I Borghi Solidali presentano il manifesto per lo sviluppo sostenibile

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I “Borghi Solidali”, in vista della presentazione del “Docufilm sulla centrale a carbone di Saline Joniche”, di sabato 22 dicembre a Melito Porto Salvo, intende presentare il proprio manifesto per lo sviluppo sostenibile, attraverso un excursus sulle forme di energia associate ai colori dell’economia, dichiarando lo slogan su cui si fondano i propri obiettivi. Il manifesto, teso a informare sui rischi gravissimi che spesso comporta una spietata industria dell’energia, come è la produzione di energia dal carbone, vuole anche ribadire la propria posizione netta e contraria al progetto di costruzione della centrale a carbone di Saline Joniche e sensibilizzare sulle possibili soluzioni alternative e sostenibili

Rainbow Economy?

L’economia ha tanti colori, bisogna solo scegliere quelli per il nostro futuro.

Tutto il XX secolo non è bastato, si entra nel XXI e il mondo è ancora schiavo della Black Economy (l’economia del petrolio), tant’è che gli USA consumano sempre il petrolio degli altri e tengono i loro giacimenti come riserva per quando nel resto del pianeta il petrolio sarà finito, con l’obiettivo di mantenere la leadership.

Quindi in origine del boom economico, collegata all’età del petrolio, era la Red Economy (l’economia dei consumi sfrenati),caratterizzata da consumi di massa a basso costo, con prodotti che non tengono conto delle risorse del futuro e del loro spreco, con enormi danni all’ambiente.

All’economia dei consumi sfrenati è associato anche il carbone, re dei carburanti grazie alla Cina, che, oltre ad esserne il principale produttore mondiale continua ad alimentarne la domanda e, di conseguenza, a farne aumentare il consumo. Il carbone ha permesso l’esplosione della rivoluzione industriale, in una fase in cui nessuno pensava alle ripercussioni ambientali di un suo utilizzo smodato. In tempi di crisi economica globale, chi per non rinunciare agli abituali stili di vita ma anche il fatto che sempre più persone nel mondo possano permettersi di avere l’elettricità in casa implica un continuo incremento del consumo di carbone, il combustibile che rimane ancora oggi quello più economico in assoluto. Il carbone è più vecchio del petrolio, più inquinante, associato al rischio sismico, e’ pericoloso come il nucleare. E’ merd economy.

Quella di “ieri” era una Green Economy (l’economia che prometteva di rispettare l’ambiente), perchè l’opinione pubblica ha obbligato le imprese ad operare in questa direzione, caratterizzata da prodotti a basso impatto ambientale sia in termini di risorse utilizzate, sia di processi. Ma tale economia si basa sugli incentivi pubblici e sulla tassazione dei prodotti della vecchia economia rossa. Il punto debole consiste negli enormi costi sostenuti per rendere l’economia sostenibile, che di fatto la rende non più grande di una nicchia per i paesi più ricchi.

Oggi è tempo della Blue Economy (l’economia sociale), in cui i consumi devono diventare sostenibili per tutti. L’economia Blu si basa su quattro pilastri fondamentali: Fare Business (non è così banale come sembra); con prodotti realizzati senza sfruttare in modo disumano la manodopera; senza utilizzare sostanze dannose nei processi e nei materiali di produzione; senza inquinare l’ambiente di adesso, ma neanche quello di domani. Il termine  Blue Economy è stato inventato dall’economista belga Gunter Pauli, fondatore di Zero Emission Initiative, network con oltre tremila scienziati impegnati nello sviluppo di modelli economici sostenibili ma competitivi.

Atteso che la Calabria è compromessa con e dalla Grey Economy (quella grigia, torbida, sommersa) della mafia, dei rifiuti tossici, degli incendi, del lavoro irregolare, è ora di inventarsi o ispirarsi a altri modelli diversi da quelli classici.

Infatti, sembrerà strano, ma in Italia, qualche regione romantica ha lanciato la White Economy (l’economia dell’arte e dell’artigianato), per ri-costruire una filiera economica che offra prospettive di sviluppo artigianali e turistiche legate alle Arti, alla cultura e alla tradizione. Lo ha fatto Fabriano, città nelle Marche, riconosciuta a livello mondiale come la “Città della carta” ma lo stanno cercando di fare anche i “Borghi Solidali” dell’Area Grecanica in Provincia di Reggio Calabria, attraverso la valorizzazione del patrimonio culturale delle tradizioni e del folklore.

Esiste pure la Yellow Economy (l’economia della Cina), nel mondo intesa come capacità di crescita economica inarrestabile,  che continua a crescere, tant’è che la Cina è già divenuta la maggiore potenza economica mondiale. Ma esiste anche una declinazione italiana di  Yellow Economy (l’economia riferita all’integrazione tra attività tradizionali e innovazione), coniata in campo aziendale da Pagine Gialle per realizzare l’integrazione tra attività tradizionali e new media, ma è anche quello che sta tentando di fare il Consorzio Ecolandia nella valorizzazione delle risorse ambientali e paesaggistiche attraverso l’innovazione tecnologica.

Il futuro della Calabria è nella scelta di aderire ad una forma propria di Rainbow Economy (l’economia dell’arte e dell’artigianato nell’integrazione tra attività tradizionali e innovazione), capace di valorizzare il proprio territorio e la propria cultura attraverso un turismo responsabile fondato su principi e valori di legalità e sostenibilità, ambientale, economica e sociale.

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Author: Cristina

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