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La serata dedicata alla memoria di magistrati Falcone e Borsellino ed alla legalità – dichiara il Consigliere Provinciale Pierpaolo Zavettieri – tenutasi in Condofuri lo scorso tredici agosto, ha avuto un esito positivo da ogni punto di vista.
La cittadina marchiata, così come molte altre realtà dell’Area Grecanica, con la infamante dicitura di Comune mafioso ha risposto con una presenza di “popolo” che non lascia spazio a dubbi sul fatto che Condofuri abbia una prevalenza assoluta di gente perbene ed onesta.
La manifestazione, opportunamente ed impeccabilmente organizzata dal comitato civico Pro-Condofuri guidato dal Presidente Salvatore Tuscano, ha avuto come ospiti d’onore il Procuratore di Reggio C. Dott. Gratteri e l’Imprenditore, già sindaco di Sinopoli, Dott. Luppino.
Dopo aver ascoltato con molta attenzione la toccante testimonianza dell’imprenditore Luppino, come prevedibile, il “domatore” della serata è stato il magistrato Gratteri. I suoi interventi – conclude Zavettieri – hanno focalizzato, prima attraverso una puntualissima analisi, l’attuale situazione della giustizia italiana, soprattutto nella parte pertinente ai processi di mafia ed alla relativa gestione amministrativa; successivamente lo stesso si è soffermato sulla valutazione della situazione socio-ambientale nella quale il fenomeno mafia insiste ed opera; la sintesi della disamina, così come altre volte esplicitamente dichiarato dal magistrato anti-mafia, si traduce nella necessità di cambiare radicalmente cultura a partire dal modo di comportarsi quotidiano, nel rispetto delle regole.
Avrei, a tal uopo, volentieri esternato il mio pensiero a “caldo” la sera del dibattito, poiché la contingenza dei tempi suggeriva di non farlo, rivolgo adesso le mie considerazioni/domande al dott. Gratteri, nella speranza di conoscere sull’argomento il suo pensiero: partendo dal suo impegno nel portare avanti la lotta alla ‘ndrangheta ed il necessario cambiamento culturale attraverso le campagne scolastiche, come si può essere efficaci nella formazione di un pensiero legalitario, soprattutto nelle nuove generazioni, se la risposta a ciò da parte dello Stato è lasciare sei Istituzioni Scolastiche senza autonomia e senza Dirigenza nelle stesse aree in cui lo stesso Stato opera gli “scioglimenti”?; la legge che attualmente regola gli scioglimenti dei Comuni per infiltrazioni mafiose prevede che, a seguito del coinvolgimento con la malavita di uno o più componenti della squadra amministrativa si possa operare, previe verifiche effettuate dalla commissione di accesso, la risoluzione del mandato elettivo.
Ritengo sbagliata ed antidemocratica una norma assunta circa venti anni fa in una situazione emergenziale divenuta cronica poiché la responsabilità penale dovrebbe sempre essere “personale” e non basta qualche “pecora nera”, che può essere neutralizzata, a privare i cittadini della loro legittima rappresentanza. A sostegno di tale tesi si possono addurre molte esperienze del passato che hanno visto protagonisti, nel novero degli scioglimenti, i Comuni a più alta densità mafiosa che dopo lunghi periodi di cosiddetta “bonifica amministrativa”, sono rimasti, a riprova dell’inefficacia di tale misura, tali e quali; così come per contrasto si potrebbe eccepire, nel caso dell’Area Grecanica, oggi con il più alto tasso di scioglimenti per mafia, che (spero di non sbagliare) non ha la corrispondenza in cosche mafiose dominanti sul territorio provinciale.
Un’altra considerazione che emerge e che negli anni ha rappresentato una grave problematica, relativa all’azione preventiva svolta dalle Prefetture, è la valutazione sulle imprese, interessate agli appalti pubblici; tale pratica si è rivelata sistematicamente inadeguata se si pensa che tutte le imprese coinvolte in procedimenti giudiziari e di mafia, solo qualche mese prima avevano ottenuto il rilascio della certificazione antimafia per l’aggiudicazione dell’appalto dal medesimo organo periferico di Governo con un risultato su tutti: il blocco di cantieri importanti per lo sviluppo del Meridione e la perdita di centinaia di posti di lavoro che in sé già rappresentano un polmone per un’economia asfittica. E’ bastata una dichiarazione dell’Ex Ministro della Funzione Pubblica sull’inutilità e l’inefficacia del certificato antimafia per scatenare una montagna di polemiche da parte dei professionisti dell’antimafia di facciata ed impedire una riflessione seria sull’argomento lasciando le cose così come stanno e non curandosi se in questo modo si spingono migliaia di giovani disperati proprio in braccio alla criminalità.
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