alla semplificazione ed alla demagogia dialettica, ma guardiamo alle cose concrete di cui la Calabria e l’Italia necessitano per il benessere e lo sviluppo di noi italiani.