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Sembra che una maledizione perseguiti la Calabria, la provincia di Reggio in particolare. Mentre da una parte, a parole, ci si affanna a portare fuori dalle secche di uno sviluppo sociale ed economico sempre più annunciato e mai veramente perseguito e compiuto, dall’altra, senza troppi affanni, si lavora di scure sul poco che esiste. Malgrado tutto.
É il caso dell’annunciata chiusura dell’istituto Penale Sperimentale di Laureana di Borrello. Sembrano lontani quei giorni del maggio 2004 nei quali, primo in Italia, si inaugurava l’Istituto intitolato a Luigi Daga, ex magistrato e direttore dell’Ufficio Studi e Ricerche del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria presso il Ministero di Grazia e Giustizia, scomparso tragicamente nel novembre 1993. Ironia della sorte, a quasi venti anni dalla sua morte, l’Istituto cui è stato dato il suo nome, (perché fautore della custodia attenuata, e sostenitore della tesi della riduzione della risposta detentiva ai soli casi di delitti gravi, e della efficacia di opportune sanzioni alternative alla carcerazione), verrà chiuso.
E nel rispetto di tali idee che si stava costruendo la collaborazione tra il “Daga” e Il Consorzio Terre del Sole, soggetto che opera da alcuni anni nel territorio di riferimento dell’Istituto. Tale rapporto voleva rappresentare un ulteriore strumento, fra quelli offerti dall’Istituto, nel percorso di recupero della dimensione educativo esistenziale. La gestione delle serre attraverso l’assunzione dei giovani detenuti avrebbe significato il completamento di un percorso di recupero e reintegrazione sociale.
Non è difficile immaginare che le ricadute avranno effetti disastrosi non solo sui detenuti, sul personale, sulla direzione, ma anche sulla comunità territoriale che in questi anni ha accompagnato decine di giovani detenuti in percorsi veri di riappropriazione di dignità personale.
E se il Patto Trattamentale era l’impegno cui i detenuti erano chiamati ad aderire in modo volontario, la chiusura del “Luigi Daga” rappresenta una sorta di tradimento del Patto da parte di uno dei contraenti. Tutti gli altri attori, dalla Direttrice Marcello al personale, dai giovani detenuti alla comunità territoriale di riferimento, lo subiscono involontariamente. Come Terre del Sole, esprimendo profondo rammarico per la decisione, ricordiamo che il criterio economico non può essere l’unico che determina scelte che incidono profondamente sulla vita delle persone. Soprattutto in un territorio che si affanna a ricercare una via per autodeterminarsi e abbandonare le vecchie logiche dell’assistenzialismo.
Il Presidente
Carmelo Quattrone
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