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Quale consigliere provinciale, unico rappresentante eletto dell’Area Grecanica, intervengo nel confronto aperto con la proposta di legge regionale dell’Avv. Macrì per regolare ex novo la questione delle minoranze linguistiche calabresi.
Il mio intervento non vuole alimentare la polemica che si potrebbe configurare come un guerra tra poveri, semmai vuole essere un tentativo di ristabilire una condizione di pacato confronto per riportare la discussione ad un clima di buon senso e di ragionevolezza.
Da che cosa è originata la querelle? Forse dal fatto che alla minoranza grecanica, in occasione dell’ultimo bando comunitario “PISL” (Progetti Integrati di Sviluppo Locale), sono state attribuite risorse finanziarie che riconoscono ai greci di Calabria pari dignità della Minoranza linguistica albanese. Nei mesi precedenti alla realizzazione dei suddetti “PISL” non poche sono state le schermaglie e le critiche mosse in sede di Co.Re.Mi.L. (Comitato Regionale Minoranze Linguistiche) nei confronti dei “cugini” grecanici.
Certo è che, come cittadino prima e come consigliere provinciale dopo, non interessato ad alcun tipo di obiettivo personale, avendo origini di Roghudi e Bova e vivendo a Bova Marina (tutti comuni ricadenti nella ristretta Isola Ellenofona – prevista dalla proposta di legge in discussione), non posso rimanere impassibile di fronte al tentativo di smantellare un’esperienza ormai consolidata, fondata non certo su una mera invenzione dell’Assessore provinciale precedente ma su concrete origini, storia e tradizioni comuni.
Ora, la nuova proposta di legge modifica profondamente un provvedimento adottato dalla Provincia di Reggio Calabria che, ai sensi di legge, a suo tempo ha delimitato l’Area Grecanica, comprendendovi 15 comuni, tentando di ridurli solo a cinque, dove la lingua viene ancora parlata. Senza volermi addentrare in un’analisi particolareggiata della normativa nazionale e regionale (legge 482/1999 e legge 15/2003), che non ci porterebbe da nessuna parte, bisogna rilevare un fatto importante: la nuova proposta ignora il contesto e la differenza tra le varie minoranze; mentre gli albanesi e gli occitani sono comunità di immigrati in epoche recenti e ben delimitati geograficamente, le comunità ellenofone affondano le radici nella più vasta realtà della Magna Grecia e pertanto bisogna tener conto del patrimonio storico- culturale di tutta l’area considerata dalla delibera della Provincia di Reggio Calabria; la legge 482/99 infatti da’ si l’indirizzo per il mantenimento e la valorizzazione della lingua minoritaria ma non secondariamente pone l’attenzione sulla valorizzazione ed il recupero del patrimonio etno-antropologico dei greci di calabria (tradizioni, usi, costumi).
In tale controverso contesto non posso non pensare alla sorte di 9 o 10 “sportellisti linguistici” che ormai da circa sei anni operano sul territorio con passione, rappresentando in molti casi non solo un valido supporto per la valorizzazione della lingua ma anche l’unica fonte di collegamento fra il turista ed il patrimonio dei beni culturali ed architettonici dell’Area Grecanica, e che a seguito di una malaugurata rimodulazione dell’Area Grecanica, così come la propone per conto della regione il dirigente dell’avvocatura dell’UNICAL, potrebbero non trovare giustificazione progettuale.
Per quanto riguarda la ripartizione dei fondi, che ha innescato la polemica, si possono individuare anche criteri di ordine etnico-culturale, ambientale e religioso oltre che la sola dimensione territoriale e demografica. Per esempio, le risorse potrebbero essere ripartite sulla validità di progetti produttivi ai fini della valorizzazione del patrimonio storico-culturale delle diverse minoranze che dovrebbero rappresentare un valore aggiunto per lo sviluppo delle comunità locali. Il mio auspicio è che si creino condizioni di collaborazioni e si sviluppino sinergie tra le diverse minoranze calabresi capaci di promuovere la crescita culturale, sociale ed economica della nostra Regione e che si superino polemiche artificiose e inutili che non giovano né alle minoranze, né alla Calabria.
Dalla regione ci saremmo aspettati un provvedimento migliorativo ed attuativo della normativa precedente e non un progetto di legge che sottodimensiona a mo’ di “spending review” la minoranza dei greci di Calabria costruita in un isola circoscritta in via di estinzione per la conseguente riduzione di interessi di iniziative, attività di promozione, di recupero e valorizzazione , unicamente per mancanza di fondi. In questo quadro anche l’impegno per l’istituzione della Fondazione Culturale IRRSEC diventa una parola vuota.
Cons. Prov. Pierpaolo Zavettieri
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