Questo post é stato letto 23910 volte!
Edio Costantini <Fuori dallo Sport Dirigenti “Affaristi”
UN NUOVA CLASSE DIRIGENTE PER UNA RINNOVATA “MISSIONE” EDUCATIVA
Il CSI presenterà nei prossimi giorni il Festival Nazionale dello Sport Educativo Reggio Calabria SportinFest 2010
In questi ultimi giorni la questione dei dirigenti sportivi corrotti e, peggio ancora, in odore di mafia, è tornata pesantemente alle cronache con la presentazione del libro: Le mafie nel pallone del giornalista Daniele Poto, edito dal Gruppo Abele Edizioni, con una prefazione di Gianni Mura, in uscita nelle librerie a settembre.
Riciclaggio di soldi mediante sponsorizzazioni, partite truccate, scommesse clandestine, presidenti prestanome: per le mafie il mondo del calcio rappresenta un grandissimo affare, sia dal lato degli ultras, sia da quello delle scuole di calcio, sulle quali i boss hanno ormai messo le mani.
Il Csi di Reggio Calabria impegnato da anni a promuovere itinerari sportivi-educativi sul territorio di Reggio Calabria,nei giorni scorso ha incontrato il Presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo Sport e Consulente dell’Ufficio Sport della CEI Dott. Edio Costantini,<Oggi per i clan, infatti, le squadre sono una garanzia di visibilità, un mezzo per controllare il territorio e arruolare nuove leve, riciclare denaro. Secondo Daniele Poto, si tratta di una realtà inquietante, poiché i collegamenti e le collusioni con le mafie sono vastissimi, sono oltre 30 i clan coinvolti, e il fenomeno ha origini lontane nel tempo, diffuso com’è tanto al centro-sud quanto al nord d’Italia.
Sono molte le voci che si levano a deprecare questo stato di fatto. Pochi sono coloro che tentano un’analisi seria per capire le ragioni di questa situazione ed insignificanti sono le proposte su ciò che bisogna fare per uscire dalla crisi.
Il sistema del calcio italiano, dorato ma dai piedi d’argilla, fondato su una bolla economica, mediatica, politica, morale… è una prigione in cui sono rinchiusi i suoi principali attori: i giocatori, i presidenti, i giornalisti, i tifosi come afferma Alessandro Leogrande, nel libro Il Pallone è tondo (Edizioni L’Ancora, 2005).
Un detto tradizionale sostiene che “il pesce puzza dalla testa”. Il vero problema da affrontare, sia nel calcio e sia nell’intero sistema sportivo italiano, è la questione dei dirigenti, una questione che coinvolge, con riflessi diversi, anche il mondo dello sport di base.
Come nello sport professionistico, anche in quello dilettantistico e amatoriale si nota, da una parte, una sorta di «sfinimento» della classe dirigente «anziana» e dall’altra l’emergere di una nuova classe dirigente con scarse qualità strategiche e tutta appiattita sulla voglia di fornire servizi sportivi collaudati al mercato, muovendosi più come prestatori d’opera che come gente animata dalla voglia di educare e di dare risposte autentiche ai bisogni umani profondi dei giovani in particolare. Abbiamo bisogno di un rinnovamento culturale e morale della classe dirigente. Se il Papa auspica “una nuova generazione” di politici, significa che una attuale non c’è. O se c’è, non è soddisfacente. La stessa cosa vale per il variegato mondo dello sport e la «missione» educativa che ne deriva. È difficile che questo possa avvenire in Italia se il popolo cristiano che c’è in questo Paese non sentirà il desiderio di esercitare fino in fondo la propria responsabilità politica ed educativa anche nel variegato mondo sportivo.>
Il monito della CEI trova d’accordo il Presidente del CSI di Reggio Calabria Paolo Cicciù <Serve “generare” una nuova classe di dirigenti sportivi cattolici, qualificati e motivati, capaci di promuovere modelli credibili di sport educativo ma soprattutto capaci di avere a cuore il destino e la vita dei ragazzi di “una nuova generazione” di questa nostra Italia. L’associazionismo sportivo è potenzialmente uno strumento «miracoloso», perché può offrire a tutti i ragazzi, attraverso l’opportunità dello sport, il modo di imparare a lottare, di impegnarsi per migliorare, di vivere la vita come corsa verso un traguardo da conquistare giorno per giorno. Ma non è solo l’associazionismo sportivo a dover prendere coscienza di questa straordinaria missione, anche le istituzioni e tutta la società civile devono convincersene, comprendendo che la società sportiva è un bene pubblico, e perciò va sostenuta, incoraggiata e aiutata a svolgere bene e fino in fondo il suo ruolo educativo e sociale. Nei prossimi giorni presenteremo alla Città la 1° Edizione del Festival Nazionale dello Sport Educativo “ ReggioCalabriaSportinFest2010” .La manifestazione ,unica nel suo genere in Italia, ha l’obiettivo di promuovere itinerari sportivi,educativi e formativi. Tante gli eventi promossi dal CSI,troviamo la Presentazione del campionato nazionale di calcio a 5 Femminile,la Notte Rosa 2010. Per passare a Stadium:lo Sport incontra la Piazza che si terrà a Piazza Duomo durante la Settimana Sociale dei Cattolici. Due gli eventi di punta del Festival. Il Gran Galà CSI 2010 al Teatro Cilea.. Al galà CSI parteciperà un Testimonial del mondo del Calcio professionistico. Ancora Top Sicret il nome. Il Festival si concluderà con il Convegno Nazionale “Essere Dirigenti Sportivi”. I particolari dell’evento e le altre manifestazioni inserite nel Festival saranno presentati nelle prossime settimane. Il Festival aprirà ufficialmente anche l’anno sportivo del CSI di Reggio Calabria> Conclude Edio Costantini< Oggi il mercato dello sport si è impadronito di una fetta importante di “clientela”, con il sorgere ovunque di centri sportivi tutti dediti a scolpire e modellare corpi, e tantissimi altri impegnati a costruire torneifici di calcetto “usa e getta”. Da quando una parte dello sport si è trasformato in mera agenzia di fornitura di servizi sportivi, ha fatto lievitare organizzazioni di tutte le razze, vere aziende con un enorme fatturato. Lo stesso mondo del volontariato sportivo, così esaltato e così nobile per aver gestito e fatto crescere l’intero sistema sportivo nazionale, si è “inquinato” di affarismo e talvolta, duole dirlo, di malaffare.. Vale la pena chiedersi come si può arrestare la deriva, come è possibile, senza stravolgere gli aspetti positivi dell’attuale sistema sportivo, modernizzare l’offerta, in particolare restituendo alla pratica sportiva di base quel ruolo educativo capace di far crescere generazioni di ragazzi senza l’ossessione di diventare campioni a tutti i costi ma solo bravi cittadini. È questo lo sforzo lodevole che sta compiendo la commissione promossa dal Ministero dello sport e delle politiche giovanili per ridare uno spessore culturale all’attività sportiva ed affermare il diritto e la necessità di una pratica sportiva socialmente orientata e che sia parte dei diritti di cittadinanza. Non siamo così ingenui da non capire che in questo momento il sociale è strutturalmente debole e marginale, e quindi difficile da sostenere. Ma il tentativo va fatto. Una larga fascia della nostra gioventù sta sperimentando sulla propria pelle la sofferenza della smarrimento e della solitudine, mentre le sue provocazioni e i suoi perché restano senza risposta. Uno sport più lontano dal mercato e più vicino alla persona sarebbe il benvenuto.>
UFFICIO STAMPA CSI REGGIO CALABRIA
Questo post é stato letto 23910 volte!