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Quel che era sperabile non avvenisse si è purtroppo verificato con una scelta prettamente ‘politica’ da parte di un Governo che si picca a definirsi tecnico, ma che tecnico non è mai stato. E se c’era qualche dubbio, in proposito, lo ‘scioglimento del Comune di Reggio Calabria’ lo ha letteralmente dissolto. Soprattutto quando, per giustificarsi,la Cancellieriha tentato di mettere una toppa che si è dimostrata più grave del buco che aveva determinato col suo decreto.
A che serve, infatti, privare una città del suo Consiglio Comunale e poi sostenere che “il decreto non era sanzionatorio ma semplicemente preventivo”? Serve solo a dar ragione a quella parte (la sinistra) che, da mesi, insegue l’obiettivo dello scioglimento puntando a scalzare Demetrio Arena, per indebolire il suo predecessore, perché democraticamente non era in grado di sconfiggerli; e contemporaneamente tentare di addolcire la pillola fatta ingoiare ad un centro-destra, che non vuol fare la fine di Socrate con la cicuta, aggiungendo che comunque la valutazione “interessa l’attuale amministrazione e non la passata”.
Come si vede un colpo al cerchio ed uno alla botte. Il classico maldestro tentativo, da ‘politicante’ incallita, che, di sicuro, scontenta tutti. Scontenta i moderati che si sentono depredati di un consenso popolare che può riesprimersi solo tra 18 mesi; scontenta gli scippatori che si trovano in mano una ‘assoluzione’ di Scopelliti che, in effetti, era il vero obiettivo della campagna denigratoria e che volevano, fortissimamente volevano, farlo uscire dalla vicenda letteralmente massacrato incapace di poter resistere ai secondi e terzi tempi della campagna.
Ma soprattutto la signora Cancellieri scontenta la stragrande maggioranza dei cittadini di Reggio che non sanno che farsene delle dichiarazioni che il decreto è stato fatto ‘a favore di Reggio’. I cittadini non meritavano d’essere stuprati e vilipesi da un provvedimento costruito sulla sabbia dato che il Consiglio “non era infiltrato ma semplicemente contiguo alla mafia”. Non si priva un popolo dei propri organismi elettivi, tra l’altro alla vigilia della formazione della città metropolitana, perché qualche consigliere era stato appoggiato da qualche mafioso. E’ la mela marcia che va allontanata dalla cesta senza distruggere tutto il resto.
In una precedente riflessione non avevo negato che ci potessero essere, a Reggio e in qualunque altro posto, delle mele marce. “Nessuno, scrissi, può verosimilmente sostenere che, tra i Consiglieri Comunali (di maggioranza e di opposizione) di una città infestata di mafia e di ‘ndranghitismo, non vi possa essere chi ha ricevuto aiuto e sostegno per la propria elezione, e/o che non si sia macchiato di sostegno ad interessi ‘non puliti’, ma la strada con la quale colpire chi si è macchiato di reati non può essere quella di ‘estendere’ le responsabilità individuali facendo di tutta l’erba un fascio”. Purtroppo è quello che è avvenuto. Il Governo non ha saputo resistere al pressing estenuante che la sinistra ha prodotto, e in mancanza di forza e di coraggio è capitolato, molto ingloriosamente, scrivendo una delle pagine più brutte della storia della nostra città.
Dato che la caccia, al vero obiettivo, non si è ‘conclusa’ sbaglia chi pensa che la sinistra si contenti del risultato e deponga le ‘armi’. Sfondata una porta, pensa di poter continuare a sfruttare la ‘debolezza’ del Governo rilanciando il pressing come fece Hitler con l’Austria. Del resto cosa c’è da aspettarsi da un personale politico senza bussola, che vive sperando nel ‘soccorso rosso’ della Magistratura o nella propria abilità nei giochi di palazzo?
Io non mi aspetto nulla, e credo sia più utile e salutare impegnarsi a favore della Calabria su ogni obiettivo che si considera utile per la nostra terra, oltre che per il Paese, a partire del Ponte sullo Stretto e, senza farsi condizionare, anche della centrale a carbone di Saline. I calabresi sapranno valutare perfettamente la differenza che passa tra chi sventola vessilli inutili e indirizzati solo alla lotta politica col coltello tra i denti, e la realtà di obiettivi che perseguono sviluppo e crescita.
Giovanni ALVARO
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