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Il progetto SOS – Save Our Students Alla ricerca dei talenti dispersi, finalizzato a contrastare la dispersione scolastica e prevenire l’abbandono scolastico nelle scuole reggine, sta riscuotendo consensi unanimi sia da parte delle istituzioni che, soprattutto, delle famiglie e degli studenti.
Attraverso una metodologia studiata “su misura” ed al grande impegno delle organizzazioni che hanno dato vita al progetto, i risultati sono davvero di prim’ordine e, probabilmente, permettono una fotografia del fenomeno che è tra le più innovative in Italia.
COS’È LA DISPERSIONE, OGGI?
Malessere nel vivere la scuola. Malessere dei ragazzi, dei docenti, dei genitori. Fatica nel creare un clima collaborativo, nel risolvere i conflitti, nel dare a tutti le soluzioni migliori per facilitare i processi di socializzazione ed apprendimento dei ragazzi.
L’abbandono diventa più frequente nelle fasi di passaggio: è il momento in cui all’adolescente si chiede di decidere il suo futuro, in cui lascia un ambiente conosciuto ed approda nel mondo dei ‘grandi’. Nuova scuola, nuova classe, nuovi docenti, a volte la confusione diventa senso di inadeguatezza, voglia di cose più facili, progressivo abbandono…
Il progetto SOS – alla ricerca dei talenti dispersi ha scelto di dedicare le sue attività agli studenti di 3a media e 1° superiore, mettendo in campo una serie di iniziative per affiancare docenti e genitori e sostenere gli studenti nel momento in cui, statisticamente, si registrano più abbandoni.
La strategia scelta è semplice: migliorare la QUALITÀ DELLA RELAZIONE per migliorare la QUALITÀ DELL’APPRENDIMENTO. Attivare canali di dialogo e condivisione di esperienze. Contribuire a realizzare un luogo in cui i ragazzi desiderino restare, da vivere come occasione di crescita, un’esperienza preziosa e interessante per la propria vita piuttosto che una spiacevole parentesi da subire con il conseguente disagio e desiderio di scappar via appena possibile.
Abbiamo incontrato docenti scoraggiati, ma anche docenti che si sono messi in gioco. “A volte i ragazzi non seguono le lezioni, non entrano in sintonia col docente o, più semplicemente ‘non capiscono’ e mollano. Quando abbiamo proposto al docente di rivedere il proprio modo di insegnare, ci siamo scontrati con forti resistenze” riferisce Ester Praticò, pedagogista, tra gli esperti che si occupano della sperimentazione di nuove metodologie didattiche. “Con chi si è messo in gioco abbiamo cercato di capire perché alcuni studenti non seguono le lezioni, e con disincanto, il docente ha esaminato le sue modalità di insegnamento. Insieme abbiamo provato a creare moduli didattici che facilitassero l’apprendimento e suscitassero spontaneamente la curiosità di imparare cose nuove.
METODOLOGIE PER LA SCELTA DEL PERCORSO SCOLASTICO: Orientamento o marketing?
La dispersione scolastica è fatta anche di migrazioni da una scuola all’altra, causate da scelte prese senza dedicare il giusto tempo alla valutazione delle caratteristiche personali e dei punti di forza dei ragazzi. A volte, sia agli studenti che ai genitori mancano degli strumenti adatti per auto valutarsi.
Il progetto SOS – save our students ha giocato per questo una partita a tutto campo, con studenti, genitori, docenti, educatori del tempo libero. Un progetto ambizioso e non privo di difficoltà, ma con la soddisfazione riscontrata in chi vi ha preso parte a vario titolo ed i numeri che confermano un lavoro certosino, ma proprio per questo destinato a produrre effetti duraturi e non episodici.
Le azioni di accoglienza hanno coinvolto 56 docenti e 21 classi di 4 istituti scolastici, per un totale di 510 alunni. L’orientamento ha coinvolto invece 8 istituti secondari di primo grado. Le attività hanno interessato finora 10 docenti e 11 classi terze, per un totale di 250 ragazzi.
La sperimentazione di nuove metodologie didattiche è stata attuata in 5 Istituti scolastici, coinvolgendo finora 7 docenti, e 8 classi, per un totale di 175 allievi.
Infine, i percorsi extracurriculari, culminati nei campi scuola, hanno interessato 106 ragazzi, di 8 classi, provenienti da 4 Istituti scolastici. “Se sentirà sua la scuola, sicuramente non l’abbandonerà”. Forti di questa idea, le 7 associazioni che attuano il progetto SOS hanno regalato agli studenti l’opportunità di vivere un’incomparabile esperienza di crescita personale, partecipando ai campi scuola programmati da loro stessi. Quattro intere giornate in cui riscoprirsi come persone e, affrontando tematiche diverse, rafforzare il legame con la piccola comunità che è la classe.
Ad oggi 4 quelli realizzati. Il Campo scuola “Never back Down”, promosso dagli animatori del Ce.Re.So. presso il Liceo Artistico “Mattia Preti”: 28 ragazzi e 5 docenti, dal 14 al 17 aprile 2011, a Roccella hanno analizzato le tematiche relative al disagio adolescenziale.
