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Arriverà in Calabria il 19 agosto prossimo Cécile Kyenge, Ministro all’Integrazione e, nell’occasione, ritirerà il riconoscimento “Donna fuori dagli abissi” legato alla manifestazione “Il Jazz incontra la Fata Morgana”, svoltosi lo scorso 6 agosto nella Rotondetta del Lungomare di Reggio Calabria. Si è concluso venerdì sera il “Festival Ecojazz 2013” e,arrivati alle ventiduesima edizione, tocca all’ideatore e promotore dell’evento, Giovanni Laganà, fare un bilancio della manifestazione con la promessa che l’impegno, fatto da tanti di musica jazz e vicinanza alle vittime di tutte le ingiustizie, continuerà anche negli anni a venire.
«E’ stato un bel festival – chiarisce il patron – poiché ha rispettato il leit motiv “dostojevskiano” sulla bellezza capace di salvare il mondo». Si è trattato dunque di «Un viaggio bellissimo le due sponde del tempo – prosegue Laganà – tra l’alba ed il tramonto. Va sottolineato che è mia intenzione continuare nella “malcelata” speranza che, occasioni come questa, possano essere un contributo determinante affinché in questa città si ricerchi la bellezza e ci siano stimoli per i cittadini per rimettere Reggio, dopo questo difficile momento, su una posizione migliore e positiva».
Già in sede di presentazione dell’evento era stato il presidente della Provincia, Giuseppe Raffa, ad assicurare i tentativi necessari perché il fenomeno della Fata Morgana, data la peculiarità, possa essere riconosciuto come bene dell’umanità ed a questo discorso che Laganà ritorna.
«Credo che il tema che noi affrontiamo come concerto di apertura, quello della Fata Morgana, possa rappresentare uno stimolo per spingere i nostri amministratori a valorizzare l’area dello Stretto. Sarebbe un altro pezzo di un puzzle per dare alla città il riconoscimento di una sua caratteristica unica». Quanto al coinvolgimento del pubblico Laganà si dice «contentissimo perché c’è stata una grande partecipazione. Durante l’alba abbiamo distribuito quasi cento rose a tutte le donne, proprio per coltivare questa ricerca della bellezza che crei partecipazione alla vita sociale, per viaggiare e fantasticare con la mente su questi due fenomeni, alba e tramonto, che si ripetono dalla notte dei tempi. Dunque l’alba come inizio di un nuovo impegno nel sociale e i tramonti meravigliosi con la volontà che anche domani anche il sole possa risollevarsi per risvegliarci sempre alla ricerca del bello».
Laganà è stato soprannominato il “pirata del jazz”, ma lui si definisce un “operaio”. «Quando vedo le persone che magari mi sorridono, per l’abbigliamento da fatica, sono felice e sono sicuro che la gente capisce il mio impegno e il mio sforzo per rendere più significative queste serate Per me toccare l’animo delle persone è uno stimolo sufficiente per continuare a pensare al festival con tutte le difficoltà che ci sono, per riproporlo nel tempo – e poi conclude – prendo l’impegno di mettercela tutta perché l’evento si riproponga nella sue espressioni più significative. Perché questo “festival dal particolare significato jazzistico nella sua povertà riesca sempre a diversificarsi e ad essere se stesso».
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