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Presa di posizione del Comitato Civico “Pro Condofuri” contro la paventata definitiva soppressione del servizio di pediatria presso l’Ospedale “T. Evoli” di Melito Porto Salvo in ossequio agli indirizzi dettati dalla politica regionale, la quale nell’ottica di risanamento di uno dei settori maggiormente in deficit come quello della sanità, ha imposto un drastico taglio, in molti casi con la chiusura di interi ospedali e l’adeguamento degli stessi a presìdi periferici.
L’ospedale di Melito Porto Salvo – esordisce Salvatore Tuscano, presidente del Comitato “Pro Condofuri” – è notoriamente oggetto, già da qualche anno di incisive misure di ridimensionamento che hanno finora determinato la soppressione di servizi clinici e diagnostici di fondamentale importanza: emblematico è il servizio di Ostetricia o più comunemente “punto nascite”, un fiore all’occhiello per la struttura ospedaliera melitese che per decenni ha ospitato nel proprio reparto maternità mamme in attesa e puerpere provenienti oltre che dal vasto comprensorio, finanche dal capoluogo . Quello fu solo l’inizio del contributo che l’Ospedale di Melito avrebbe dovuto pagare per risanare le malconce casse della sanità calabrese: e come al solito le colpe di pochi, magari di coloro che nel tempo hanno amministrato questo delicato settore, ricadono sui tanti, una moltitudine costituita spesso dalla gente comune, dalla gente che oggi più che mai tra imposte e penalizzazioni di ogni genere è chiamata a sostenere sforzi sempre maggiori ed a pagare sempre il prezzo più alto.
La chiusura del “punto nascite” di Melito Porto Salvo fu preceduta e seguita da forme di protesta di ogni genere e prese di posizione da ogni dove ma i giochi erano già stati fatti e tutti i tentativi di scongiurare il peggio risultarono vani: in una delle citate circostanze, il governatore Scopelliti, invitato ad un pubblico dibattito sull’argomento, proprio a Melito ebbe a dire, su precisa domanda di una donna presente tra il pubblico, che la chiusura del reparto di ostetricia non sarebbe stata seguita in nessun caso ed in modo assoluto dalla soppressione di altri reparti.
Oggi purtroppo – prosegue Tuscano – ci tocca amaramente constatare che le preoccupazioni esternate dalla signora al Presidente Scopelliti erano più che fondate e che quest’ultimo con quella promessa ha inteso solo tranquillizzare le masse abbastanza indisposte, forse per scongiurare eventuali turbative dell’Ordine Pubblico.
I provvedimenti mirati alla riduzione del debito sanitario calabrese che hanno determinato la situazione attuale scaturiscono dal Decreto Regionale nr. 106/2010 con il quale, ragionando per teoria senza tenere in considerazione tutte quelle che possono essere le diverse esigenze dell’utenza, spesso connesse a fattori determinanti come la posizione dei centri abitati sul territorio, la morfologia del territorio stesso, la condizione della rete viaria e quant’altro; con il decreto 106 – continua il presidente del Pro Condofuri – è stata decisa per grandi linee la riorganizzazione della rete ospedaliera calabrese, istituendo i c.d. ospedali “Hub”, uno per provincia, gli ospedali “Spoke”, in numero di due e coincidenti per la provincia reggina con le strutture di Locri e Polistena ed infine gli “Ospedali generali” tra i quali, per fortuna, è stato inserito anche Melito Porto Salvo, con il vincolo però di ospitare almeno e non più di 55 posti letto. Altri nosocomi non inseriti in questa classificazione sono stati adeguati e trasformati in poliambulatori, lungodegenze e strutture simili.