Il Campo scuola “L’arcobaleno delle diversità”, svoltosi dal 28 aprile al 1 maggio 2012 a Gambarie in Aspromonte, ha coinvolto la Scuola Media Don Bosco in Pellaro. 33 studenti, accompagnati dai loro docenti e coordinati da animatori della cooperativa il Piccolo Principe, hanno potuto vivere ed approfondire il significato profondo del rispetto della persona e delle relazioni dialogando su integrazione tra le diversità.
Il campo scuola “Our camp“, ha visto protagonisti 25 alunni dell’Istituto Secondario di Primo grado “Galileo Galilei”, con la collaborazione degli educatori e volontari della cooperativa sociale Camelot. Ospiti della cooperativa sociale Il Segno e dell’associazione Goel a Fuscaldo (CS), in un articolato percorso di educazione ai temi della cittadinanza attiva e dello sviluppo sostenibile, hanno avuto modo di entrare in relazione con le storie di uomini e donne che hanno fondato i propri percorsi di vita su precise scelte di responsabilità civica e sociale.
Infine, il campo dal titolo “Più grande è la lotta, più glorioso è il trionfo”: 24 ragazze, provenienti da due classi dell’Istituto Magistrale T. Gullì, guidate da animatori e docenti, hanno approfondito argomenti relativi alla consapevolezza di sé e delle proprie emozioni, al confronto con l’altro e con la diversità, ai vissuti di disagio e di emarginazione, all’importanza della cooperazione sociale come risposta alle situazioni di malessere e difficoltà. L’esperienza residenziale si è svolta a Lecce dal 14 al 17 novembre, presso l’Istituto di Medicina Spirituale dell’Associazione Comunità Emmanuel, struttura che ha dato valore aggiunto all’esperienza in quanto contesto perfetto per promuovere la crescita personale e relazionale, non solo per le studentesse, ma per tutte le persone coinvolte.
Questo solo per dare un po’ i termini delle azioni dirette nelle scuole, perché i numeri del progetto sono ben più alti se si pensa ai visitatori-fruitori del sito di SOS ed ai partecipanti al grande evento iniziale del progetto, l’Open Space Technology, realizzato a ottobre 2011, con circa 120 partecipanti, tra ragazzi, docenti, rappresentanti del terzo settore e delle istituzioni e, non ultimi, genitori.
Qual è il senso di un progetto come SOS?
Quello di essere un vero e proprio cantiere aperto, sempre pronto al confronto, ai continui stimoli che arrivano dal mondo della scuola, a rimodulare, ripensare continuamente le azioni, perché siano sempre più rispondenti alle necessità effettivamente rilevate e quindi decisamente più efficaci.
Qual è la novità?
SOS non intende diventare solo un format da riproporre pedissequamente, ma essere una fucina di idee, un tavolo di confronto e di condivisione di esperienze virtuose, grazie soprattutto allo specifico spazio virtuale sul sito del progetto, in cui chiunque, registrandosi, può mettere in comune o visionare buone prassi sperimentate.
Quale eredità intende lasciare?
Innanzitutto la continuità. SOS si concluderà ufficialmente a giugno con la chiusura dell’anno scolastico in corso, ma la sua azione continuerà attraverso una serie di strumenti messi in campo fin da ora e pensati appositamente per essere utilizzati in assoluta autonomia da scuole, docenti, genitori, ragazzi che se ne vorranno avvalere.
Pensiamo in particolare all’esperienza acquisita da chi – soprattutto docenti – ha incrociato il percorso di SOS e, avendone riscontrato l’utilità, ne farà senz’altro tesoro e anche nel trasmetterlo ad altri.
I mesi a venire saranno l’occasione per approfondire i percorsi sperimentati e per allargare e consolidare ulteriormente la rete.
A breve, oltre al regolare proseguimento delle azioni di orientamento, sperimentazione delle metodologie didattiche, percorsi extracurriculari, sono previsti due eventi all’insegna dello spirito che ha caratterizzato SOS:
– un incontro in plenaria con tutti i ragazzi protagonisti delle varie azioni del progetto. In tale occasione, pensata secondo la modalità della progettazione partecipata, i ragazzi potranno, anche in base alla personale esperienza vissuta nel progetto, fare proposte per migliorare il vivere la scuola per chi verrà dopo di loro;
– un evento finale, che coinvolgerà tutti i partner e le scuole coinvolti nel progetto. Sarà rivolto a tutta la città.
Dunque, con grande forza, tutti i partner del progetto, partendo da una mission che si può riassumere in poche, semplici parole “Far star bene i ragazzi a scuola”, sono in piena corsa per completare un percorso di grande qualità per la scuola reggina e, soprattutto, per quei soggetti che hanno necessità di un supporto per migliorare il proprio coinvolgimento e, di conseguenza, l’apprendimento.
Un progetto estremamente articolato, sviluppato su più azioni e portato avanti da 7 enti del terzo settore – grazie al contributo di Fondazione con il Sud – Associazione Azimut, capofila, insieme ad Associazione Pronexus, Associazione Cereso, Cooperativa Sociale Piccolo Principe, Cooperativa Sociale Camelot, Fondazione La Provvidenza, Consorzio Comes – in partenariato con 3 istituti scolastici secondari di secondo grado – Convitto Nazionale di Stato “T. Campanella”, Istituto Magistrale “T. Gullì”, Liceo Artistico “M. Preti” – e 2 secondari di primo grado – il “Don Bosco” e il “Galileo Galilei” -.
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