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A Horcynus Festival “Argo-Troia A/R”
Un inedito viaggio drammatizzato, tanto epico quanto moderno, verso la madre di tutte le guerre, la guerra di Troia. Così diversa eppure così simile alle guerre di ieri e di oggi, alle tragedie di Sarajevo, dell’Iraq, alle mille carneficine ignorate in Africa.
Giovedì 24 e venerdì 25 aprile alle ore 21.00 l’Horcynus Festival entra nel vivo della stagione di prosa “RivelAzioni” e presenta, al Teatro Politeama Siracusa di Reggio Calabria, l’evento speciale “Argo-Troia A/R”. Due spettacoli per la prima volta proposti in sequenza. Due drammaturgie contemporanee che dialogano a distanza e allacciano il filo dei ricordi. Due attori tra i più interessanti della nuova generazione: Salvatore Arena ne L’Ultimo inganno/un’altra Iliade e Peppino Mazzotta in Radio Argo (premio dell’Associazione Critici Teatrali 2011 e premio Annibale Ruccello 2012), per due riletture contemporanee del mito greco con approcci diversi, ma con la stessa capacità di reinvenzione e rinnovamento.
L’ultimo inganno / Un’altra Iliade (testo e regia di Salvatore Arena e Massimo Barilla, con Salvatore Arena, co-produzione Mana Chuma Teatro e Fondazione Horcynus Orca), che apre la due giorni giovedì, è il racconto di un incontro, l’unico sguardo incrociato di due personaggi sullo sfondo della Guerra di Troia. Senza cedere alla retorica e alla fascinazione della narrazione epica, lo spettacolo racconta quello che poteva essere e non è stato, la verità detta per l’ultima e unica volta da chi la verità non l’ha mai detta e che per questo non è creduto: le battaglie, la caduta, l’oblio, le macerie, la fuga, Achille, Ettore, Ulisse.
Tutto questo visto di spalle, dai margini, dagli ultimi.
Ultimi sono i due protagonisti in scena, interpretati da Salvatore Arena: una sentinella troiana inchiodata in un turno di guardia infinito, colpevole davanti a se stessa, sola a difesa di niente; e un cantore greco cinico e tragicomico, condannato a far ridere con il tormento nel cuore, con un pensiero fisso – tornare a casa, tornare da lei. Il loro racconto ci obbliga a guardare quello che non vorremmo, il sangue di tutti i morti di mille guerre, tutti quei bambini, tutte quelle donne, uomini e anziani che dormivano tranquilli nei villaggi iracheni, a Falluja, in Africa.
A seguire, venerdì 25 aprile, Radio Argo (testo di Igor Esposito, regia di Peppino Mazzotta), una scrittura originale che rielabora i temi dell’Orestea in chiave contemporanea. Lo spettacolo è incentrato sulle vicende degli Atridi precedenti e successive alla guerra di Troia: il sacrificio di Ifigenia da parte del padre Agamennone per consentire all’esercito di partire per la guerra; l’assassinio di Agamennone e della sua schiava Cassandra da parte della moglie Clitennestra e del suo amante Egisto; la vendetta di Oreste, unico figlio maschio di Agamennone, che si abbatte sulla mamma Clitennestra e su Egisto.
Una voce, sola, quella di Peppino Mazzotta (celebre al grande pubblico per la sua interpretazione dell’ispettore Fazio nella fiction Il commissario Montalbano) catturata da un microfono e lanciata nella notte, di ripetitore in ripetitore, alla ricerca di orecchie che vogliano sentirla. Una voce come il fuoco che rimbalzò da Troia fino ad Argo, su valli, colli e montagne, per annunciare il ritorno vittorioso della flotta Greca. Una voce nel cuore della notte, desolata, impotente. Una voce che si fa carico della memoria, preoccupata che il ricordo si sbiadisca perché la memoria è una gatta che non si affeziona a nessuno e all’improvviso può scomparire e lasciarci orfani.
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