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Nell’ampio salone, da poco inaugurato presso la libreria Culture, si è tenuta la tavola rotonda “Insegnare la legalità, educare alla legalità – Possibilità e strumenti”, organizzata dal CIS della Calabria.
Dopo un breve saluto della presidente dr.ssa Loreley Rosita Borruto sono intervenuti con puntuali relazioni il dr. Carlo Macrì, procuratore presso il Tribunale di Minori di Reggio Calabria, la dr.ssa Angela Marcello, direttrice dell’istituto penitenziario “Daga” di Laureana di Borrello, il sociologo Paolo Arcudi, la prof.ssa Claudia Neri, docente di Italiano e Latino presso il liceo “Vinci” di Reggio Calabria e l’assessore provinciale alla cultura e alla legalità, dr. Eduardo Lamberti Castro nuovo.
Ha coordinato e moderato i lavori Maria Quattrone, già dirigente scolastico del liceo Classico “Campanella”. La prof.ssa Quattrone ha evidenziato ai presenti come l’idea della tavola rotonda sia nata dalla diffusione della criminalità organizzata e dalla corruzione pressoché capillare che caratterizzano la società attuale e il nostro territorio, in particolare, nonché dalle riflessioni sollecitate dalla lettura di alcuni testi del magistrato Gerardo Colombo, tra cui Imparare la libertà ed Educare alla legalità.
Il dr. Carlo Macrì, partendo dalle proprie esperienze professionali, ha sostenuto la necessità che l’educazione alla legalità, con la imprescindibile e fondamentale conoscenza della Costituzione, debba diventare una prassi sistematica nella scuola, a cominciare dalla più tenera età. Occorre –sulla scorta di quanto sostiene Gherardo Colombo nelle tante pubblicazioni nate da percorsi didattici effettuati nelle scuole, superare la visione riduttiva di una legge che impone restrizioni, divieti e punizioni in quanto la norma, la legge sono fonte di diritti e hanno valore , per così dire, liberatorio. Pertanto, occorre focalizzare l’attenzione dei giovani sulla centralità e dignità della persona, depositaria di diritti, ma anche di doveri e di pari dignità.
La dr.ssa Marcello ha illustrato le caratteristiche di una struttura carceraria modello, quale è stato concepito un istituto , come il “ Daga” di Laureana di Borrello, ove si sono realizzati interessanti sperimentazioni sul recupero dei detenuti. Chiuso lo scorso anno, la struttura ha da poco riaperto i suoi battenti e deve il suo carattere sperimentale all’integrazione, in essa effettuata, tra attività di recupero scolastico e attività lavorative. In taluni casi, meritevoli di attenzione si è fatto ricorso anche a interventi di supporto da parte di psicologi nei casi in cui era manifesto disagio psicologico o esistenziale.
Lo scottante tema del rapporto tra legalità e politica è stato affrontato dall’Assessore Lamberti Castronuovo secondo cui la corruzione diffusa, la macro e microcriminalità testimoniano una grave carenza di legalità. E la legalità manca non solo nella vita politica ma anche in tanti settori della vita sociale, a cominciare dal nucleo principale, quale è la famiglia, dove avvengono spesso silenziose prevaricazioni e illeciti.
D’altro canto – sostiene Lamberti – noi ci illudiamo di essere persone libere, mentre dappertutto la nostra vita è limitata e condizionata da una serie di pastoie che vanificano la nostra aspirazione alla democrazia e intralciano la nostra libertà. Sulle pratiche scolastiche degli ultimi quindici anni si è soffermata Claudia Neri, la quale ha tracciato un breve excursus dell’’educazione alla legalità –Da sempre il bravo insegnante è stato un maestro che ha insegnato agli allievi a partecipare, lavorare in gruppo, collaborare, rispettare gli altri etc. e in ciò è consistita per parecchio tempo, lungi da qualsiasi dichiarazione programmatica, l’educazione alla legalità.
Il decreto legge n. 137 del 2008 ha in qualche modo formalizzato gli interventi di Educazione alla Legalità introducendo l’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione, lasciato al momento alla libera e autonoma organizzazione delle singole scuole . E sulla scorta delle direttive comunitarie sono entrate nella scuola le competenze chiave di cittadinanza, quelle competenze base (imparare ad imparare, collaborare , partecipare, progettare, acquisire e interpretare l’informazione etc.) che servono ad ogni cittadino per partecipare in piena autonomia e responsabilità alla vita del mondo attuale.
Ed inoltre, viene in qualche modo formalizzato l’insegnamento della Costituzione, legge primaria che il cittadino partecipe e responsabile non può ignorare. Infine, sulla desertificazione dei valori e i processi di decomposizione attuale delle istituzioni si è soffermato il sociologo Paolo Arcudi secondo cui nella società attuale italiana resiste ancora con forza l’istituzione famiglia unitamente a un diffuso ethos familistico, mentre lo stato rappresenta una struttura debole , fragile in cui si avverte la carenza o meglio l’assenza di spirito comunitario. Ciò rende necessaria la partecipazione di ogni cittadino alla vita della comunità nonché la capacità di reagire ai soprusi e alle ingiustizie. L’educazione alla legalità comincia, quindi, da ognuno di noi.
Dopo un vivace e molto partecipato dibattito la prof. Quattrone, coordinatrice dei lavori, ha tratto le conclusioni dei vari interventi e delle varie posizioni auspicando che attraverso una crescente sinergia tra famiglia, scuola, enti e istituzioni pubbliche, mondo dell’informazione e dei mass-media sia pur lentamente e gradualmente, si possa pervenire a quella che Gherardo Colombo chiama “ società orizzontale”, una società cui nessuno si senta oppresso o sopraffatto ma possa partecipare alla vita della comunità su un piano di pari dignità, depositario di eguali diritti e correlati doveri, una società non di sudditi ma di persone libere , responsabili, collaborative e proiettate tutte alla ricerca del bene comune.
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