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Il 16 gennaio 2009 veniva diffuso, ai media locali, un mio pezzo dal titolo “a chi toccherà?”.
Oggi, 2 novembre 2010, dopo il violento nubifragio che ha colpito la Piana di Gioia Tauro, riproponiamo quanto detto quasi due anni fa. Lo riproponiamo perché da quel giorno niente è cambiato, anzi, la situazione è peggiorata. In due anni non c’è stato alcun intervento serio. La viabilità è ancora più incerta e pericolosa, sia nella bella stagione, che naturalmente in quella invernale.
Il 16 Gennaio si scriveva così:
“Per la seconda volta in meno di due mesi Molochio e altri paesi piè montani della Piana di Gioia Tauro sono isolati. Dei violenti temporali si sono abbattuti sulla zona. Le strade sono subito divenute impraticabili a causa di frane che ostruiscono il passaggio.
Molochio è situato ai piedi del Monte Trepitò. Adagiato su una collina fa parte dei paesi “piè montani” della Piana di Gioia Tauro. La strada di comunicazione principale è la provinciale n. 31.
La provinciale è una stretta carreggiata con ampio dislivello. Tre chilometri e mezzo di curve in pessimo stato di conservazione. La provinciale interseca la nazionale 111 nei pressi del torrente Marro. Percorrendo (per circa sei chilometri) quest’ ultima si raggiunge Taurianova. Anche il percorso della statale non è dei migliori.
Ad oggi, partendo da Taurianova per arrivare a Molochio si incontrano più frane. La prima è all’uscita di Taurianova prima del ponte che attraversa il torrente Razzà. Qui parte della carreggiata è crollata. La seconda è visibile appena superato il già menzionato ponte. La frana è molto più estesa. Dalla prima “caduta” ad oggi i veicoli passano tra i cumuli di terra che occupano parte della carreggiata. Il crinale franato minaccia ancora nuove cadute ed è incerta la tenuta della strada. Il percorso continua tra buche colme di acqua e asfalto ricoperto di terra.
La provinciale n 31 è interdetta ai mezzi pesanti.
Oltre alle numerose voragini apertesi, il crollo di una parte della strada ha creato in un punto una strettoia che rende la carreggiata percorribile da un solo veicolo per volta. La situazione è aggravata dalle curve che precedono e seguono il punto del crollo limitando la visibilità. Immaginatela di sera essendo la provinciale(come la nazionale) non provvista di alcuna illuminazione e segnaletica a terra. Se la conosci la percorri perché la ricordi ma in queste condizioni troppi e tanti sono gli imprevisti possibili.
Gli abitanti della zona percorrono questo tragitto più volte al giorno. Lo devono affrontare per qualunque esigenza. Lo fanno gli operai che vanno a lavorare al Porto di Gioia Tauro, i lavoratori che raggiungono le aziende e gli uffici della provincia, gli insegnanti, gli studenti sin dalle scuole secondarie, chi ha bisogno di un ospedale, un treno o di un autobus, chi vuole raggiungere un supermercato o un negozio in genere. È percorsa anche dai mezzi di lavoro agricolo ed edile. Nonché dai camion che servono per il lavoro delle aziende.
Questa via di comunicazione è indispensabile per le esigenze quotidiane della popolazione. La disastrosità dei collegamenti limita lo sviluppo economico e sociale. Rappresenta una minaccia costante all’incolumità dei cittadini. Il progresso,si sa, passa indispensabilmente per le vie di comunicazione.
Oggi, la situazione è questa.
La Provinciale 31 non è stata sistemata ma soltanto rattoppata. I mezzi pesanti non possono ancora transitare. Il motivo è dato dalla precaria situazione della strada nel punto dove era avvenuta la frana nel gennaio 2009. Quindi, non c’è stato un’intervento ma un palliativo che rende più pericolosa la strada.
Sulla Nazionale 111: nessun intervento attuato e nessun cambiamento. A parte la vegetazione che ha ricoperto la frana e il naturale restringimento della carreggiata. Qui, oggi 2 Novembre 2010, le frane dell’anno 2009 si sono naturalmente e ovviamente ripresentate. La strada è stata chiusa al transito.
Sono rimasti isolati, oggi, pure i Paesi di Oppido e Rizziconi e le strade della Piana erano dei fiumi in piena. Varapodio e Taurianova erano zone off limits per chi non fosse dotato di mezzi anfibi.
Altro fiore all’ occhiello negativo è la strada Provinciale e poi Nazionale che collega Molochio, Terranova, Varapodio e Oppido. Questa è un colabrodo. Naturalmente, durante e dopo il nubifragio, è rimasta chiusa al transito causa frana. Anche questa è una via di comunicazione pericolosissima, oggi, come tutti gli altri giorni.
Su queste strade, durante il nubifragio, si è rischiato tanto. Molta gente è rimasta bloccata e molti altri hanno compiuto delle personali e rischiosissime imprese per ritornare a casa. Una sola cosa ha evitato il peggio. L’ unico fattore che alla gente di queste terre non ha fatto mai mancare il proprio amore ed effetto benefico: il sole. Fortunatamente si è fatto vedere salvando le possibili sciagure e permettendo i soliti interventi di fortuna.
Qui, quello che è normalmente precario, dopo le ultime intemperie, è emergenza. Oggi è stata solo una prova generale del possibile disastro. L’ inverno è ancora alla porte. Dovremo rischiare la vita ogni giorno uscendo di casa o ci sarà qualcuno, che facendo il proprio lavoro, penserà ai cittadini di questi paesi?
Gli interventi di emergenza non sarebbero nemmeno tanto costosi ma utili a salvaguardare l’incolumità dei padri, delle madri e dei figli. La progettazione di qualcosa di diverso sarebbe poi indispensabile.
Potremo sperare? O dovremo imitare gli indiani d’ America facendo la danza della pioggia al contrario? Ci si può aspettare un intervento o dobbiamo attrezzarci per “la danza del sole?”.
Marco Caruso
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