L’obbligo imposto agli Ospedali generali come quello melitese di garantire e non superare il tetto dei 55 posti letto ha determinato necessariamente la soppressione di interi reparti: nel nostro caso, finora – prosegue Salvatore Tuscano – sono stati risparmiati soltanto Medicina, Chirurgia, Ortopedia e Ginecologia (dopo la chiusura di Ostetricia). Tanto premesso, il nostro maggiore rammarico è l’amara constatazione che ancora una volta si è proceduto senza tenere in considerazione ed omettendo di garantire i servizi essenziali alle fasce più deboli come quella pediatrica: infatti dal 1 agosto 2012 è stato chiuso anche il servizio di degenza pediatrica, senza, tra l’altro, dare indicazioni specifiche sull’utilizzo del personale ivi operante. Fino ad oggi fortunatamente, l’utenza non ha avuto modo di avvertire la gravità di tale provvedimento poiché, l’Asp, con un atto proprio ha istituito una sorta di unità di pronto soccorso pediatrico con degenze non superiori alle 24 ore, una sorta di ponte tra il ricovero vero e proprio ed il rientro in dimora, consentendo così l’adozione di tutte le opportune misure di contrasto alle più frequenti patologie pediatriche con decorso abbastanza breve, alle quali però non sarebbe possibile ovviare con il semplice intervento dell’Unità di Pronto soccorso generale.
Purtroppo la spada di Damocle della politica e della direzione aziendale, sempre pendente sulla struttura ospedaliera di Melito, si prepara ancora una volta a scendere implacabile: è infatti di qualche giorno fa la notizia dell’imminente soppressione anche del servizio sinora garantito da quello che fu il reparto Pediatria, anche i due posti di c.d. Osservazione breve, si preparano ad essere spazzati via dal Piano Aziendale presentato dal Direttore Generale, insieme agli analoghi servizi degli ex reparti di Oculistica, Otorinolaringoiatria e Dermatologia.
L’adozione di un simile provvedimento – dice ancora Tuscano – non farebbe altro che determinare una serie di circostanze difficili da ignorare: intanto si metterebbe in reale pericolo di vita il cospicuo numero di soggetti in età pediatrica che sinora hanno confluito presso l’Ospedale di Melito da tutto il vasto comprensorio del quale in primis bisogna considerare l’entroterra: inviterei la D.ssa Squillacioti ed il Presidente Scopelliti, prima di assumere tali determinazioni, a simulare la necessità di rivolgersi d’urgenza, per un proprio congiunto in tenera età, ad una struttura sanitaria, partendo magari da Roccaforte del Greco, da Bova o da Fossato Ionico, in modo tale da comprendere sul campo la realtà vissuta dal comprensorio ed i rischi e le difficoltà alle quali si andrebbe incontro in casi del genere.
In secondo luogo, la soppressione dei servizi sopra elencati ed il conseguente dirottamento verso Reggio Calabria o Locri, determinerebbe come in parte ha già determinato il collasso di quei reparti sottodimensionati rispetto alle attuali esigenze e non è di certo una bella cartolina, per rimanere sull’argomento, vedere dei bambini “parcheggiati” su barelle sparse nei corridoi, senza considerare il paradosso dei costi implicati dal nuovo corso: a nostro avviso – afferma ancora Tuscano – costa sicuramente meno un periodo di osservazione che non superi le 24 ore piuttosto che un ricovero vero e proprio, laddove non fosse effettivamente necessario. Si andrebbe veramente a risparmiare?
Infine – conclude il presidente del Pro Condofuri – l’attuazione di un siffatto Piano aziendale costituirebbe un ulteriore motivo di spopolamento delle aree interne, pertanto, un altro paradosso: da un lato si investe per la valorizzazione del territorio e per lo sviluppo e dall’altro, probabilmente in un contesto politico poco sinergico, si procede speditamente verso la direzione opposta.
Per scongiurare lo scenario sin qui descritto e soprattutto per la salvaguardia dell’incolumità dei nostri figli – chiude Tuscano – chiediamo al Direttore Generale, D.ssa Squillacioti ed agli organi politici competenti, la revisione del Piano Aziendale presentato con il mantenimento, per l’Ospedale di Melito Porto Salvo, dei servizi minimi fin qui garantiti, e soprattutto con l’istituzione formale del Punto di Osservazione breve pediatrica affinchè per sottoporre alle cure adeguate un bambino, affetto da convulsioni o da iperpiressia, i genitori non siano costretti ad affrontare nel terrore e ad elevata velocità, un infinito viaggio della speranza su strade dove mettere a repentaglio la propria e l’altrui incolumità è cosa abbastanza comune.
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