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di Pasquale Faenza
Il restauro del pavimento musivo dell’aula della preghiera, rinvenuto nel sito archeologico di san Pasquale, frazione di Bova Marina (RC), è stata una eccezionale occasione per visionare dettagliatamente una delle più interessanti testimonianze storico-artistiche non solo della Calabria ma in generale dell’interno bacino del Mediterraneo. Il mosaico pavimentale si caratterizza, infatti, per essere uno dei più grandi pavimenti musivi realizzati per abbellire una sinagoga ebraica nel corso del IV secolo d. C., la seconda per antichità nel territorio italiano. L’opera, in realtà, è il risultato di diversi interventi di “restauro” eseguiti in un arco cronologico che va dal IV fino alla fine del VI sec. d. C.. Di questi interventi il più rilevante è di la monumentalizzazione dell’edificio, avviata al principio del VI secolo d. C, in età bizantina, quando fu costruita un’abside, estendendo la decorazione musiva in corrispondenza del bema.
Il mosaico pavimentale della sinagoga di Bova Marina, rinvenuta nel 1983 in concomitanza alle costruzione della ss 106, fu staccato dal sito originario dalla Scuola del Mosaico di Ravenna e conservato inizialmente a Reggio C. nei depositi della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria. Dopo circa tre lustri fu esposto presso i locali dell’Istituto Ellenofono, in attesa della definitiva musealizzazione dell’Antiquarium del Parco Archeologico “Archeoderi”, a pochi metri del sito originario, del quale è attualmente possibile visionare gli interi ambienti dell’edificio sinagogale.
Il restauro del mosaico, coadiuvato dalla ditta “Materia e Immagine” di Pasquale Faenza è stato inizialmente concordato con la Dott.ssa Emilia Andronico e successivamente seguito dalla Dott.ssa Rossella Agostino, la quale ha filologicamente optato per un intervento di stampo brandino, al fine di rispettare il piu possibile le valenze storico-artistiche dell’opera. Tali decisioni hanno quindi garantito la possibilità di eseguire la ricollazione dei 17 frammenti musivi senza integrare lo schema grafico della composizione , in quanto mancano indicazioni esaustive circa la compagine figurativa originaria. Il restauro ha inoltre comportato interventi di pulitura delle tessere musive, che hanno consentito una più efficace lettura del testo figurativo, evidenziando le matrici artistiche di stampo nordafricano e rilevando interessanti dati tecnici sull’esecuzione dell’opera e sulla sua travagliata vicenda storica, interrotta bruscamente nel corso di un incendio alla fine del VI secolo d. C.
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