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Quando scrivendo sul Ponte ci si chiede, per polemizzare con Berlusconi che ha ribadito il suo sostegno alla realizzazione dell’infrastruttura dello stretto dichiarando che, in caso di vittoria del centrodestra “il Ponte si farà”, quando ci si chiede cos’altro il Cav propone per il Mezzogiorno, la Calabria e la Sicilia, o si è in malafede o si è totalmente disinformati. Il perché sta nel considerare il ponte un intervento normale come una infrastruttura qualsiasi e non un intervento capace di determinare processi di infrastrutturazione a catena e non solo sul piano dei lavori pubblici.
Comunque tra la malafede e la disinformazione propendiamo per la seconda ipotesi quando ci accorgiamo che a scivolare sul terreno delle amenità si trovano anche illustri candidati del PdL che si dilettano ad elencare una serie di investimenti per “favorire la mobilità dei cittadini sul territorio regionale” e decisi interventi “sulla precaria rete stradale… e per il miglioramento delle ferrovie per… portare l’alta velocità” anche al Sud, facendo proprio un benaltrismo che ha natali diversi. Significa soprattutto che il Ponte viene considerato, anche tra alcuni uomini del centrodestra, come infrastruttura fine a se stessa perché non colgono quanto esso sia indispensabile per l’Europa, l’Italia, il Mezzogiorno e le due, oggi più isolate, regioni meridionali come Calabria e Sicilia.
Tralascio le supponenze della sinistra e le superficialità di un personaggio come Montezemolo che pensa a siciliani e calabresi come a comunità senza speranza e pronte a far propria qualunque ricetta, compresa la sua, fatta (ma guarda che grande intelligenza) di “turismo e agroalimentare” e aggiungendo poi, ma solo per vergogna, “l’alta velocità in Sicilia” e senza saper dire a quali fini. Il Ponte lo vede come “una cravatta senza camicia” e quindi sciorina il suo normalissimo ‘benaltrismo’: prima la camicia e poi il resto. Ma qualcuno può informare l’eterno play boy che senza ponte il suo Italo potrà arrivare al massimo in Calabria perché i suoi vagoni non potranno attraversare lo stretto? Pensa sia possibile imbrogliare i siciliani?
La verità è che anche lui assieme ai suoi amici tecnici, Mario Monti e Corrado Passera, ha uno sguardo unidirezionale puntato soprattutto verso il Nord dove spendono fior di quattrini per TAV, Mose, Brebemi, Corridoio dei due mari e quant’altro è possibile realizzare per far esultare di gioia, com’è avvenuto ultimamente per la nuova stazione ferroviaria di Torino Porta Susa, perché (parole di Monti) “quest’opera è l’immagine di un Paese aperto, dinamico e coraggioso”. E’ l’immagine di un Paese “che sa rinnovarsi e non ha paura del nuovo. Questa stazione – ha cadenzato con la sua voce metallica da robot – è una metafora della vita, è il presente che diventa futuro, l’incontro dell’Italia con il domani” dimenticando che l’Italia non è solo Nord, Italia è anche Sud troppo a lungo emarginato e dimenticato.
Quanta retorica inutile e ipocrita a fronte dell’atteggiamento nei confronti del Ponte sullo Stretto che ha trasmesso al mondo l’immagine di un Paese ‘chiuso, fiacco e pusillanime che ha paura del nuovo’, qual’é la sfida di un’opera indispensabile per non essere, come Italia, tagliati fuori da processi trasportistici che cambiaranno l’Europa e forse lo stesso nostro Paese.
La gran quantità di navi che, ogni anno, transita, con milioni di container, nel Mediterraneo si sposterà dal trasporto navale a quello ferrato, con risparmio dei 5/6 giorni di navigazione indispensabili per circumnavigare la Spagna puntando al Nord dell’Europa e viceversa. La scelta del trasporto ferroviario, però, avviene solo se esso è dotato di alta velocità. Non una concessione al Sud, ma un’esigenza per captare il grosso del traffico a meno che non si intenda favorire altri percorsi come quello che dalla Spagna attraverso la Francia punta alla Germania ed ai paesi nordici il cosiddetto FerrMed.
Perdere altro tempo è da sciagurati non solo per il danno causato al Sud ma anche per il danno causato all’Italia. Attivare il corridoio 1 per il trasporto container significa importanti incassi per la rete ferroviaria, far diminuire la presenza dei tir lungo le nostre autostrade con conseguente diminuzione degli scarichi nocivi, far funzionare tutti i porti meridionali e non solo (da Augusta a Gioia Tauro, a Taranto ed alle decine di porti che oggi vivono una vita grama), e significa infine attivazione dell’alta velocità anche per i treni del signor Montezuma.
In parole semplici il Ponte, oggi, è il grimaldello per aggredire la recessione e provocare elementi certi di crescita anche del turismo. Tra l’altro, forse, i signori tecnici non sanno che esso è cantierabile entro 150 giorni. Su di esso la parola più chiara l’ha detta il tanto bistrattato Cavaliere. Gli altri si tengono alla larga. Bisogna prenderne atto e muoversi di conseguenza. Se è solo Berlusconi che si impegna a realizzare il Ponte Mediterraneo, non c’è scelta per chi vuole un futuro diverso per le nostre terre.
Giovanni ALVARO
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