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L’articolo 27 comma 3 della Costituzione Italiana sancisce che “le pene … devono tendere alla rieducazione del condannato”, per cui le istituzioni, ai vari livelli, hanno il dovere di attuare azioni e strategie atte a superare le difficoltà cui vanno incontro i soggetti sottoposti a misure penali.
Dietro tali “soggetti” si celano storie vere di donne e di uomini spesso poco conosciute. Vite turbate quotidianamente dal pensiero di un passato da dimenticare, da un presente da ricostruire e da un futuro sconosciuto. Sono le storie di chi ha espiato propria pena, ripagando quella comunità che in qualche modo aveva ferito. Sono gli ex detenuti, quelli che la legge definisce soggetti in misura penale pregressa. Sono tra tanti destinatari del PROGRAMMA OPERATIVO REGIONALE, il POR Calabria, finanziato dal FONDO SOCIALE EUROPEO 2007 – 2013.
La Regione Calabria in tal senso ha avviato e promosso percorsi di integrazione e reinserimento nel mondo del lavoro prevedendo la realizzazione di work experience, borse lavoro, da destinare a soggetti in misura penale pregressa o attuale, da avviare al lavoro attraverso l’inserimento in aziende del territorio disponibili ad accoglierli. L’intero programma è supportato dalla continua supervisione ed accompagnamento operato da un soggetto beneficiario individuato tra gli organismi no profit presenti sul territorio calabrese.
Il bando è stato pubblicato nell’aprile 2010 e il programma, a seguito di approvazione delle graduatorie, è stato avviato nella primavera del 2011, circa un anno dopo.
Oggi purtroppo a dicembre 2011, inoltrato, ci troviamo costretti a rilevare che nonostante le giuste direzioni date dai programmi operativi, ma anche i bei propositi, le belle parole di tecnici e politici, il programma per alcuni enti che hanno creduto nell’iniziativa è da considerarsi un vero fallimento. Per quattro realtà del terzo settore calabrese, nonostante la puntuale sottoscrizione di fideiussione, a garanzia del finanziamento da ricevere da parte del beneficiario, la Regione Calabria non ha elargito un solo euro a sostegno del progetto.
Sommersi dalle continue richieste di carte, di formalità e di rispetto delle burocrazie, la quotidianità oggi ci parla di disperazione. La disperazione di chi, dopo anni di detenzione, aveva scelto di darsi un’altra possibilità, di ricostruire legami con quella stessa società di cui aveva trasgredito le norme, con quella comunità che aveva ferito per interessi personali, con quella famiglia che troppo spesso aveva messo in secondo piano, rendendola schiava e sottoposta ai propri comportamenti illeciti.
Persone che, nonostante tutto e in maniera egregia, da ben quattro mesi si recano quotidianamente sul posto di lavoro senza essere retribuiti. Chiedono solo che venga rispettato quel principio che con tanta spavalderia e poco senso della realtà viene propagandato come risultato ottenuto dalla Regione Calabria: rafforzare la cultura delle pari opportunità per prevenire e combattere ogni forma di discriminazione.
Ma la verità è che gli obiettivi del programma sono completamente disattesi, che le pari opportunità sono una lontana chimera e che la discriminazione prende forma quotidianamente ogni qualvolta viene prevaricato un diritto. Il mancato riconoscimento del dovuto compenso per le work experience sta innescando fenomeni recidivanti, quegli stessi che il programma di intervento avrebbe dovuto contenere e ridurre. Ciò che era stato pensato come risposta, come “cura”, sta divenendo “patologia”. Si vendono gratuitamente illusioni, false speranze, aspettative vuote, a quei soggetti deboli della società, quali gli ex detenuti, che per il loro reinserimento avrebbero bisogno viceversa di maturare fiducia nelle istituzioni e certezze almeno per il loro presente. Invece vengono continuamente rinviati: “la settimana prossima sarete pagati… tranquilli è solo questione di giorni”. Sono passati quattro mesi.
Tra pochi giorni sarà Natale, lo è già per le strade e nelle vetrine. Luminarie e decorazioni addobbano le nostre città. Soldi pubblici, denaro di tutti, vengono investiti in tempi da record ed al di là di ogni tecnocrazia, per rendere illusorio ogni angolo della città.
Ma in quella stessa città, un padre, un ex detenuto, dopo essere mancato per troppo tempo dalla propria famiglia ed aver pagato per i reati commessi, vorrebbe per questo Natale fare un piccolo regalo alla figlia, magari semplicemente illudendosi che un gesto del genere possa bastare per recuperare il tempo perduto.
Non è più il tempo delle illusioni ma delle responsabilità, la stessa responsabilità nelle scelte oneste che pretendiamo da chi ha sbagliato e deve ricostruire la propria vita su scelte oneste, la invochiamo, la pretendiamo anche da chi è chiamato a determinare le politiche di questa regione.
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1 thought on “Il Coordinamento Terzo Settore su situazione tirocini formativi per ex detenuti”