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Nella ricorrenza del Bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi (1813 – 1901) e Richard Wagner (1813 – 1883), Loreley Rosita Borruto, presidente del Centro Internazionale Scrittori della Calabria, promuove un ciclo di incontri dedicati ai due giganti della musica e del teatro lirico.
Nel primo incontro il maestro Nicola Sgro, compositore e direttore d’orchestra reggino, ha messo a confronto le opere Il trovatore e Lohengrin. Nel corso della esposizione, seguita da un pubblico attento che affollava il salone delle conferenze di S. Giorgio al Corso, il relatore ha esordito sottolineando le analogie che, pur nella diversità del linguaggio e della concezione dell’opera lirica, uniscono e fanno convergere le “poetiche “ dei due geni della Musica. Wagner è stato in gioventù un fervente ammiratore della musica di Vincenzo Bellini, anzi, l’opera Norma costituì per lui un modello al quale volle adeguare (pur nella diversità delle due culture: la tedesca e l’italiana) le sue prime opere, da Rienzi fino a Lohengrin passando per Tannauser e Il vascello fantasma.
Il carattere mistico-esoterico della musica wagneriana esige dagli spettatori una concentrazione nell’ascolto che appare problematica ai pubblici di cultura latina, anche per la dilatazione delle “durate” che Wagner dilata fino all’inverosimile mentre Verdi, perseguendo l’ideale estetico della “parola scenica”, sintetizza in modo folgorante. In Wagner il simbolismo invita alla riflessione ed all’estasi, in Verdi il realismo dei personaggi porta alla condivisione dei sentimenti che li agitano.
Dopo aver fatto ascoltare e aver commentato alcuni brani famosi tratte dalle due opere, il maestro Sgro ha concluso facendo osservare come la conoscenza e l’approfondimento delle opere di Verdi – capolavori che mettono in scena personaggi reali con i loro sentimenti umanissimi esaltati da un linguaggio musicale diretto e coinvolgente – faccia apprezzare la “diversità” delle opere di Wagner. Contemporaneamente, l’appassionato wagneriano saprà entusiasmarsi alla musica di Verdi perché apprezzando le vicende leggendario-simboliche dei personaggi wagneriani arricchisce la sua esperienza estetica attraverso valori che vanno dal realismo verdiano fino al verismo di Leoncavallo, Cilèa, Giordano, Puccini.
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