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Accogliamo e rilanciamo l’appello diramato dal Coordinamento Portuali di Gioia Tauro, e invitiamo tutte e tutti a partecipare alla manifestazione che si terrà mercoledì 23 novembre, a partire dalle ore 9.00 presso la sede dell’Autorità Portuale di Gioia Tauro.
Dobbiamo stringerci attorno a questi lavoratori che per anni hanno garantito al porto pianigiano il primato nel Mediterraneo e, per gli amanti degli indici economici, fatto registrare più del 50% del Pil privato dell’intera regione Calabria: non certo assenteisti o fannulloni, come a qualcuno ha fatto comodo dipingerli, ma lavoratori quindi con un altissimo livello di produttività.
Chiudere il porto di Gioia Tauro per la Piana avrebbe effetti proporzionali alla chiusura di Mirafiori per Torino, ed è proprio questa paura, questa minaccia che ha fatto sì che fossero approvati degli accordi capestro che oggi vedono più di 400 lavoratori in Cassa Integrazione a zero ore a rotazione, con la piena discrezionalità della MCT di stabilire chi e quando deve lavorare e chi no!
Mentre è paradossale constatare che l’attuale crisi del porto sia da attribuire all’abbandono della Maersk, una delle maggiori compagnie di transhipment, socia di minoranza della stessa MCT, terminalista-monopolista del porto di Gioia Tauro.
La crisi del porto è di natura assolutamente speculativa, finalizzata a un ridimensionamento delle movimentazioni e delle risorse impiegate: l’intenzione è di portare il numero dei dipendenti a 600-700, con buona pace di quelle famiglie che si ritroveranno senza stipendio.
Tutto questo mentre gran parte dell’area portuale non viene utilizzata, quando Gioia Tauro, per caratteristiche e dimensioni, farebbe gola alle grandi società terminaliste del mondo. Ma invece si continua a subire i ricatti della MCT e a proporre come prospettiva il rigassificatore di San Ferdinando e la “piastra del freddo”, panacea di tutti i mali del porto e della Piana per i “soliti”, pietra tombale per il porto e bomba ad orologeria per la Piana per chi ama e difende questi territori.
Non possiamo continuare ad ascoltare silenti la classe politica calabrese che dice tutto e il contrario di tutto, che continua a parlare di lavoro e sviluppo seguitando a favorire gli interessi dei grandi gruppi privati a discapito dei nostri, che continua a esaltare la “politica del fare” quando i 450 milioni di euro dell’APQ stanziati da oltre un anno sono ancora fermi: facciamo sentire anche a Gioia Tauro quel Mo Basta! che in tante piazze calabresi, grazie alle realtà che aderiscono alla RDT “Franco Nisticò”, si sta sentendo gridare sempre più forte per difendere questa terra e la dignità dei suoi cittadini!
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