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Fonte: Giornalisti Calabria
Se l’è vista brutta Antonino Monteleone, il giovane giornalista reggino che lavora per la trasmissione “Exit” di La7. Ha rischiato il linciaggio durante la presentazione della ricandidatura di Letizia Moratti a sindaco di Milano.
Prelevato dagli uomini della sicurezza del Palasharp, mentre il pubblico inferocito gli urlava “fuori, fuori”, ha dovuto sopportare anche la facile ironia di Silvio Berlusconi che, con il teatrale gesto di arrotolarsi le maniche della giacca, gli ha gridato: “Ci vediamo fuori che le spiego. A noi liberali non verrebbe mai in mente di disturbare la comunicazione di un leader della sinistra, anche qui dimostrate quanto siete illiberali. Anche questi comportamenti invitano a votare per la libertà”.
Quando Nino Monteleone è stato sbattuto fuori dal Palasharp, il premier ha ringraziato i fans affermando di essere “abituato a molto peggio”. Peccato che l’unica colpa di Nino Monteleone sia stata quella di cercare di fare al meglio il mestiere di cronista, nel tentativo di intervistare il vero contestatore di Berlusconi, un brillo settantenne che ha urlato “ladro” al presidente del Consiglio “colpevole”, a suo giudizio, di non aver fatto nulla per i pensionati.
“Mi ero solo avvicinato per intervistare il contestatore – ha, infatti, spiegato Monteleone – ritenendo alquanto strano che ci fosse qualcuno che, nel tempio del Pdl, urlasse contro il premier”.
Al giovane giornalista i fans di Berlusconi hanno scaricato addosso i luoghi comuni a cui i cronisti sono, ormai, abituati: “Ridicolo! Ora diventerai famoso, no? Torna ad Annozero! Tu alla Rai rubi i nostri soldi!”. Poco importa che il malcapitato tentasse di spiegare che lavora ad Exit. “Scommettiamo che venderai il filmato a Santoro?”, gli ha urlato un altro, mentre in molti erano sul punto di linciarlo.
Intanto, il vero contestatore, accompagnato fuori dal palasport, accusava un leggero calo di pressione e veniva identificato dalle forze dell’ordine che notavano anche un po’ di comprensibile “allegria”, probabilmente dettata da uno stato di ebrezza. Una vecchia conoscenza, già notata in manifestazioni contro il premier svoltesi davanti al Palazzo di Giustizia di Milano.
“Un solidale abbraccio” a Nino Monteleone viene espresso dal segretario del Sindacato dei Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, componente della Giunta Esecutiva della Fnsi. Ricordando che, il 5 febbraio di un anno fa, al giovane giornalista fu incendiata l’automobile, parcheggiata nei pressi della sua abitazione di Reggio Calabria, Carlo Parisi sottolinea che le indagini dell’operazione “Epilogo” accertarono che l’attentato era stato compiuto dalla cosca di ’ndrangheta Serraino, “disturbata” dai servizi di Nino Monteleone.
Un’operazione che ha portato all’arresto di 22 persone, confermando che “l’unica strada per riaffermare la legalità è quella di smascherare i responsabili ed assicurarli alla giustizia. Un episodio, quello dell’accertamento dei responsabili di attentati e minacce ai giornalisti, purtroppo rimasto isolato”.
Uno strano destino quello di Nino Monteleone che, dopo le minacce della ‘ndrangheta, ha rischiato la pelle, assediato dai fans del Presidente del Consiglio.
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