Gioia Tauro (RC), chiusi 3 reparti chiave dell’Ospedale di Gioia. Crisi senza uscita per il Porto, rivedere le scelte sbagliate

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Non era una cosa facile distruggere il cosiddetto “luogo simbolo del riscatto della Calabria e del Meridione”, ma se non ci sarà a breve un’inversione di tendenza con scelte strategiche di sviluppo diverse che provengano dal governo centrale ci riusciranno. E nel contesto, tra le “strategie portanti” dei governatori della Regione Calabria, tra le altre, citiamo:  il “capolavoro” di Chiaravalloti nei primi anni duemila, che durante la sua reggenza non è riuscito a sbloccare i lavori di realizzazione dell’Interporto in fase avanzata di realizzazione con l’intenzione di trasferirlo a Lamezia.

L’intenso interessamento di Loiero, il quale, in quanto al Porto, ha nominato tre sottosegretari con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti, e poi, riguardo l’ospedale cittadino di Gioia circondato dalla imponente e non trascurabile “polveriera infortunistica” esistente al porto, non solo non ha lavorato per la sua giusta valorizzazione per dare le giuste risposte alle aspettative di un esercito di lavoratori, ma ha operato un grande “ribaltone” spalleggiando e portando avanti le pretese di una sparuta minoranza che si è imposta per la localizzazione dell’ospedale (che doveva essere unico), a Palmi, contro l’indicazione di 22 sindaci (su 26) della Conferenza dei sindaci della Piana che si erano espressi diversamente su un posto centrale per tutto il territorio.

L’attuale governatore, a cui Gioia Tauro ha riversato in modo massiccio sulla sua persona tantissimi voti provenienti dalla quasi totalità dei cittadini-elettori (84%) di Gioia Tauro, visitando l’Ospedale  “Giovanni XXIII”, nel mese di luglio 2010, aveva avuto parole di apprezzamento per le qualità architettoniche della moderna struttura ed aveva promesso pubblicamente che l’avrebbe potenziato. Invece, stando così le cose, dopo la chiusura dei reparti di Cardiologia, Nefrologia, Urologia ecc… con il decreto n. 106 del 20 ott. 2011, di fatto lo si sta chiudendo. E nel mezzo di una polveriera infortunistica vista la presenza del Porto ci vuole anche tanto coraggio.

In compenso questa città con i suoi cittadini e le migliaia di lavoratori a rischio infortunistico, rassegnati che le istituzioni riusciranno nell’impresa di chiudere il Porto più grande del Mediterraneo – ha accolto mostri ed eco-mostri calati dall’alto, per ultimo vorrebbero insediare sul territorio di Gioia Tauro un secondo inceneritore e un rigassificatore. Con spirito di sacrificio e di servizio nei riguardi della Calabria e del Mezzogiorno, mettendo in conto il grosso rischio per la salute della popolazione. Ma non per questo pretendevamo la luna o pretendevamo di essere ripagati chissà con quali favoritismi e benefici. Pretendiamo però un minimo di rispetto e di giustizia.

Questo si! Lo pretendiamo!

Perché lo merita la città di Gioia Tauro, i cittadini e l’esercito di lavoratovi che vi orbitano. Pretendiamo le cose che sarebbero semplicemente ovvie in una città che ha e che si è assunto un carico non indifferente di servizio e di sacrificio nei riguardi del resto della Piana della Provincia e della Calabria.

Invece da molti anni si lavora in controtendenza, con acredine e disprezzo e questo non lo possiamo accettare e se non ci sarà un’inversione netta ed immediata di tendenza a favore di Gioia Tauro su sanità, ambiente e porto, ci mobiliteremo.

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Author: Cristina

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