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Il Comando Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari e il Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno condotto un’ operazione contro il sistema degli illeciti finanziamenti comunitari nel comparto agro-alimentare destinati alla Regione Calabria, nel cui ambito è emersa una fitta rete di complicità tra operatori del settore e addetti ai controlli, risultati contigui all’ndrangheta nelle sue articolazioni territoriali operanti in Africo Nuovo e San Luca.
L’attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria riguarda 48 indagati di cui 12 tratti in arresto in esecuzione di ordinanza emessa dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria.
Nei confronti dei soggetti indagati, a vario titolo, sono emerse responsabilità per i reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (ex art. 640 bis C.p.), falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico (ex art. 483 C.p.), falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (ex art. 479 C.p.) per aver percepito illecitamente finanziamenti comunitari per un valore complessivo di circa 1 milione di euro.
L’attività investigativa ha consentito di accertare che il gruppo affaristico avvalendosi della fitta rete di complicità di diversi operatori dei Centri di Assistenza Agricola e di alcuni organi di controllo amministrativi ha tenuto le seguenti condotte fraudolente:
– fittizia dichiarazione all’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura, da parte di 30 allevatori, di consistenze aziendali di centinaia di capi ovicaprini in realtà inesistenti o con dati di consistenza maggiorati, anche allo scopo di ottenere dal Servizio Veterinario il codice ed il registro aziendale necessari per presentare le istanze di finanziamento;
– connivenza di ispettori degli Uffici Provinciali Agricoltura incaricati dei controlli, i quali, all’atto delle verifiche loro delegate dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura, nella qualità di pubblici ufficiali attestavano in verbale la presenza in allevamento di ovicaprini in realtà mai posseduti dagli allevatori;
– complicità dei responsabili di alcuni Centri di Assistenza Agricola i quali, ancorché “incaricati di Pubblico Servizio”, inserivano nel Sistema Informativo Agricolo Nazionale domande di pagamento incomplete o riportanti dati palesemente falsi, contribuendo alla truffa posta in essere dagli allevatori.
Le irregolarità accertate hanno riguardato anche il settore olivicolo con il coinvolgimento di gestori di frantoi ed ispettori delegati al controllo. Nel caso di specie, i titolari delle aziende del comparto attestavano falsamente l’esistenza di consistenti estensioni di fondi coltivati ad uliveto per i quali venivano percepiti aiuti comunitari in relazione a quantitativi di olio fittiziamente prodotti. I gestori dei frantoi, quali certificatori, rilasciavano documentazione attestante la falsa quantità di olive molite.
Le investigazioni si sono avvalse delle “analisi di rischio” fornite dall’Agenzia per le Erogazioni Agricoltura e di rilevazioni geosatellitari del territorio, ed hanno permesso un’articolata attività di verifica tecnico-finanziaria sulla base dei controlli incrociati sul Sistema Informativo Agricolo Nazionale e sulle Banche Dati dell’Anagrafe Zootecnica di Teramo e dell’Agenzia del Territorio.
Un altro aspetto importante dell’operazione è quello riguardante l’aggressione anticipata ai patrimoni criminali illecitamente perseguiti per rendere più incisiva la tutela della legalità anche nel sistema degli aiuti al comparto agroalimentare.
Sono stati eseguiti anche i provvedimenti di “sequestro preventivo” “per equivalente” previsti dall’art. 321 c.p.p. di conti correnti, terreni, fabbricati e auto di grossa cilindrata per il valore equivalente di circa 1 milione di euro pari al valore degli illeciti finanziamenti comunitari accertati nelle campagne agricole dal 2004- 2008.
L’aggressione ai patrimoni illeciti nelle frodi comunitarie è di fondamentale importanza perché in base alla normativa comunitaria l’entità dell’illecito finanziamento sottratto illegalmente al budget comunitario è posta a carico dello Stato membro almeno nella misura del 50% ma anche oltre se lo Stato si rileva inadempiente rispetto agli obblighi comunitari.
Inoltre le azioni di recupero avviate dai Nuclei Antifrodi Carabinieri d’intesa con l’Autorità Giudiziaria sono rivolte anche a tutelare il regime di concorrenza e la libertà dei mercati che sono così alterati dalla condotta disonesta di chi accede illecitamente a finanziamenti comunitari.
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