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La scelta del Governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, e dell’Amministratore Unico dell’Anas, Pietro Ciucci, di dar vita ad un Convegno “sul futuro della Calabria e sulle potenzialità turistiche della regione, dopo i miglioramenti infrastrutturali realizzati dall’Anas sull’intera rete stradale e autostradale calabrese”, è una scelta certamente positiva tesa, se non altro, a bloccare il solito refrain che presenta il Sud, e la Calabria in particolare, come territori in grado solo di dilapidare risorse.
Il simbolo di questa dilapidazione è, chiaramente, la Salerno-Reggio Calabria che, nel corso degli anni, è diventata oggetto di ogni discussione antimeridionale, argomento da bar sport o da usare nei cabaret e nelle esibizioni dei comici, non mancando mai nelle accalorate discussioni che si sviluppavano nei compartimenti ferroviari. Su di essa si sono sviluppati veri e propri luoghi comuni (dall’eterna incompiuta a cantiere senza fine), aiutati in ciò dalle periodiche campagne mediatiche nazionali e locali e alimentati dai ‘gridi di dolore’ di dirigenti locali che non sanno ciò che dicono.
Giusto, quindi, tentare di sopperire alla debole iniziativa d’informazione, assunta dalla Regione Calabria e dall’Anas, ma anche giusto è l’evitare di esagerare nell’esaltazione delle potenzialità turistiche ed economiche di un’autostrada che certo serve a ridurre l’isolamento in cui si trova il profondo Sud, ma che non è in condizione di poterlo annullare totalmente. Infatti mentre il mondo va a 100 si rischia di far credere che ci si accontenta di andare a 40, col rischio di far sentire assolti quanti sono stati, e buon’ultimo il governo dei tecnici, patrigni per i nostri territori e per le nostre popolazioni, sollevandoli dalle gravissime responsabilità assunte.
E’ il tempo che oggi segna l’isolamento o meno di un territorio, è il tempo che può far diventare ’appetibile’ una regione e determinarne lo sviluppo, è il tempo che può far diventare una presenza turistica sporadica in vero e proprio turismo di massa. Senza l’alta velocità ferroviaria le riduzioni temporali sono insignificanti per ottenere che il turismo possa diventare un’occasione di reale crescita e di concreto sviluppo economico.
Oggi, dopo Cristo, anche l’alta velocità si è fermata a Eboli e non saranno i lamenti meridionali a provocarne il proseguimento per la Calabria e la Sicilia. L’Alta Velocità può diventare un’esigenza del Paese e dell’Europa solo se viene costruito il Ponte sullo Stretto, facendo diventare concreto il corridoio 1, e rendendo lo stesso un percorso concorrenziale per trasportare le merci che transitano nel Mediterraneo dal o per il Canale di Suez. La cecità dei tecnici che hanno pensato di decretare il ‘de profundis’ al Ponte sperando di non pagare dazio per lo sperpero di denaro pubblico necessario a fronteggiare le penali conseguenti, non è passata inosservata alla Corte dei Conti che non potrà tollerare che si spenda di più per non fare il Ponte di quanto serve all’impegno pubblico per farlo.
Ma la cecità va ben oltre se si pensa che in assenza del corridoio 1 a usufruire dell’occasione trasporto container non sarà Taranto (a cui sarà riservato un modica parte di quanto si riversa nel Mare nostrum in fatto di merci), ma soprattutto i porti spagnoli che, con la Ferrmed, capteranno il grosso dei milioni di container che ogni mese chiederanno d’essere trasportati verso il Nord Europa e viceversa. Come si vede, mentre l’Italia perde tempo con il benaltrismo, e si divide per scelte ideologiche, altri si stanno attrezzando per mettere fuori gioco il nostro Paese.
Festeggiamo l’autostrada allora? Certo che si, ma senza dimenticare che il cammino per rompere l’isolamento del profondo Sud è ancora pieno di ostacoli. La rottura dell’isolamento, comunque, è conseguenza di obiettivi più ambiziosi e non frutto di patetiche richieste senza aggancio agli interessi nazionali. In parole semplici: cogliere l’occasione del trasporto merci per aprire scenari che aiutano la stessa economia nazionale.
Giovanni ALVARO
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