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di Paola Libro
Al quinto giorno del blocco totale della Sicilia, la protesta pacifica degli autotrasportatori aderenti al Movimento “Forza d’urto” e “I Forconi” varca lo Stretto di Messina alla volta della Calabria.
La protesta, organizzata movimento dei Forconi e dell’Aias (Associazioni Imprese Autotrasportatori Sicliani) con a capo i rispettivi presidenti, Mariano Ferro e Giuseppe Richichi, è in auge già dallo scorso lunedì e non sembra volersi placare. Anzi, proseguirà fino al prossimo 27 gennaio e non più a carattere regionale ma nazionale.
Continua ad espandersi a macchia d’olio la protesta degli autotrasportatori siciliani che assieme a quelli calabresi hanno dato vita ad un imponente sit-in presso i principali snodi autostradali e portuali. File di camion ai margini delle supervie al casello di San Gregorio a Catania, Tremestieri per il versante jonico di Messina e Villafranca per quello Tirrenico così come nel resto delle città siciliane; nel capoluogo anche i tassisti si sono ribellati diventando protagonisti di un vero e proprio corteo che, sfilando lungo le vie cittadine, ha assunto caratteristiche così imponenti da riuscire ad attirare l’attenzione del Prefetto Francesco Alecci, resosi disponibile ad un incontro con alcuni delegati dell’associazione tassisti.
Sempre nel corso della giornata di ieri, la protesta ha cominciato a coinvolgere la vicina Calabria: nel giro di poche ore autotrasportatori siculi e calabresi hanno bloccato gli imbarchi di Villa San Giovanni e successivamente hanno dato vita a sit-in nei pressi dell’autostrada lungo la statale 280, uno dei pochi collegamenti tra Catanzaro e Lamezia Terme; il blocco più rilevante lo si è ritracciato all’altezza del Sandinato. Bloccati anche il porto di Palermo, le raffinerie del Greggio di Milazzo, Priolo e Gela.
La protesta, che negli intenti vuole essere pacifica, comincia a mettere in ginocchio l’economica sicula, già precaria di per sé: scarseggiano i beni di prima necessità nei supermercati; molti produttori denunciano il deterioramento dei loro prodotti (latte, verdura, frutta); anche la mancanza della benzina sta creando parecchi disagi alla popolazione: già lo scorso lunedì a Messina molti distributori alle 17 del pomeriggio erano chiusi perché privi dell’oro nero. Se la protesta dovesse continuare, proprio come è stato annunciato dal Confartigianato Trasporto, i disagi aumenteranno notevolemente.
Non bisogna dimenticare che il blocco dei cinque giorni, ribattezzato come “I Nuovi Vespri Siciliani”, nasce con l’esplicito intento di protesta contro la manovra politica del Governo Monti sul rincaro del carburante che impedisce ad alcune categorie di persone, gli autotrasportatori, di portar a termine il proprio lavoro: le accise sul carburante, al Sud Italia, sfiorano una soglia le pari a 1,8 € al litro. “Non si può più lavorare quando l’acquisto di una merce è di 20 centesimi e il suo trasporto è 50, quando il costo del trasporto supera quello del prodotto il sistema si rompe – dichiarano gli esponenti del movimento dei Forconi. Le accise pesano troppo sul trasporto delle merci penalizzando fortemente le nostre produzioni” .
Ma chi sono gli esponenti dei movimenti partecipanti? Si tratta di gente comune non appartenente a partiti politici: autotrasportatori, agricoltori, braccianti, pescivendoli, operai edili, disoccupati, tutti uniti nella lotta contro, non solo il rincaro sul carburante, ma anche gli alti tassi delle banche, la disoccupazione e le politiche di esclusione e di penalizzazione della Sicilia. E per questo si chiedono le dimissioni del Presidente della RegioneRaffaele Lombardo, accusato di aver tradito le promesse fatte in campagna elettorale di defiscalizzazione dei prodotti petroliferi e dell’applicazione dello statuto Autonomo.
C’è chi ha ipotizzato la presenza di infiltrazioni politiche da parte di Forza Nuova o dello stesso partito di Lombardo ma sono state immediate le smentite da parte dello stesso Presidente della Regione e di Martino Morsello, leader dei “Forconi”.
All’opposto c’è chi, come il presidente di Confcommercio Catania Riccardo Galimberti, invita a far attenzione alle possibili infiltrazioni mafiose :“C’è timore che in queste azioni di protesta si possa insinuare chi voglia cavalcare la tigre per vari scopi, non da ultimo la possibilità di contaminazioni da parte di elementi della malavita. Questo nuocerebbe doppiamente all’azione di protesta anche nei confronti di chi in buona fede la esercita. Abbiamo a tal proposito segnalato questa possibilità all’autorità prefettizia”. Ancora nessuna risposta concreta dalle istituzioni.
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Per essere obiettivi, ricordi che Cortina d’Ampezzo si trova proprio al Nord. Chissà come mai già il giorno dopo il blitz della Finanza il fatturato di qualsiasi attività – a detta della finanza e dei tg nazionali – ha subito un incremento pari al 400%. Caro Carolus, si informi meglio e non sia prevenuto nei confronti dei meridionali.
Ma che cavolo stai dicendo? E come pensi che l’italia possa andare avanti se le persone non hanno parità di diritti? Cosa sono le persone del sud.. oggetti da usare? FANNO BENISSIMO A SCIOPERARE E RICORDA CHE L’ITALIA NON è NIENTE SENZA IL SUD! taci ;)
Indipendentemente dalla questione sul rincaro della benzina, non dimentichiamoci che al Nord, dove vi è una minima parte di evasione fiscale, vivono più siciliani e calabresi anzicchè nativi del luogo. Riflettiamo un pò prima di parlare.
Sicilia e dintorni sono le regioni dove l’evasione fiscale è la norma.
Devono quindi pagare qualcosa, per esempio la benzina dove non possono evadere.
Anzi, è giusto che la paghino molto di più che nel resto d’Italia, in modo che qualche soldo arrivi nelle casse dello Stato !
Vogliono scioperare; lasciamoli fare, non ce ne accorgeremo neppure.