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Il terzo incontro celebrativo del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi (nato proprio il 10 ottobre 1813) e di Richard Wagner ( nato il 22 maggio 1813) organizzato dal Centro Internazionale Scrittori ha visto a confronto le Opere Otello di Verdi e Tristano e Isotta di Wagner.
Il maestro Nicola Sgro, che ha ideato il ciclo che prevede un quarto incontro con il raffronto di Falstaff e I Maestri Cantori di Norimberga, ha illustrato le analogie e le differenze di linguaggio tra i due capolavori del teatro lirico. Partendo dall’argomento di entrambe le opere, il maestro Sgro, ha messo in risalto la dirompente novità del linguaggio wagneriano sostenendo che l’opera del Maestro tedesco segna lo spartiacque tra la musica dell’800 e quella che definiamo musica moderna- contemporanea.
Dopo Tristano e Isotta il linguaggio musicale subisce un mutamento radicale che, da Anton Bruchner, Gustav Mahler, Richard Strass, porterà alla teorizzazione di Arnold Schoemberg che insieme ai suoi allievi Alban Berg e Anton Webern aprirà le porte alla musica “atonale “, alla dodecafonia, tecnica fortemente innovativa che caratterizzerà la musica del ‘900 arrivando fino ai nostri giorni. Parlando delle analogie tra le due opere, il maestro Sgro ha sostenuto la univocità dell’argomento che esalta la passione amorosa , sentimento che si trascende la realtà e diventa eterno con la morte dei protagonisti. Il finale tragico di entrambe le opere viene “sublimato” dalla geniale inventiva musicale.
Pur nella abissale differenza dei linguaggi verdiano e wagneriano, la creatività geniale dei due artisti sottolinea l’aspetto “liberatorio” e trascendente della morte intesa come distacco dalla fisicità del reale.
La morte che chiude la vicenda terrena degli amanti suggella così l’eterna unione spirituale di chi ha profondamente amato e crudelmente sofferto per amore. L’incontro, coordinato da Loreley Rosita Borruto, presidente del CIS della Calabria, è stato seguito da un attento e qualificato pubblico ammaliato dalla dotta conversazione del maestro Nicola Sgro, che ha concluso l’intervento sottolineando l’importanza della tradizione musicale universale quale strumento di elevazione morale oltre che culturale e sociale e la sua imprescindibile funzione educativa e formativa delle giovani generazioni .
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