Questo post é stato letto 19780 volte!
L’arrivo di una commissione ministeriale di accesso a Palazzo San Giorgio non è certo una bella ed attesa notizia. Se per qualcuno sarà l’occasione per diradare (o confermare) sospetti e feroci polemiche che, specie a partire dal 2010, stanno contrassegnando le cronache politiche reggine, essa, al di là di giudizi prematuri e frettolosi sull’inquinamento della politica comunale, sia nella sua componente elettiva che gestionale, denota, comunque, l’insufficienza, i limiti e la deriva verso cui sembra proiettato il sistema politico, anche su scala locale.
Un sistema che ha visto affossare sempre più le strutture politiche, ovvero i partiti, in grado di costituire, pur con mille difetti – in quanto luoghi di selezione di personale, di formazione collettiva delle scelte e delle decisioni – un argine al malaffare ed agli interessi perseguiti da oscure forze.
Un sistema animato da un esasperato individualismo e fondato sull’uomo solo al comando, sull’eccessivo particolarismo, sullo svilimento, sulla mortificazione delle formazioni politiche sin dalla composizione delle liste elettorali, tanto da ridurle a meri comitati elettorali buoni da rimpinguare o svuotare, secondo le convenienze del momento, di candidati dal cospicuo peso elettorale.
Ed infatti, le liste, espressioni di movimenti e partiti, servono solo nel mese di campagna elettorale, essendo più conveniente (o meglio essendo costretti per gli impegni assunti) rapportarsi solo con chi occupa un posto al sole dentro le istituzioni.
Non si intende certo sminuire il ruolo e la funzione di coloro che sono espressione di un consenso, né relegarli a comparse della scena politico-amministrativa. Tutt’altro. Credo, però, che la gestione della res publica cittadina possa essere più funzionale, più trasparente e meno piegata ad interessi poco nobili, se i ruoli e le funzioni dei singoli, eletti o non, siano ricondotti nell’alveo di un confronto fra e dentro le forze politiche, confronto sino ad oggi mai avvenuto.
Sono anche questi i limiti e le insufficienze di cui soffre la maggioranza comunale, guidata dal Sindaco Demetrio Arena, il quale, oltre a dover governare la nave affidatagli in un mare oggettivamente burrascoso, sia per le gravi difficoltà finanziarie, sia per le spinte e le scosse del grave disagio sociale, si trova con un equipaggio a rischio ammutinamento proprio perché privo dei vincoli collegiali di gruppi e formazioni politiche, abituato alla trattativa privata ed individuale.
Altrettanto assurdo il silenzio “imbarazzato”, sulla vicenda, tenuto dai maggiorenti pidiellini alquanto decisi, durante la formazione delle liste, ad imporre agli altri l’adozione del codice “etico” approvato dal rinnovato consiglio regionale, dimenticando come, in realtà, sono proprio le condotte, i comportamenti e la responsabilizzazione dei soggetti politici a costituire il vero riferimento per una buona pratica amministrativa, rispettosa delle regole.
Questo post é stato letto 19780 volte!