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di Giovanni Alvaro
L’articolo di un certo Francesco Romeo (giornalista, ingegnere, ambientalista ???), pubblicato con grande risalto dal Quotidiano della Calabria, è quanto di più vergognoso, osceno, spregevole e scandaloso si potesse elaborare sul Ponte Mediterraneo contro il quale vengono riesumate vecchie tesi, a dir poco, apocalittiche. Si spazia dal peso eccessivo, alla saldature che non reggerebbero, al bluff della doppia linea ferroviaria, fino a ‘prevedere’, peggio dei Maya, lo schianto netto del mostro di ferro collocato tra Scilla e Cariddi.
Non siamo né ingegneri, né architetti, come sono normalmente sono gli italiani, per poterci addentrare su terreni a noi sconosciuti e controbattere quanto affermato con grande sicumera dal signor Romeo, e che, con altrettanta leggerezza, è stato amplificato da un giornale locale. A questo dovrà provvedere la Società Stretto di Messina che non può, né deve far passare sotto silenzio la volgarità di un attacco che fa il paio con le storiche dichiarazioni del prof. Calzona che, per questo, è stato querelato, e per questo è stato anche condannato.
A noi spetta solo il compito, rappresentando un’Associazione che ha visto, e continua a vedere, nel Ponte, la chiave per avviare un diverso futuro per le Regioni del Sud, di sottolineare alcune macroscopiche falsità e alcune gratuite diffamazioni dirette non solo verso chi ha gestito ed ha predisposto il progetto, ma anche verso quanti, esperti nazionali e internazionali, hanno certificato la sua fattibilità. Se le cose dette dal signor Romeo fossero vere si tratterrebbe di capire se questi esperti hanno sottoscritto il progetto fidandosi dei redattori a monte, o sono tutto fuorché esperti.
Aggiungiamo che per redigere il progetto si è fatto tesoro del know-how cinese e di quanto ormai è patrimonio della comunità scientifica mondiale, incluso il giapponese Bridge Akashi Kaikyo che oggi è il ponte più lungo del mondo con i suoi circa 2000 metri. Sorge, comunque, spontanea, a questo punto, una domanda: “Perché questo attacco?” Cosa sta dietro alla ripresa dell’agitazione attorno al Ponte contro il quale si è, ultimamente, impegnato il governo dei tecnici con operazioni tese a rescindere il contratto di appalto per la sua costruzione, prima, senza pagare la penale prevista dai contratti legalmente stipulati e, poi ma illusoriamente, per evitare di rispondere direttamente dei danni erariali provocati.
Quello che si è ottenuto, però, con la presunzione del sobrio bocconiano e dei suoi colleghi cattedratici, è di aver minato fortemente l’affidabilità del nostro Paese dato che, impegnati nella costruzione, vi sono diverse imprese estere che, se non si cambia registro, saranno costrette ad aprire un contenzioso internazionale contro l’Italia. Ed allora, se il Ponte rischia di finire su un binario morto, a che pro le volgarità del signor Romeo?
Non deve sfuggire a nessuno che sul finire del 2012 la Commissione Trasporti del Parlamento europeo ha approvato la proposta della Commissione europea per la nuova rete dei trasporti TEN-T dopo che il 19 ottobre del 2011 era stata costretta ad accogliere le argomentazioni di Calabria e Sicilia sul ripristino del corridoio 1 che si voleva interrotto a Napoli con la conseguente deviazione su Bari e Taranto così come volevano Regione Puglia e Ferrovie dello Stato. Forse questa ratifica europea, intervenuta dopo un anno abbondante e durante le manovre dei tecnici contro il Ponte, ha fatto saltare i nervi a chi non vede aldilà del proprio naso e pensa ad una guerra tra poveri.
Il deficit di informazione, messa in luce dalle iniziative dei Comitati e della rete dei professionisti impegnati sul problema, non riguarda solo la gente comune, ma anche, purtroppo, una classe dirigente meridionale che pensa che la propria sopravvivenza passa dalla contrapposizione con le altre regioni. Ragionamento miope perché la mole di merci che abbandoneranno il tragitto, via mare, Suez-Gibilterra e viceversa, è tale che produrrà lavoro in tutte le regioni meridionali e addirittura anche al porto di Genova con il corridoio dei due mari verso Rotterdam.
Calabria e Sicilia non hanno preteso l’esclusiva, ma nessuno può pretendere di emarginarle. L’improvvida uscita del Romeo può forse stimolare reazioni aiutando a fare chiarezza ed a ritrovare l’unità dei meridionali che patiscono, tutti, l’egemonia economica del Nord del Paese, e che non sapranno riscattarsi se continueranno a muoversi divisi. Forse è maturo il tempo per realizzare quanto proposto dall’avv. Francesco Attaguile (ex alto dirigente della Regione Sicilia) per una Società di corridoio al fine di gestire, nell’interesse di tutte le regioni meridionali e dello stesso Paese, l’intera problematica della nuova realtà del traffico merci e della logistica da e per il Nord Europa.
Un plauso intanto agli illustri professionisti che hanno deciso di intraprendere iniziative legali contro i ciarlatani e i provocatori, investendo del problema anche il Presidente della Repubblica come ha deciso di fare l’ing. Giovanni Mòllica, e un grazie al prof. Ing. Enzo Siviero che mentre esprime tutta la sua rabbia sulla facilità con cui si può ‘sputtanare chiunque senza pagare pegno’ ritrova prontamente la capacità organizzativa stimolando ogni possibile reazione sintetizzando efficacemente il suo pensiero con la famosa locuzione di Cicerone: Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?
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