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L’intesa raggiunta al termine delle coraggiose giornate di mobilitazione dei lavoratori della Multiservizi è l’ennesima dimostrazione di come la lotta paghi, ma è necessario che gli operai non si facciano né ingannare né dividere.
Nonostante l’accordo che garantisce la continuità lavorativa per 261 operai debba essere salutato come una buona notizia, è necessario che i 21 lavoratori rimasti fuori non vengano abbandonati al proprio destino. Sarebbe un precedente pericoloso, che in futuro potrebbe servire a giustificare lo spacchettamento dei servizi già in passato ventilato.
Il governatore Scopelliti – vero responsabile dell’attuale disastro, nonostante oggi figuri come improbabile padre dell’accordo – ha prospettato due ipotesi da valutare nei prossimi mesi: la creazione di una nuova società in house o il trasferimento del ramo d’azienda ad un’altra partecipata del Comune mentre, per i 21 rimasti fuori, si prefigura il trasferimento e 5 anni di copertura lavorativa (all’interno di una società privata). Si tratta solo di ipotesi – dunque i lavoratori e i reggini tutti farebbero bene a mantenere alta la guardia – che a nostro parere non costituiscono una vera svolta né per gli operai né per la città.
Infatti, si tratta di una soluzione tampone che lascia immodificata l’urgenza di pensare a quale sarà il destino dei lavoratori di Multiservizi e delle altre società miste tra sei mesi, quando la costituenda società in house e le restanti società partecipate oggi operanti a Reggio dovranno, per legge, essere sciolte.
La recente proroga ottenuta per lo scioglimento delle società controllate dalle pubbliche amministrazioni (tra queste le società in house) offre, per il momento, solo sei mesi di respiro, e non fa che differire il problema.
Ci chiediamo come mai, dato che per il momento si è fortunatamente voluto scongiurare il ricorso ai privati, non si sia scelto di optare per un sistema di gestione completamente pubblico, tra l’altro non interessato dalla Spending Review, come le Aziende Speciali comunali, che avrebbero rappresentato, già da oggi, la soluzione definitiva al problema.
Le società “in house”, infatti, sono delle Società per Azioni a capitale interamente pubblico, ma comunque rispondenti, per i criteri di gestione, al diritto privato, e non a quello pubblico: la differenza non è di poco conto, perché un servizio gestito da una SpA cessa di essere “pubblico”, in quanto la sua erogazione non è più finalizzata al soddisfacimento dei bisogni della collettività, ma alla sua redditività. La prima differenza sostanziale tra Aziende Speciali e Società In House sta nel fatto che le prime sono “pubbliche” a tutti gli effetti, rispondendo al diritto pubblico e obbligate al pareggio di bilancio e non all’utile a fine anno. Le Aziende Speciali, inoltre, sono sottoposte ai controlli del Consiglio comunale e della Corte dei Conti: questi vincoli, affiancati alla regolamentazione di forme di partecipazione attiva alle decisioni sugli atti fondamentali di pianificazione, programmazione e gestione – aperte per esempio ai lavoratori dei servizi interessati, agli abitanti del territorio, alle associazioni ambientaliste e alle associazioni dei consumatori – possono rappresentare un primo passo verso una vera rinascita democratica della città, garantendo un ruolo di protagonismo a tutti gli attori, ai lavoratori e soprattutto ai cittadini che non sarebbero dei meri “clienti”.
È necessario aprire un dibattito vero sul futuro da dare ai servizi comunali nella nostra città e garanzie di lungo termine ai lavoratori, uscendo dal recinto dei provvedimenti tampone, che veda il coinvolgimento della comunità e dei lavoratori stessi. La temporanea soluzione della emergenza lavorativa dei lavoratori Multiservizi non deve fare dimenticare i 21 lavoratori messi alla porta né il permanere della difficoltà per i dipendenti di Leonia, Reges, Recasi. Siamo certi che la lotta dei dipendenti dei giorni scorsi sia servita alla politica reggina come monito a cambiare registro nel modo di affrontare i problemi, sempre più gravi, della nostra città. Temiamo al contempo che la scelta di avviare la costituzione di una società che ha già fissata la data di cessazione entro sei mesi rappresenti l’ennesimo tentativo di lucrare sulla disperazione dei cittadini e dei lavoratori per mettere in piedi uno strumento utile per conferire incarichi dirigenziali spendibili nelle prossima campagne elettorali.
La nostra proposta di gestire il futuro dei servizi attraverso Aziende Speciali comunali vuole rispondere anche a questa esigenza: una Azienda totalmente pubblica, sottoposta a rigorosi controlli, diretta da un dirigente già in forza nel Comune, rappresenterebbe certamente una garanzia di maggiori diritti per i dipendenti e di servizi meno costosi e più trasparenti per i cittadini. Legherebbe, invece, le mani a chi usa la gestione della cosa pubblica per produrre clientele e reti di consenso elettorale a spese della comunità. Crediamo che sia giunta l’ora che si sbarri decisamente la strada a chi vuole continuare con tali pratiche. Rinnoviamo l’appello alla città perché i lavoratori non vengano lasciati soli in questa lotta che è e rimane una battaglia di tutta la città.
Comitato “Ripartiamo dai Servizi Pubblici”
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