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Fa discutere l’inchiesta giornalistica de “Il Venerdì della repubblica” dell’8 novembre 2019 di Marco Cicala dal titolo “Sulla strada della ndrangheta”. Non è piaciuto a quanti hanno un’idea completamente diversa di questa terra, martoriata da anni di cattiva politica ed inerzie Istituzionale.
Su Facebook infiammano le reazioni
Ci ha particolarmente colpito il pensiero di questa giovane ragazza, che per lavoro da qualche tempo si trova in Calabria, e che offre una visione ben diversa dalla realtà mostrata da Il venerdì di Repubblica nell’inchiesta. Lo fa con un post su facebook, che assume un valore fondamentale proprio perchè scritto da una bolognese, che ha avuto modo di guardare con occhi diversi il nostro territorio.
IL POST
Premetto che dico queste cose da bolognese, nata e cresciuta a Bologna, che in Calabria si è trovata da due anni a questa parte per lavoro e che porterà questo tratto di costa sempre nel cuore. Vi assicuro che è uno dei tanti posti poco conosciuti, poco apprezzati e poco valorizzati, certo con i suoi difetti (chi non ne ha?), ma belli da togliere il fiato e che con mille difficoltà cerca di farsi conoscere e apprezzare per quello che è davvero: un piccolo grande pezzo del nostro Bel Paese.
Ho avuto modo di leggere questo articolo di Marco Cicala nel Il venerdì di Repubblica. Si vorrebbe raccontare la ‘Ndrangheta percorrendo la SS 106 Jonica che, per chi non la conosce, è la strada che percorre la costa Jonica da Reggio Calabria fino a Taranto.
Parliamo di una terra che proprio da questi luoghi comuni vuole essere liberata, che con fatica e con le proprie forze (perché le istituzioni spesso mancano) cerca in tutti i modi di farsi conoscere al mondo per le bellezze che può offrire. Se con enormi sforzi le popolazioni che abitano questa costa riescono a fare un piccolo passo avanti, pubblicità di questo tipo le fanno precipitare nuovamente nel baratro, creando nuovamente i soliti pensieri che l’Aspromonte è pericoloso, che la Calabria è terra di nessuno e che sono luoghi irrecuperabili e che non valgono una mezza visita.
Il venerdì di Repubblica
Come si può definire “inquietante” Pietra Cappa? Io vedo un maestoso monolite, riconosciuto come area SIC (Sito di Importanza Comunitaria). Merita solo di essere visto almeno una volta nella vita e che non si può categorizzare solo perchè qualcuno, in passato, lo ha scelto per poco nobili gesti. Come si può pensare di stranirsi se qualcuno ti dà la possibilità di pranzare, anche se un pranzo a base di capra?
Io vedo solo la sconfinata ospitalità che tutti noi sappiamo essere tipica del Sud, e che lungo la Statale 106 non è da meno. Ci sono persone che sono legate spiritualmente alle celebrazioni per la Madonna di Polsi, senza fini criminali, senza fini cattivi, senza secondi fini. Solo intima spiritualità religiosa, quella che veniva insegnata dai propri genitori, e prima ancora dai propri nonni. E così indietro nel tempo, dove si perdono le origini di questa festa, la cui dinamica, anche se cambiata nel tempo, andrebbe ricordata e studiata. Invece di essere ancora una volta negativamente additata, offendendo chi, appunto, in questi eventi Crede davvero.
Le bellezze della zona
Parliamo pure di queste cose, lungo la Statale 106 Jonica, non vale la pena però raccontare di:
- borgo di Pentedattilo
- Parco Archeologico di Brancaleone Vetus
- casa del confino di Cesare Pavese
- agavi che crescono lungo la ferrovia (nella foto di Carlo Scuderi) e alle quali fa da sfondo il mare che ha custodito e restituito i Bronzi di Riace
- Parco Archeologico di Lazzaro
- Villa romana di Casignana con i suoi mosaici
- Sinagoga di Bova Marina, la più antica in Italia assieme a quella di Ostia
- Parco Archeologico di Locri e di Monasterace
- immense fiumare che dall’Aspromonte si aprono fino al mare e ancora sovrastate dai ruderi dei castelli normanni e dalle torri costiere che una volta questi luoghi li difendevano invece di abbandonarli
- borghi dove ancora si parla un dialetto che sa di greco antico (una delle poche cose positive più o meno citate nell’articolo)
- ulivi secolari e dei vigneti a perdita d’occhio che una volta rifornivano le cantine dell’antica Roma
- palmenti rupestri che ancora costellano l’entroterra della Locride
- centinaia di brave persone in gamba, oneste, ospitali che si possono trovare in tutti i paesi attraversati da questa bellissima SS 106 Jonica.
E anche se trovi un ragazzino che fuma (e quale ragazzino, al giorno d’oggi, purtroppo, non fuma anche nel centro storico di Milano?) si farà in quattro anche solo per darti un’indicazione stradale, mentre ti chiede se hai da accendere. Non dico che si debba far finta che certe cose nella storia, più o meno recente, non siano accadute. Perchè però parlare sempre delle stesse? Parliamone, ma parliamo anche di altro o assieme ad altro.
Il nostro pensiero
Un pensiero che noi della redazione di Ntacalabria.it cogliamo ed apprezziamo, consci di offrire ai nostri lettori una visione diversa dai soliti stereotipi che forse fanno più male dell’abbandono in cui versa questa terra, e più specificatamente la costa ionica reggina, dove scorre questa importante arteria stradale battezzata come statale della morte, ma che in realtà ha anche qualcosa di buono da poter raccontare.
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