Questo post é stato letto 22830 volte!
di Francesco Iriti
Il CSI lancia una nuova sfida:realizzare in Calabria dieci nuovi luoghi educativi
«Ci fosse ancora l’Oratorio di una volta»: la nostalgia dell’oratorio di trenta e più anni fa è un sentimento che traspare spesso dalle parole di chi si trova a commentare lo stato di abbandono, e di «maleducazione», che attanaglia una quota significativa della nostra gioventù. Tornare all’antica sicurezza dell’oratorio quale luogo educativo di tutti i ragazzi è la medicina che si invoca in questi casi, senza rendersi conto che così dicendo si commette un errore di prospettiva, perché si pensa che i giovani oggi possano essere affidati ad un oratorio che ricalchi semplicemente il modello di ieri. La lezione del passato va rivisitata alla luce dei cambiamenti e dei bisogni imposti dal presente. Parte così la nuova sfida del CSI di Reggio Calabria. Realizzare in Calabria dieci nuovi luoghi educativi. In sintesi costruire dieci Oratori, attraverso la Legge 206 del 2003.”Sono fiducioso che il Governatore Scopelliti, dopo la positiva esperienza del progetto “Vivi L’oratorio” a Reggio Calabria, sappia sviluppare nuove e attente politiche giovanili in Calabria – ha dichiarato il presidente del Csi di Reggio Calabria Paolo Cicciù. – Il nostro progetto pastorale, sostenuto da quasi settanta parrocchie, prevede la realizzazione di azioni educative all’interno degli oratori e la costruzione di dieci nuove strutture su tutto il territorio Calabrese. Non si può pensare di riproporre lo sport educativo negli oratori come un tempo, usando un prete, un cortile e un pallone“.
Partner significativi del progetto sono: la Presidenza Nazionale del CSI, l’istituto del Credito Sportivo, l’ufficio Sport e tempo libero della CEI, il Coni e la Fondazione Giovanni Paolo II per lo Sport . “La sfida educativa è fondata sull’esperienza. L’esperienza non nasce tanto dal praticare una disciplina sportiva, – ha affermato IL Presidente della Fondazione GPII Edio Costantini – quanto dal praticarla insieme ad altre persone, dentro un gruppo, una società sportiva, un oratorio, una parrocchia”. Il luogo educativo deve essere percepito dalla comunità che abita il territorio come un elemento di forza, una presenza capace di accogliere, orientare ed aiutare i giovani a costruire il proprio progetto di vita. Un luogo aperto in cui, persone diverse per età, per stili di vita e maturità di fede, possano, in qualche modo ritrovarsi e vivere un’esperienza di convivialità e di maturazione personale.
Questo post é stato letto 22830 volte!