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A leggere i giornali in questi giorni e a giudicare da alcuni “numeri”, la situazione dell’aeroporto dello Stretto appare drammatica. I motivi di preoccupazione sono diversi, purtroppo numerosi:
– i dati di bilancio: €1.472.292 di perdita nel 2013; un rapporto tra ricavi di esercizio e costi di gestione inferiore al 40%;
– morosità dei soci (Regione, Province di Reggio e Messina, Comune di Reggio) per un ammontare di 10 milioni €;
– andamento dell’offerta di trasporto aereo piuttosto schizofrenico: compagnie che appaiono e scompaiono come meteore, programmi di voli turistici promossi dalla Regione fantasiosi (come i voli charter dalla Russia, rivelatisi un flop), Alitalia che riduce la propria presenza in riva allo Stretto;
– traffico passeggeri in diminuzione: appena 560 mila passeggeri nel 2013, e si rischia di scendere sotto i 500 mila nell’anno in corso; siamo lontani dalla soglia rassicurante del milione di utenti/anno che farebbe sperare in una diversa considerazione a scala nazionale; nel mentre l’aeroporto di Lamezia ha superato i 2 milioni di utenti e si avvia verso i 2,5 milioni;
– incapacità di accrescere il bacino di utenza potenziale in ragione di modeste politiche finalizzate a migliorare l’accessibilità dello scalo;
– litigiosità estrema tra i politici che amministrano Regione e Provincia e si rinfacciano le responsabilità del disastro, pur essendo alleati nelle sedi di governo;
– le tensioni vissute dai lavoratori e dalle professionalità su cui ricade purtroppo un senso di scoramento, di precarietà e di incertezza sul futuro, condizioni che non stimolano certo ad operare in serenità e quindi al meglio
Ma non è tutto; a guardare un poco oltre si scorgono altre nubi minacciose:
– l’aeroporto non possiede un piano di interventi;
– il pontile di San Gregorio non è mai diventato operativo;
– presso la stazione ferroviaria, inaugurata in pompa magna un anno fa, non sale e non scende nessuno;
– i servizi autobus verso Messina e la Provincia non sembrano attrattivi.
E inducono ad essere pessimisti ancora alcune scelte a scala nazionale che i politici locali sembrano disconoscere. Nulla dicono ad esempio Fedele, Raffa o i big del PD circa la recente eliminazione del raccordo ferroviario fra la stazione marittima e la stazione Lido ad opera di RFI; l’operazione subdola condotta da Ferrovie dello Stato ha minato alla base una potenzialità ragguardevole, quella del collegamento ferroviario diretto dal porto all’aeroporto; appena 10 minuti di viaggio, in condizioni di sicurezza affidabilità, sfruttando e incentivando peraltro le dinamiche di trasporto fra Messina e Reggio Calabria. I politici locali hanno anche dimenticato che sull’aeroporto di Reggio pende la spada di Damocle alzata dal Governo Monti, nel 2013; il Ministro Passera nel suo Piano Aeroporti, ha delineato una brutta prospettiva per il nostro scalo. La Calabria è vista come un unico bacino e si specifica che: gli aeroporti presenti in ciascun bacino possono essere considerati di interesse nazionale solo se si realizzano due condizioni: “che l’aeroporto sia in grado di esercitare un ruolo ben definito all’interno del bacino, con una sostanziale specializzazione dello scalo”; “che l’aeroporto sia in grado di dimostrare il raggiungimento dell’equilibrio economico-finanziario, anche a tendere, purché in un arco temporale ragionevole”. Condizioni che evidentemente non si è in grado di rispettare. Nelle stanze romane si sussurra che il Tito Minniti è già condannato; potrebbero venir meno, a breve, i servizi erogati da ENAC ed ENAV; e se gli Enti Locali non saranno in grado di assumere i nuovi pesanti carichi gestionali in sostituzione (già non sostengono i carichi attuali), il declassamento o la chiusura diventeranno una triste realtà.
E’ possibile rilanciare l’aeroporto. Ma occorre assumere scelte decise e lungimiranti. Si ritiene necessario in primo luogo una classe dirigente autorevole: uomini di governo capaci, competenti, appassionati, disinteressati. Una governance dell’aeroporto tecnica di primo livello, non sottostante alla prassi delle nomine politiche di parte, capace anche di dare serenità e prospettive alla comunità e ai lavoratori. Un piano di interventi organico strutturato e misurato con il Governo Centrale, a costo di farne una vertenza nazionale. Un piano integrato di trasporti pubblici per favorire l’accesso rapido e affidabile dal Messinese e da un ampio bacino calabrese (non comprendiamo la proposta avanzata da alcuni esponenti PD reggini, nell’ombra, di istituire corse bus dalla Locride verso Lamezia). Un potenziamento dei servizi ferroviari da e per l’aeroporto, a partire dal collegamento porto-aeroporto sincronizzato con gli orari dei voli. Una politica di marketing seria e mirata al rafforzamento dell’offerta di trasporto aereo, guardando anche ai voli interregionali e al Mediterraneo. Se davvero si vuole pensare a Reggio come Città Metropolitana, città euro-mediterranea, città turistica, bisogna volare alto; altrimenti stiamo scherzando col fuoco. Come può solo immaginarsi di volere valorizzare Reggio, il suo patrimonio paesaggistico e artistico, a partire dai Bronzi di Riace, senza dotare la nostra città dei prerequisiti per potere sopravvivere e crescere?
Altro che Modello Reggio.
Domenico Gattuso
candidato alla Presidenza della Regione Calabria con la lista “ L’altra Calabria”
Stefano Morabito
candidato a Sindaco con la lista “Per un’Altra Reggio”
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